mercoledì 24 febbraio 2016

BREXIT, UN ACCORDO VERGOGNOSO CHE ANTICIPA I DANNI DEL TTIP

BREXIT, UN ACCORDO VERGOGNOSO CHE ANTICIPA I DANNI DEL TTIP
di Giorgio Cremaschi
L'accordo anti Brexit dimostra che l’Unione Europea trova l'unità solo quando si tratta di togliere diritti sociali a qualcuno, solo quando si possono stabilire gerarchie di potere e diseguaglianze. Si sta nell’Unione Europea per colpire i diritti dei popoli e per creare gerarchie di privilegi tra Stati e favorire i gruppi più potenti del capitalismo finanziario. Per tenere unita l'Unione Europea alla Grecia è stato imposto il memorandum che sta portando le condizioni sociali di quel popolo indietro di cento anni.
La Gran Bretagna è infinitamente più potente della Grecia, e quindi per restare nell’Unione ha ottenuto misure di segno opposto, cioè la possibilità per le sue grandi imprese di godere tutti i vantaggi finanziari della Unione - ricordiamo che la FCA FIAT ha stabilito lì la sede fiscale per pagare meno tasse - senza pagare alcun prezzo.
L'accordo per evitare la Brexit prevede misure liberiste a favore delle imprese e del mercato globale di tutti i tipi, in questo senso diventa il cavallo di Troia per la sottoscrizione da parte della UE del famigerato TTIP con gli USA, anticipandone contenuti e principi. Ma soprattutto l'accordo è un’infame intesa per il super sfruttamento del lavoro dei migranti. La malafede di Cameron e del capitalismo britannico, che hanno bisogno dei migranti, ma vogliono pagarli il meno possibile per ricattare così anche i lavoratori nativi, è stata formalizzata nell'accordo. I lavoratori regolari provenienti dai Paesi UE per 7 anni avranno meno diritti e garanzie sociali degli altri. Si torna così al peggio della condizione della immigrazione europea, che l'Italia ha vissuto dalla strage di Marcinelle in Belgio ai gastarbeiter in Germania negli anni 50.
Emerge tutta la truffa della cosiddetta cittadinanza europea. Essa vale solo per i ricchi e per gli Stati più potenti, mentre gli italiani che andranno a lavorare in Gran Bretagna, e son già decine di migliaia, saranno cittadini europei di serie B. Ad essi si aggiungeranno i migranti regolarizzati extracomunitari, che saranno europei di serie C e sotto di essi tutti gli irregolari che sono e saranno fuori classifica, esposti al più turpe commercio delle vite. Intanto ogni Paese europeo costruisce i suoi muri contro i migranti, e i Paesi più ricchi scaricano sui più poveri il compito di costruire lager e fili spinati per fermare i profughi.
Con questo accordo l'Unione Europea rinuncia a qualsiasi finta utopia democratica e si riconosce come un'associazione brutale di interessi economici di poteri forti, con precise aree di influenza e affari. L'euro rinuncia a diventare quella moneta europea di cui cianciano i suoi sostenitori, e si consolida come moneta tedesca allargata. Il solo terreno che unifica i Paesi europei resta quello, come dichiara l'accordo, dello sviluppo della competitività, cioè di quella concorrenza al ribasso sui salari e sui diritti sociali che è alla base delle politiche di austerità di ogni Stato.
Cameron, Hollande, Merkel hanno mostrato che la classe politica dei governi europei che decidono in Europa, al di là di distinzioni di facciata, è fatta tutta della stessa pasta e agisce per rispondere agli stessi interessi e poteri economici e finanziari. Renzi e Tsipras si sono mostrati i soliti ridicoli servi. Rappresentano i Paesi i cui popoli più pagheranno questa intesa e l'hanno approvata. A Renzi è bastata la bacchettata di Monti (e Napolitano), immagino che Tsipras sarà stato come al solito messo a posto da Merkel. Penosi.
Essere contro la UE si dimostra sempre di più una scelta morale e politica per la democrazia, contro quella che sempre più si rivela una costruzione reazionaria e autoritaria, coperta dall'ipocrisia.
Mi auguro che i cittadini britannici votino NO a questa porcheria.

ECCO COME LA TURCHIA SOSTIENE I JIHADISTI

ECCO COME LA TURCHIA SOSTIENE I JIHADISTI
di Thierry Meyssan
Traduzione: Matzu Yagi
La Russia ha fatto circolare presso i membri del Consiglio di Sicurezza dell’ONU un rapporto di intelligence sulle attività della Turchia in favore dei jihadisti che operano in Siria [1]. Questo documento consegna una decina di fatti che - presi uno per uno - violano una o più risoluzioni del Consiglio.
Così facendo, la Russia mette il Consiglio davanti alle sue responsabilità e, per estensione, diverse altre organizzazioni intergovernative. In base al diritto, il Consiglio dovrebbe chiedere le relative prove di queste affermazioni e convocare la Turchia per ottenere spiegazioni. Nel caso in cui fosse stabilita la colpevolezza della Turchia, dovrebbe decidere in merito a delle sanzioni da adottare ai sensi del capitolo VII della Carta, vale a dire ricorrendo all’uso della forza. Da parte loro, l’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico e l’Organizzazione della cooperazione islamica dovrebbero escludere dai loro ranghi questo Stato canaglia, mentre l’Unione Europea dovrebbe far cessare i negoziati di adesione.
Tuttavia, una lettura attenta del rapporto di intelligence russo dimostra che i capi d’accusa potrebbero far aprire ben altri fascicoli e mettere in causa altre potenze. Quindi è più probabile che non si discuterà pubblicamente questa relazione, ma che si negozierà a porte chiuse il futuro della Turchia.
Il caso Mahdi Al-Harati
Nato in Libia nel 1973, Mahdi al-Harati è emigrato in Irlanda e lì si è fatto una famiglia.
Nel maggio 2011, si trova a bordo della Mavi Marmara, la nave ammiraglia della Freedom Flotilla, organizzata dall’ONG turca IHH per consegnare aiuti umanitari a Gaza. Le imbarcazioni sono piratate in alto mare da parte dell’esercito israeliano, provocando uno scandalo internazionale. I passeggeri sono prelevati da Tsahal, sequestrati in Israele e infine rilasciati [2]. L’allora primo ministro, Recep Tayyip Erdoğan, si reca in un ospedale per confortare gli attivisti feriti. Il suo ufficio di gabinetto diffonde una fotografia che mostra uno di loro mentre lo abbraccia come fosse suo padre. Si tratterebbe di un turco-irlandese, El Mehdi El Hamid El Hamdi, in realtà il libico-irlandese Mahdi al-Harati.
Nel luglio 2011, la sua casa a Rathkeale (Irlanda) viene svaligiata. La sua compagna, Eftaima al-Najar, chiama la polizia e dice che i ladri si sono impadroniti di preziosi gioielli egiziani e libici, oltre a 200.000 euro in banconote da 500. Contattato al telefono, Mahdi al-Harati ha confermato alla polizia di aver incontrato le autorità del Qatar, della Francia e degli Stati Uniti e di aver ricevuto questa somma dalla CIA per aiutare a rovesciare Muammar al-Gheddafi [3]. Ritornerà ancora sulle sue prime dichiarazioni, nel momento in cui la Resistenza libica si prenderà cura del caso [4].
Nel periodo luglio-agosto 2011, comanda la Brigata di Tripoli - di cui il fratello, Hosam al-Najjair, è ugualmente membro - un’unità di Al Qaeda inquadrata da legionari francesi, incaricata dalla NATO di prendere l’hotel Rixos [5]. Ufficialmente, l’hotel è il centro della stampa internazionale, ma l’Alleanza è stata informata dal costruttore turco dell’edificio che ricomprende un piano interrato, accessibile dall’esterno, dove si rifugiano vari membri della famiglia Gheddafi e dirigenti della Jamahiriya. Per diversi giorni, combatte assieme ai francesi contro i soldati di Khamis Gheddafi [6].
Nel settembre 2011, la NATO lo nomina come vice di Abdelhakim Belhaj, leader storico di Al Qaeda diventato «governatore militare di Tripoli» [7]. Si dimette l’11 ottobre presumibilmente dopo una lite con Belhaj [8].
Tuttavia, nel novembre 2011, a fianco di Abdelhakim Belhaj, comanda un gruppo composto da 600-1.500 jihadisti di Al Qaeda in Libia - ex membri del Gruppo combattente islamico in Libia (LIFG) - che vengono registrati come rifugiati e trasportati via mare in Turchia sotto la supervisione di Ian Martin, ex segretario generale della Fabian Society e di Amnesty International, diventato rappresentante speciale di Ban Ki-moon.
Arrivati in Turchia, i jihadisti sono trasferiti in autobus, scortati dal MIT (servizi segreti turchi), verso la Siria. Si stabiliscono a Jabal al-Zouia dove creano per conto della Francia l’Esercito siriano libero (ESL). Per quasi due mesi, Abdelhakim Belhaj e Mahdi al-Harati ricevono tutti i giornalisti occidentali che cercano di coprire l’evento passando dalla Turchia presso quel che trasformano in un "villaggio Potemkin" [9]. Il gabinetto del primo ministro Erdoğan li mette in contatto con dei contrabbandieri che li trasportano in moto a Jabal al-Zouia. Là, vedono con i propri occhi migliaia di persone manifestare «contro la dittatura di Bashar al-Assad e per la democrazia». Una vota conquistata, la stampa occidentale deduce che ci sia una rivoluzione, fino a quando un giornalista del quotidiano spagnolo ABC, Daniel Iriarte, constata che i manifestanti non sono in maggioranza siriani, mentre riconosce i loro capi libici Abdelhakim Belhaj e Mahdi al-Harati [10]. Poco importa, lo spettacolo della Brigata dei falchi del Levante (Suqour al-Sham Brigade) ha avuto il suo effetto. Il mito di un ESL composto da «disertori dell’Esercito arabo siriano» è ormai nato e i giornalisti che lo hanno alimentato non riconosceranno mai di essere stati ingannati.
Nel settembre 2012, Mahdi al-Harati raggiunge la Libia per ragioni mediche, non senza aver prima formato con suo cognato un nuovo gruppo di jihadisti, Liwa al-Umma (la Brigata della Umma) [11].
Nel marzo 2014, Mahdi al-Harati scorta un nuovo gruppo di jihadisti libici che arrivano in Turchia via mare. Secondo il rapporto dell’intelligence russa, è preso in consegna dal numero 2 del regime, Hakan Fidan, il capo del MIT (servizi segreti), che è stato appena reintegrato nelle sue funzioni. Si uniscono a Daesh dal punto di frontiera di Barsai. Questa decisione fa seguito a un incontro organizzato a Washington dalla consigliera nazionale di sicurezza Susan Rice, con i capi dei servizi segreti del Golfo e della Turchia al fine di affidare loro la continuazione della guerra contro la Siria, possibilmente senza dover utilizzare Al Qaeda e Daesh [12].
Nell’agosto 2014, Mahdi al-Harati è "eletto" sindaco di Tripoli con l’appoggio del Qatar, del Sudan e della Turchia. Dipende dal governo di Tripoli, dominato dai Fratelli Musulmani e ripudia quello di Tobruk, sostenuto dall’Egitto e dagli Emirati Arabi Uniti.
Il percorso di Mahdi al-Harati attesta i legami tra Al Qaeda in Libia, Esercito siriano libero, Daesh e la Fratellanza Musulmana, riducendo a nulla la teoria di una rivoluzione democratica in Siria. Dimostra anche il sostegno che questa rete ha beneficiato da parte degli Stati Uniti, della Francia e della Turchia.
Il trasferimento di combattenti di Daesh dalla Siria allo Yemen
Il rapporto dell’intelligence rivela che i servizi segreti turchi hanno organizzato il trasferimento di combattenti di Daesh dalla Siria allo Yemen. A seconda dei casi potrebbero essere stati trasportati in aereo o in nave verso Aden.
Questa imputazione era già stata formulata, il 27 ottobre 2015, dal portavoce dell’Esercito arabo siriano, il generale Ali Mayhub. A suo dire, almeno 500 jihadisti di Daesh erano stati aiutati dal MIT turco a recarsi in Yemen. Erano stati caricati su due aerei della Turkish Airlines, uno della Qatar Airways e uno degli Emirates. Arrivati ad Aden, i jihadisti sono stati divisi in tre gruppi. Il primo è andato allo stretto di Bab el-Mandeb, il secondo a Marib, e il terzo è stato inviato in Arabia Saudita.
Queste informazioni, che erano state largamente sviluppate dai media arabi filo-siriani, sono state ignorate dalla stampa occidentale. Dal lato yemenita, il generale Sharaf Luqman, portavoce di soldati fedeli all’ex presidente Saleh, ha confermato l’accusa siriana e ha aggiunto che i jihadisti in Yemen sono stati accolti dai mercenari della Blackwater Academi.
Il trasferimento dei combattenti di Daesh da un teatro operativo all’altro attestano il coordinamento delle operazioni in Siria e in Yemen. Mette in causa Turchia, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Blackwater Academi.
Il "villaggio tartaro"
Il rapporto di intelligence russo evoca anche il caso del "villaggio tartaro", un gruppo etnico tartaro, inizialmente basato ad Antalya, poi trasferito dal MIT più a nord, a Eskişehir. Anche se specifica che include i combattenti di Al Qaeda e che aiuta i combattenti islamisti in Siria, non spiega né il motivo per cui questo gruppo sia stato spostato più lontano dalla Siria, né quali siano le sue specifiche attività.
I tartari costituiscono la seconda minoranza russa e sono molto rari quelli che aderiscono all’ideologia jihadista dei Fratelli Musulmani o dello Hizb-ut-Tahrir.
Tuttavia, nel marzo 2012, islamisti arabi del Tatarstan hanno devastato una mostra sulla Siria «culla della civiltà» al Museo di Kazan. Poco tempo dopo, il 5 agosto 2012, dei jihadisti, sia arabi sia tartari, si incontrano segretamente a Kazan, compresi i rappresentanti di Al Qaeda.
Nel dicembre 2013, gli jihadisti tatari pan-turchisti del movimento Azatlyk (Libertà), lasciano il teatro siriano per raggiungere l’Ucraina e assicurare il servizio d’ordine in piazza, nella EuroMaidan di Kiev, in attesa del colpo di Stato; intanto altri militanti della stessa organizzazione manifestavano a Kazan.
Il 1° agosto 2015, un Congresso Mondiale di Tatari è organizzato ad Ankara con il sostegno e la partecipazione dei governi ucraino e turco. È presieduto da un famoso agente della CIA durante la guerra fredda, Mustafa Abdülcemil Qırımoğlu (Cemilev), e decide di creare una "Brigata musulmana internazionale" per "liberare" la Crimea. Cemilev viene senza indugio ricevuto ufficialmente dal presidente Erdoğan [13]. La Brigata dispone di un’installazione a Kherson (Ucraina). Organizza vari atti di sabotaggio in Crimea, tra cui un gigantesco black-out (che interrompe la corrente dall’Ucraina), dopo di che, non riuscendo a entrare massicciamente in Russia, va a rafforzare le truppe ucraine nel Donbass.
Se il Consiglio di Sicurezza si mettesse a scavare sulla questione del "villaggio tartaro", non mancherebbe di osservare che gli Stati Uniti, la Turchia e l’Ucraina sponsorizzano i jihadisti tatari in Siria, in Crimea e nel Tatarstan, compresi membri di Al Qaeda e di Daesh.
I turcomanni della Brigata Sultan Abdulhamid
Anche se la Turchia non ha mosso un dito per soccorrere i turcomanni iracheni massacrati da Daesh, si è appoggiata sui turcomanni siriani contro la Repubblica Araba Siriana. Sono organizzati dai Lupi grigi, un partito politico paramilitare turco, storicamente legato ai servizi segreti della NATO nella loro lotta contro il comunismo (la rete "Gladio"). Sono loro, per esempio, ad aver organizzato il tentato assassinio di Papa Giovanni Paolo II nel 1981 [14]. I Lupi grigi sono presenti in Europa, soprattutto in seno ai socialdemocratici belgi e ai socialisti olandesi. Hanno installato un coordinamento europeo a Francoforte. In realtà non sono un partito in sé, ma formano l’ala paramilitare del Partito d’azione nazionalista (MHP Milliyetçi Hareket Partisi).
Le Brigate turcomanne organizzano con il MIT il saccheggio delle fabbriche di Aleppo. Esperti turchi vanno a smantellare le macchine utensili che vengono spedite e riassemblate in Turchia. Contemporaneamente, occupano la zona di confine della Turchia, dove il MIT installa e controlla i campi di addestramento dei jihadisti.
Nel novembre 2015, è la star dei turcomanni siriani, il turco Alparslan Çelik - membro dei Lupi grigi e uno dei comandanti della Brigata Sultan Abdoulhamid - a dare l’ordine di abbattere i due piloti del Sukhoi-24 distrutto poc’anzi dai caccia turchi assistiti da un Awacs saudita. Uno di loro sarà effettivamente fucilato.
Risulta che, nel 1995, i Lupi grigi avevano organizzato, con la società immobiliare turco-statunitense Celebiler isaat (che finanzia le campagne elettorali di Hillary Clinton), un vasto reclutamento di 10.000 jihadisti per andare a combattere in Cecenia. Una base di addestramento fu installata nella cittadella universitaria di Top Kopa a Istanbul. Uno dei figli del generale Dzhokhar Dudayev dirigeva il trasferimento dalla Turchia attraverso l’Azerbaigian a fianco del MIT.
Il rapporto di intelligence russo ha rivelato che il MIT ha costituito la Brigata Sultan Abdoulhamid - che comprende le principali milizie turcomanne - e che essa ha addestrato i propri membri presso la base di Bayır-Bucak sotto la direzione di istruttori delle forze d’intervento speciale dello stato maggiore dell’esercito turco e del MIT. Precisa che la Brigata turcomanna collabora con Al Qaeda.
Ogni ricerca un po’ più approfondita avrebbe portato il Consiglio di Sicurezza a riaprire vecchi fascicoli criminali e a constatare collegamenti tra la Brigata Sultan Abdoulhamid, i Lupi grigi, la Turchia, gli Stati Uniti e Al Qaeda.
L’IHH e İmkander
Il rapporto di intelligence russo rivela il ruolo di tre ONG umanitarie turche nella fornitura di armi ai jihadisti, IHH, İmkander e Öncü Nesil. La Dichiarazione finale del Gruppo di sostegno internazionale alla Siria (ISSG), riunito a Monaco di Baviera l’11 e il 12 febbraio, sembra confermare questa accusa, poiché stabilisce che d’ora in poi gli Stati Uniti e la Russia vigileranno affinché i convogli umanitari in Siria trasportino solo materiali umanitari. Fino ad allora, il governo di Damasco e la stampa accusavano costantemente le ONG di sostenere i jihadisti, ma non venivano ascoltati. A settembre 2012, una nave da carico noleggiata dal IHH trasportava armi alla Siria, a nome dei Fratelli Musulmani [15].
La IHH è un’associazione fondata e animata dal Partito della Prosperità turco (Refah) di Necmettin Erbakan, ma senza collegamento statutario o organico con esso. Fu dapprima registrata in Germania a Friburgo nel 1992 con il nome di Internationale Humanitäre Hilfe (HHI), poi in Turchia, a Istanbul, nel 1995, sotto il nome di İnsani Yardım Vakfı. Poiché il suo nuovo acronimo era İYV e non IHH, ha fatto precedere il suo nome da İnsan Hak ve Hürriyetleri, vale a dire, in turco, "Diritti umani e libertà". Sotto l’apparenza di aiuti umanitari ai musulmani della Bosnia e dell’Afghanistan, li ha riforniti di armi, cosa che s’inscriveva nella strategia della NATO. Successivamente, ha sostenuto militarmente l’Emirato islamico di Ichkeria (Cecenia) [16]. Nel 2006, ha organizzato presso la moschea Fatih di Istanbul dei grandi funerali, senza il corpo ma con decine di migliaia di attivisti, alin onore del jihadista ceceno Shamil Basayev, che era stato appena ucciso dalle forze russe dopo il massacro di cui era stato il mandante nella scuola di Beslan [17].
L’IHH ha acquisito una fama mondiale organizzando con l’AKP (successore del Refah) la Freedom Flotilla, che doveva portare aiuti umanitari a Gaza rompendo il blocco israeliano, ancora una volta con l’approvazione della Casa Bianca che cercava di umiliare il primo ministro Benjamin Netanyahu. Tra i passeggeri della flottiglia si trovava il sunnominato Mahdi al-Harati. Il rapporto della Commissione delle Nazioni Unite presieduta da Geoffrey Palmer conferma che, contrariamente a quanto dichiarato, la flottiglia non trasportava alcun carico umanitario. Il che porta a concludere che l’IHH sapeva che non sarebbe mai arrivata a Gaza e solleva la questione degli obiettivi reali di questa spedizione.
Il 2 gennaio 2014, la polizia turca - che arriva a interpellare i figli di tre ministri e il direttore di una grande banca per riciclaggio di denaro - intercetta un camion di armi dell’IHH destinato ai jihadisti siriani [18]. Successivamente, perquisisce la sede dell’IHH. Convoca nei suoi uffici Halis B., sospettato di essere il leader di Al Qaeda in Turchia, e Ibrahim Ş., comandante in seconda dell’organizzazione per il Vicino Oriente [19]. Il governo riesce a licenziare i poliziotti e fa liberare i sospetti.
İmkander (in turco Fratellanza, con riferimento ai Fratelli Musulmani) è un’altra associazione "umanitaria", fondata nel 2009 a Istanbul. Si è specializzata nell’assistenza ai ceceni e nella difesa dei jihadisti del Caucaso. Così ha organizzato una campagna mediatica in Turchia, quando il rappresentante di Doku Umarov (l’auto-proclamato "emiro del Caucaso"), Berg-Khazh Musaev (detto Emir Khamzat) viene assassinato a Istanbul. All’epoca, il FSB si considerava in guerra contro gli Stati che sostenevano militarmente i jihadisti e non esitava a liquidarli in questi Paesi (come Zelimkhan Yandarbiyev in Qatar, e Umar Israilov in Austria). İmkander organizzò un grande funerale alla moschea Fatih di Istanbul.
Il 12 e il 13 maggio 2012, con l’appoggio del Comune di Istanbul, İmkander organizzò un congresso internazionale - nella tradizione dei congressi della CIA durante la guerra fredda - per sostenere gli indipendentisti del Caucaso. Al termine della manifestazione, fu creato in modo permanente il Congresso dei Popoli del Caucaso che riconosceva l’unica autorità dell’Emirato del Caucaso di Doku Umarov. I delegati accusarono l’impero russo, l’Unione Sovietica e la Federazione Russa di aver praticato il genocidio dei caucasici. In un video, l’emiro Doku Umarov faceva appello a tutti i popoli del Caucaso affinché si unissero al jihad. La Russia ha reagito vivacemente [20].
Nel 2013, la Russia ha chiesto al Comitato delle sanzioni 1267/1989 del Consiglio di Sicurezza di collocare İmkander sulla lista delle organizzazioni legate ad Al Qaeda. Il Regno Unito, la Francia e il Lussemburgo si sono opposti [20]. In effetti, se İmkander rivendica di sostenere politicamente Al Qaeda nel Caucaso, la Russia non ha portato prove che fossero ritenute sufficienti da parte dell’Occidente in merito alla partecipazione alle operazioni militari.
Queste due ONG sono direttamente coinvolte nel traffico di armi nel caso dell’IHH e nel sostegno politico nel caso di İmkander. Dispongono del sostegno dell’AKP, il partito che il presidente Erdoğan ha creato per sostituire il Refah bandito dalla Corte Costituzionale.
Che fare del rapporto di intelligence russo?
È poco probabile che il Consiglio di Sicurezza esamini il rapporto di intelligence russo. La questione del ruolo dei servizi segreti è di solito trattata in segreto. In ogni caso, gli Stati Uniti dovranno chiarire che cosa intendano fare del loro alleato turco che è stato preso in castagna nel violare le risoluzioni del Consiglio.
Questi dati d’intelligence si aggiungono a quelli già disponibili sui legami personali del presidente Erdoğan con Yasin al-Qadi, il banchiere di Al Qaeda [21], e sul ruolo del figlio Bilal nel commercio del petrolio rubato da Daesh [22].
Indubbiamente, le spacconate turche che annunciano una possibile invasione militare in Siria sono solo un diversivo. In ogni caso, se scoppiasse una guerra tra la Turchia e la Russia, questo rapporto di intelligence sarebbe sufficiente a privare Ankara del sostegno dell’Alleanza Atlantica (articolo 5 della Carta della NATO).

Intercity a Monte San Biagio? No, grazie

Intercity a Monte San Biagio? No, grazie

by supermarco
La campagna elettorale per le amministrative a Terracina si sta facendo interessante. Al di là delle alleanze, argomento principe della politica locale, stanno emergendo anche alcune proposte concrete, e noi del Terracina Social Forum è sulle proposte che vorremmo ragionare (non a caso ne abbiamo elaborate 5.000).
Sulla stampa locale, ultimamente, si è parlato di cambiare nome alla stazione ferroviaria di Monte San Biagio, aggiungendo la dicitura Terracina, per farvi fermare i treni intercity.
La posizione del Terracina Social Forum al riguardo è la seguente.
Terracina è una città di circa 45.000 abitanti, la terza città più popolosa della provincia. È pertanto giusto e doveroso che abbia una stazione ferroviaria funzionante. La tratta ferroviaria Terracina-Priverno quindi va ripristinata. Non solo: nel territorio comunale è presente anche una seconda stazione ferroviaria, quella della Fiora. Rinunciare al ripristino della tratta Terracina-Priverno significa far dismettere anche quella stazione, rendendo disagevoli gli spostamenti di chi vive in quella frazione.
Cambiare il nome della stazione ferroviaria di Monte San Biagio ci ricorda invece la proposta del “geniale” ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti, il quale voleva introdurre la banconota da un euro per contrastare l’inflazione, come se con una banconota al posto di una moneta imprenditori e commercianti non avrebbero aumentato ugualmente i prezzi alla prima occasione utile, che fosse stata l’introduzione di una nuova valuta o l’incremento delle quotazioni del petrolio, ovviamente a danno di chi non si può aumentare i salari per conservare il proprio potere d’acquisto. Tra l’altro, proprio Tremonti è stato il primo ad applicare il cambio 1.000 lire = 1 euro, dato che fino al 31 dicembre 2001 la giocata minima al Lotto era di 1.000 lire, e dal 1° gennaio 2002 è diventata di 1 euro.
Lasciando pertanto le “ideone” a chi è “geniale”, cerchiamo di capire quali sono le tipologie di viaggiatori da e per Terracina e quali sono le politiche di Trenitalia.
Cominciamo da quest’ultima. Trenitalia, per i treni a lunga percorrenza, sta investendo sempre di più sulle Frecce, anche spinta dalla concorrenza di NTV (l’azienda dei treni Italo), per cui sta sopprimendo lentamente, nel corso del tempo, gli intercity, diventati ormai una rarità, per fare un esempio, nella tratta Roma-Bologna (con tariffe tra l’altro assolutamente non concorrenziali, a parità di tempo, con quelle previste per le Frecce). Nella tratta Roma-Napoli ne circolano ancora un discreto numero, ma è solo questione di tempo e diminuiranno pure su quel percorso. Chiedere a Trenitalia la fermata degli intercity nella futura stazione ferroviaria di Monte S. Biagio-Terracina equivale pertanto non fare un buon investimento sul medio-lungo termine.
Non solo: siamo sicuri che Trenitalia accetterebbe?
Procuratevi una cartina dell’Emilia Romagna. La città ubicata più o meno a metà strada tra Bologna e Milano è Parma (176.000 abitanti), la quale avrebbe dovuto essere la scelta più logica per farvi fermare le Frecce. Invece è stata scelta Reggio Emilia, che non è assolutamente a metà strada ed ha meno abitanti rispetto a Parma (171.000).
Adesso, lungi da noi l’idea di voler fare ragionamenti da “grillini”, useremo un approccio andreottiano («A pensar male si fa peccato ma spesso ci si indovina») e ci chiediamo: quanto ha pesato sulla scelta di Trenitalia il fatto che Graziano Del Rio, attuale ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, è di Reggio Emilia?
Tornando alle nostre parti, a Monte S. Biagio o a Terracina c’è un politico così influente da far fermare gli intercity a Monte S. Biagio?
Passando all’analisi di chi fruisce dei trasporti, i viaggiatori da e per Terracina si dividono in due grandi categorie: i pendolari ed i turisti.
La principale esigenza dei pendolari è quella di arrivare a Roma nel più breve tempo possibile, viaggiando in maniera confortevole.
Il ripristino della tratta ferroviaria Terracina-Priverno è quindi imprescindibile.
Ma c’è anche chi viaggia sugli autobus Cotral, i quali, prima di arrivare a Roma, trovano due “colli di bottiglia” all’altezza di Pomezia-Pratica di Mare e nei pressi del Grande Raccordo Anulare, dove il traffico e gli incolonnamenti sono all’ordine del giorno.
Perché non chiedere al Cotral di istituire apposite corse che non transitino per il centro abitato di Latina, limitandosi a passare per le complanari della SS. Pontina, e poi arrivino ad Aprilia entrandovi dallo svincolo della SS. Nettunense, consentendo così ai pendolari di scendere proprio di fronte alla locale stazione ferroviaria, collegata molto bene con la Capitale ma anche con Anzio e Nettuno (per eventuali lavoratori impiegati in quelle città)? Oppure, gli stessi autobus potrebbero poi recarsi agli aeroporti di Fiumicino o di Ciampino (corse del genere sono state già istituite su richiesta del Comune di Latina, con transito ad Aprilia).
Inoltre, Terracina potrebbe trasformarsi in una sorta di hub intercomunale dei trasporti, diventando un punto di riferimento per tutti i comuni vicini, in base al principio di leale collaborazione tra amministrazioni pubbliche, e non in base al principio di sussidiarietà come erroneamente indicato da un importante candidato sindaco. Un po’ come sta facendo il Comune di Aprilia (dove, non a caso, amministra il civismo e non i partiti), non solo riguardo ai trasporti, ma anche per la gestione dei rifiuti. Tale Comune, infatti, ha istituito l’ambito ottimale dei trasporti intercomunale (nonché la gestione intercomunale del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti).
Ma per diventare tale hub, il Polo dei Trasporti va completamente trasformato, nel senso che non deve più rimanere quella cattedrale nel deserto, quel “non luogo” che è attualmente.
Il Polo dei Trasporti, infatti, sconta un difetto di impostazione fin dalla nascita: è stato istituito solo ed esclusivamente per tenere fede ad una promessa, espressa dall’ex sindaco nella campagna elettorale del 2011 ad alcune (ALCUNE) famiglie che abitano in via Badino: non far più transitare i bus Cotral per la stessa via Badino (promessa tra l’altro non mantenuta per la ferma e decisa protesta degli studenti, sostenuti dai presidi delle scuole superiori terracinesi).
Con questi presupposti, il Polo dei Trasporti è nato monco, senza alcuna prospettiva, senza alcuna progettualità.
Di conseguenza, va potenziato.
Come?
Il Terracina Social Forum lo ha già scritto innumerevoli volte: servono bagni pubblici, una fontanella, panchine, pensiline, un punto d’informazioni turistiche, maggiori informazioni ed in più lingue, maggiore illuminazione, decoro dei marciapiedi (eliminando le barriere architettoniche), l’attivazione dei servizi di car sharing, bike sharing e scooter sharing, ecc., ecc.
In questo modo verrebbe agevolata anche la seconda tipologia di viaggiatori: i turisti, i quali potrebbero scendere dal treno e recarsi in spiaggia noleggiando bici, scooter o auto.
Non solo: l’intero quartiere potrebbe essere trasformato in un polo culturale realizzando, ad esempio, una sala convegni in uno degli edifici della stazione stessa.
In questa campagna elettorale non è poi riemerso un ritornello che ha angustiato per decenni i terracinesi: la metropolitana leggera Roma-Terracina. Nella nostra città siamo cresciuti a pane e metropolitana leggera, pane e talassoterapia, pane e porto interno-porto esterno.
Fortunatamente quest’anno ancora nessun candidato ha “riaperto quei files” e noi, oltre a ringraziare non sappiamo chi, rilanciamo.
Una delle più recenti novità del sistema dei trasporti nel nostro Paese è stata l’attivazione di servizi di autobus gran turismo low cost che collegano le principali città della Penisola. Tra le società che gestiscono il servizio ci sono Megabus e Buscenter, con prezzi veramente alla portata di ogni tasca. Perché non contattare quelle società chiedendo di far transitare i loro bus anche a Terracina, agevolando così pendolari e turisti?
Inoltre, in Campania sono state realizzate le autostrade del mare: una rete di aliscafi che collega tutti i principali porti della regione, isole comprese. Quella sì che è una vera metropolitana leggera! Perché non attivare lo stesso servizio anche nel Lazio?
Per chiudere, il Terracina Social Forum è contrarissimo al transito delle navi da crociera nel nostro porto. Qualche tempo fa avevamo inserito tra le nostre proposte per la città anche le navi da crociera, ma dopo la vicenda della Costa Concordia abbiamo cambiato totalmente idea.
Il turismo crocieristico non è sostenibile dal punto di vista ambientale, ma non è neanche una forma di turismo che, a nostro parere, andrebbe promosso: che gusto c’è a trascorrere una vacanza in un mega centro commerciale galleggiante?
Turista fai da te?
No, turista rafFAZZONato.
Terracina, dal punto di vista turistico, deve valorizzare le ricchezze che possiede: mare, paesaggio, beni archeologico-monumentali. E deve promuovere il turismo enogastronomico, l’agriturismo, l’agricoltura di qualità, al posto dell’agricoltura industriale attualmente imperante, dannosa per l’ambiente e per il turismo, però determinante alle elezioni.
Ma tutto ciò sarà sviscerato in prossimi comunicati stampa.

NASCE IL PRIMO CIRCOLO LEGAMBIENTE DI TERRACINA, SI CHIAMA "PISCO MONTANO"

NASCE IL PRIMO CIRCOLO LEGAMBIENTE DI TERRACINA, SI CHIAMA "PISCO MONTANO"
Nasce anche a Terracina un Circolo di Legambiente che apre una nuova fase nello scenario ambientalista della città. Il Circolo aderisce a Legambiente Lazio, nata nel 1987, l’associazione ambientalista più diffusa nel territorio della Regione Lazio con 10.000 sostenitori, più di 50 Gruppi locali e 100 Classi per l’Ambiente.
Il Circolo è frutto delle prime ma intense attività del Comitato Cittadino Pisco Montano, Sorgenti Termali e Riviera di Levante, attivo solo da settembre 2015, che aveva felicemente già portato in città il famoso cigno verde partecipando a due campagne nazionali di Legambiente (Puliamo il Mondo 2015 per la Scogliera di Levante del 27 settembre e Festa dell’Albero 2015 per i Giardini di Levante del 22 novembre), con il supporto dei Circoli già esistenti in zona e grande partecipazione della cittadinanza e attenzione dei media.
Il nuovo Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano” conferma la centralità della integrazione del territorio di Terracina nel Parco Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi con i suoi due preziosi Monumenti Naturali di Monte Sant’Angelo e Tempio di Giove Anxur e di Campo Soriano, ed aderisce convintamente al Forum Agenda 21 locale di Terracina, di cui esprime già il coordinatore del Tavolo “Ambiente e Biodiversità”.
Si vuole porre prioritariamente al centro del dibattito cittadino sia il tema della qualità delle acque – (anche per questa ragione Goletta Verde si fermerà a Terracina nel 2016) – che il mantenimento e l’allargamento delle aree marine protette e la tutela della fascia costiera e del mare, che la questione della tutela della bellezza dei siti archeologico-naturalistici e la tutela dell’importante percorso della Via Appia Traianea al centro di iniziative importanti del MIBACT e dell’UNESCO, sia la questione del turismo sostenibile. Altrettanto centrali sono la questione della mobilità sostenibile con l’ampliamento della pista ciclabile (raccordando la fascia costiera con l’entroterra) e l’integrazione tra i diversi mezzi di trasporto (treno+bici+navetta elettrica) e la cocente questione della disoccupazione e del disagio giovanile, relativamente alla quale verranno programmate specifiche iniziative in coordinamento con le scuole, volte alla partecipazione ai campi di lavoro e alla creazione di nuove Classi per l’Ambiente e di nuove competenze e nuovi lavori “verdi” (i cosiddetti green jobs).
Il primo Consiglio Direttivo del Circolo Legambiente Terracina “Pisco Montano” è composto da Anna Giannetti presidente; Gabriele Subiaco vicepresidente; Antonio D’Ettorre, Marco Cervelloni, Danilo Mastracco, Carla Promutico, Laura De Risi, Marco Finucci, Piergiorgio Trillò consiglieri.

RIMEDI NATURALI PER LA CARENZA DI FERRO: ALIMENTI CONSIGLIATI

RIMEDI NATURALI PER LA CARENZA DI FERRO: ALIMENTI CONSIGLIATI
di Alessia
Il ferro è uno dei minerali essenziali per il nostro organismo, in quanto parte integrante dell’emoglobina, la molecola che trasporta l’ossigeno nel sangue. La carenza di ferro comporta anemia sideropenica, una forma diffusa per lo più fra le donne, che a causa del ciclo mestruale vanno incontro a grandi perdite di ferro.
Tra i sintomi tipici dell’anemia troviamo debolezza, senso di affaticamento, difficoltà di concentrazione, sbalzi d’umore, depressione, caduta dei capelli, fragilità delle unghie,pressione bassainsonnia, formicolii degli arti e capogiri al mattino.
Esistono molte forme di anemia, alcune sono causate da patologie gravi a carico dei reni o del midollo osseo, altre sono collegate ad uno scarso assorbimento di vitamina B12 e acido folico, essenziali per la formazione dei globuli rossi.
Normalmente perdiamo tra gli 0,8 e 1,5 mg al giorno di ferro, ma i valori sono altamente soggettivi. L’eliminazione avviene attraverso feci, bile, emorragie intestinali, urina e desquamazione della pelle.
Il nostro organismo assorbe solo una minima percentuale di ferro, per cui dovremmo assumerne una quantità almeno 10 volte superiore al nostro fabbisogno (8-15 mg al giorno).
Rimedi naturali per la carenza di ferro: quali alimenti sono più adatti?
Con una corretta alimentazione possiamo bilanciare la quantità di ferro disponibile, basta conoscere gli alimenti che ne sono maggiormente ricchi e che possono essere validissimi rimedi naturali per la carenza di ferro:
uova
carne di manzo, di pollo e cavallo
fegato di bovino e frattaglie
spigole, seppie, cozze, vongole e ostriche
frutta secca (noci, mandorle, datteri, prugne)
muesli
legumi, spinaci, barbabietole, broccoli e cavoli
cioccolato fondente
succo d’arancia e di limone (in quanto ricchi di vitamina C).
Il tè e il caffè, soprattutto se consumati in prossimità dei pasti, riducono l’assorbimento del ferro in percentuali pari al 64 e al 39% a causa della presenza di tannini. I tannini li ritroviamo anche nel vino e nel cioccolato, per cui facciamo attenzione.
Alla larga anche dai latticini che a causa del calcio riducono l’assorbimento del ferro. Per gli amanti della barbabietola rossa, assumere per un mese 2 bicchieri al giorno di succo aiuta a rigenerare il sangue,
Il famoso detto “una mela al giorno toglie il medico di torno” ci viene in aiuto anche in questo caso. Pensate che c’è un rimedio naturale che arriva addirittura dal Medio Evo: la mela chiodata. Nell’antichità si usava inserire dei chiodi nella polpa per almeno 24 ore, poi i chiodi venivano tolti e conficcati in un’altra mela e il frutto era pronto per essere consumato.
L‘ortica stimola invece la produzione dei globuli rossi grazie all’elevato contenuto di ferro e vitamina C, così come i frutti di acerola. Possiamo usare le foglie di ortica per fare decotti, zuppe o minestre, mentre i frutti di acerola, consumati sotto forma di estratto fitoterapico, amplificano i loro benefici se associati all’ortica.
Anche il tarassaco può essere consumato come estratto fitoterapico o sotto forma di tisana. I semi di aneto invece possono essere tritati e usati come condimento o semplicemente masticati.
Rimedi naturali per la carenza di ferro: quali sono i fattori che la causano?
Esistono alcuni fattori che possono predisporre ad una carenza di ferro:
una dieta particolarmente ricca di crusca, cereali integrali e verdure, ma povera di carne
abbondanti perdite di sangue causate da ciclo mestruale, emorroidi, emorragie intestinali, perdita di sangue dal naso
condizioni di assorbimento insufficiente causate da diarrea, abuso di lassativi, alterazioni gastro-intestinali, acloridia
sport (in particolar modo la corsa da resistenza).
In queste situazioni in aggiunta ai rimedi naturali per la carenza di ferro può essere utile ricorrere alla prescrizione medica di integratori di ferro, perché con la sola alimentazione non si potrebbe sopperire alle carenze. In ogni caso è sempre opportuno eseguire indagini diagnostiche approfondite per verificare la forma specifica di anemia da sottoporre a cura.

Proposte per l’Osservatorio Rifiuti Zero del Comune di Terracina

Proposte per l’Osservatorio Rifiuti Zero del Comune di Terracina

by supermarco
Abbiamo letto sulla stampa locale che si è insediato l’Osservatorio Rifiuti Zero del Comune di Terracina.
Accogliamo con piacere questa notizia e ne approfittiamo per fornire dei suggerimenti operativi.
Preliminarmente, però, è doveroso fare tre premesse, anche perché un Social Forum non può non seguire, nelle sue analisi, il famoso slogan “Agire localmente e pensare globalmente”. Agire localmente, MA pensare globalmente.
Prima di tutto, la Strategia Rifiuti Zero è un concetto già superato, esattamente come l’idea di “sviluppo sostenibile”, ancora portato avanti da ambientalisti ed umanisti locali come un vessillo assolutamente non ammainabile, sebbene sia stato superato nell’analisi da concetti e realtà come la decrescita, l’economia condivisa (sharing economy), la resilienza, ecc.
Adesso, infatti, a livello internazionale, si parla sempre più diffusamente di economia circolare, la quale non prevede e non può prevedere rifiuti: tutto ciò che viene realizzato comporta dei sottoprodotti o del materiale di scarto che può essere di nuovo riutilizzato.
Concetto più esteso, quello di economia circolare, rispetto a “rifiuti zero”, perché comprende i processi produttivi (i quali possono e devono essere modificati proprio per evitare gli sprechi e la produzione di rifiuti, nonché favorire il recupero delle materie prime), e ciò porta automaticamente ed inevitabilmente alla seconda premessa: i rifiuti prodotti in un anno dalle famiglie italiane, i cosiddetti rifiuti solidi urbani, sono meno di un terzo rispetto ai rifiuti industriali, e sono infinitamente meno pericolosi per l’ambiente e per la salute rispetto a questi ultimi.
Riteniamo sempre opportuno rimarcare questa distinzione tra rifiuti delle famiglie e rifiuti industriali, perché ancora tantissime persone, in Italia, sono convinte che i campani siano degli ignoranti che non sanno o non vogliono fare la raccolta differenziata, quando è risaputo tra gli addetti ai lavori che l’emergenza rifiuti del 2007 fu dovuta al fatto che le discariche presenti in quella regione per la raccolta dei rifiuti urbani si erano saturate prima del tempo, a causa dei continui e reiterati sversamenti illegali al loro interno di rifiuti industriali provenienti dal Nord Italia, ma anche dall’Europa.
Sempre ammesso che si sia trattato solo di sversamenti di rifiuti industriali, dato che la Campania è piena di basi militari USA e NATO. Il Centro Radar NATO a Licola, tra l’altro, è stato realizzato dal boss dei Casalesi Michele Zagaria, e la storia insegna che gli statunitensi troppo spesso hanno intessuto “relazioni pericolose”, come, ad esempio, con Cosa Nostra prima, durante e dopo lo sbarco in Sicilia del 1943 (relazione pericolosa di cui continuiamo ancora a pagare le conseguenze).
Ma quando si tratta di rifiuti militari, in primis nucleari, ci s’incammina inesorabilmente in un rischioso campo minato nel quale la fanno da padroni i servizi segreti. D’altronde, la via africana verso Mauritania e Somalia per quegli smaltimenti era diventata ormai impraticabile, per cui rimanevano come uniche soluzioni immondezzai terrestri in Campania ed immondezzai marini nel Mediterraneo (le famose “navi dei veleni” di cui parla il pentito di ‘ndrangheta Francesco Fonti e che sono costate la vita al capitano di corvetta Natale De Grazia – chissà se sulla figura di quest’ultimo vedremo mai realizzata una fiction televisiva...).
La terza premessa concerne la direttiva comunitaria 98/2008/CE, la quale, all’articolo 4, stabilisce la gerarchia dei rifiuti, ossia l’ordine di priorità in materia di gestione dei rifiuti.
Tale gerarchia prevede:
a) prevenzione;
b) preparazione per il riutilizzo;
c) riciclaggio;
d) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia;
e) smaltimento.
Come si può notare, riciclaggio e smaltimento non sono al vertice della gerarchia, mentre al primo posto c’è la prevenzione.
A questo punto le domande sorgono spontanee, quasi obbligatorie: il Comune ha aderito alla Strategia Rifiuti Zero, ma la applica al proprio interno?
Viene effettuata la prevenzione dei rifiuti nell’ambito dell’Ente?
Si fa la raccolta differenziata nelle sedi comunali?
Si usa la carta riciclata per gli atti amministrativi e per stampare documenti?
I dipendenti sono stati formati sull’utilizzo delle nuove tecnologie (ad esempio, la posta elettronica), per consentire la dematerializzazione dei documenti?
I dipendenti comunali sono stati sensibilizzati a non sprecare carta, a stampare il meno possibile oppure a stampare fronte-retro, a scrivere appunti sul retro delle stampe e delle fotocopie che non servono?
Dato che il toner di fotocopiatrici e stampanti è un rifiuto speciale, nei computer dell’Ente viene utilizzato il carattere “Ecofont” per ridurne il più possibile il consumo? (Il software Ecofont, molto semplice da installare e da utilizzare, realizza caratteri di stampa con appositi forellini che consentono di risparmiare fino al 50% di toner.)
I bicchierini di plastica di cui sono provviste le macchinette distributrici di caffè ed altre bevande, vengono sciacquati e poi riciclati correttamente? (E in tali macchinette si utilizza caffè del commercio equo e solidale?). I bicchierini in questione sono in plastica biodegradabile?
Non è il caso di stabilire che all’interno degli uffici comunali non ci sarà più caffè prodotto con capsule, come ha fatto recentemente il Comune di Amburgo?
I dipendenti comunali sono stati sensibilizzati a portarsi il thermos col caffè da casa, utilizzando poi tazzine in ceramica anziché i bicchierini di plastica usa e getta?
I dipendenti comunali sono stati sensibilizzati a spegnere luci ed apparecchiature elettroniche quando, a fine giornata lavorativa, escono dagli uffici? (L’energia elettrica, ahinoi, viene ancora prodotta in larga parte da combustibili fossili, che producono scarti di produzione e rifiuti speciali altamente inquinanti e difficili da trattare.)
Che cosa viene fatto nelle sedi comunali (per gli stessi motivi del punto precedente), per migliorare risparmio energetico ed efficienza energetica?
È stato nominato l’energy manager a cui affidare compiti di gestione energetica ed ambientale, così come previsto dalla legge n. 10/1991?
Per le pulizie delle sedi comunali, vengono utilizzati prodotti naturali? (Anche in questo caso, per ridurre i consumi di detergenti derivati dal petrolio.)
Inoltre, il Comune potrebbe prevedere criteri ambientali e di prevenzione dei rifiuti nei bandi di gara e nei contratti per le forniture, anche tramite il portale www.acquistiverdi.it.
Per fare altri esempi, l’Ente potrebbe acquistare le matite ecologiche realizzate in cartoncino riciclato e grafite senza piombo, oppure Perpetua, la matita interamente in grafite realizzata per l’80% con materiale recuperato dalla produzione degli elettrodi. Potrebbe anche aderire al progetto BiC-TerraCycle per i prodotti di scrittura, un programma che permette di raccogliere e spedire gratuitamente gli articoli di scrittura e correzione esauriti, affinché vengano riciclati e trasformati in nuovi prodotti ecologici.
Domande e proposte potrebbero continuare, ma ci fermiamo qui. Proseguiremo nei prossimi comunicati stampa.

10 COLAZIONI ALTERNATIVE A CORNETTO E CAPPUCCINO

colazione sana
La colazione è da molti ritenuta come il pasto più importante della giornata, al fine di iniziarla al meglio. Perché dunque non approfittare di essa per arricchire la propria alimentazione con frutta fresca o secca ed altri alimenti salutari?
Soprattutto se gli altri pasti verranno consumati di fretta, meglio dedicarsi ad un pasto completo fin dal mattino, che possa essere ricco di vitamine ed allo stesso tempo nutriente e saziante. Esistono fortunatamentenumerose alternative al cornetto industriale ed al cappuccino da bar. Eccone alcune.

1) Muesli fai da te

muesli
muesli comunemente in vendita nei supermercati prevedono spesso una ricca aggiunta di zuccheri e dolcificanti artificiali, oltre che di conservanti. Meglio dunque acquistare gli ingredienti sfusi, in modo da dedicarsi ad una preparazione di tipo casalingo. E' possibile mescolare, ad esempio: fiocchi d'avena, uva sultanina, fichi secchi, albicocche secche, noci, nocciole e frutta secca a piacere per la parte proteica della colazione, semi oleaginosi, come isemi di girasole, di lino o di sesamo, senza dimenticare la frutta fresca e di stagione tagliata a pezzetti. Il muesli potrà essere accompagnato da unaspremuta d'arancia o da un bicchiere di latte vegetale.

2) Golden milk

latte oro curcuma
Il Golden Milk o latte d'oro è una bevanda appartenente alla tradizione yogica, ritenuta particolarmente benefica per proteggere le ossa e le articolazioni. Gli ingredienti principali per la sua preparazione sono costituiti da curcuma in polvere, olio di mandorle, acqua e latte. Il latte vaccino può essere sostituito con latte vegetale. Perché la bevanda sia ricca di calcio, è consigliabile da questo punto di vista optare per latte di sesamo o latte di mandorle.

3) Miam O Fruit

miam o fruit
Ecco una ricetta completamente naturale, adatta al momento della colazione, soprattutto nel periodo estivo. La sua realizzazione prevede di scegliere come ingredienti tra le diverse varietà di frutta fresca disponibili e preferite. Alla frutta fresca andranno aggiunti semi vari, olio di lino, olio di sesamo e frutta secca, come noci, nocciole mandorle e pistacchi. Si tratta di una colazione fresca, nutriente e rigenerante.

4) Crema di Budwig

budwig-per-crudismo
La crema di Budwig è considerata come la colazione energetica per eccellenza, in grado di regalare un senso di sazietà che potrà perdurare fino all'ora di pranzo. La sua ricetta di base prevede la preparazione di un frullato utilizzando una banana, un frutto di stagione e dello yogurt di soia. Il tutto dovrà mantenere una consistenza cremosa ed essere versato in una scodella in cui verranno aggiunti due cucchiai di succo di limone, due cucchiai di semi di lino tritati ed una manciata di fiocchi cereali naturali e di frutta secca a propria scelta.

5) Latte vegetale e biscotti fatti in casa

biscotti zenzero
Non c'è nulla di meglio di una colazione completamente preparata in casa che allo stesso tempo ci ricordi l'infanzia. Per bilanciare l'apporto mattutino di proteine, carboidrati e vitamine è possibile preparare dei biscotti arricchiti con della frutta secca, ad esempio con mandorle e nocciole. Il latte vegetale a maggior contenuto di proteine è il latte di soia. Per l'apporto di calcio e di vitamina E è ottimo il latte di mandorle. Abbinando un frutto fresco e di stagione la colazione sarà ancora più ricca e completa.

6) Pane integrale e hummus di ceci

Ecco una colazione dedicata a coloro che non amano molto i dolci e che preferiscono evitarli sin dal primo pasto della giornata. Niente di meglio dunque che avere a propria disposizione del pane integrale fatto in casa, ancora meglio se preparato impiegando la pasta madre, in modo da ottenere un alimento ancora più ricco di nutrienti. L'hummus da spalmare sul pane verrà preparato frullando i ceci lessati con olio extravergine d'oliva, prezzemolo e poca acqua per ottenere una crema dalla consistenza spalmabile.

7) Fette biscottate e marmellata

marmellata
Ecco una delle alternative più semplici e naturali al cornetto che solitamente abbinereste al cappuccino, con la differenza che in questo caso la marmellatasarà stata preparata in casa proprio da voi, a partire dalla tipologia di frutta preferita, così come le fette biscottate, che verranno preparate infornando delle fette di pane casereccio, fino a quando non risulteranno dorate e croccanti. Le fette biscottate possono anche essere acquistate, meglio se integrali, biologiche e prive di olio di palma, purtroppo spesso onnipresente in questa tipologia di prodotto.

8) Yogurt di soia e cereali

ypgurt di soia
Ecco un altro possibile abbinamento alternativo al cornetto e cappuccino per la colazione. Lo yogurt di soia può essere preparato in casa tramite l'impiego di una yogurtiera, un'opzione conveniente soprattutto se lo si consuma spesso e che permette di ridurre il proprio accumulo di rifiuti. La colazione sarà più ricca abbinando allo yogurt fiocchi di cereali e frutta fresca o secca.

9) Torta di mele e latte di mandorle

La torta di mele preparata in casa rappresenta probabilmente uno dei dolci più amati, anche dai bambini e può facilmente sostituire i prodotti confezionati dello stesso genere e le svariate merendine comunemente in vendita e ben poco salutari. Della torta di mele esistono numerose ricette, tanto che probabilmente ogni famiglia la prepara secondo la propria personale variante. La torta di mele è ottima anche in versione vegan ed è perfetta da accompagnare ad un bicchiere di latte di mandorle.

10) Pane e "nutella" fatta in casa

nutella
Esiste fortunatamente una versione della crema al cacao e nocciole alternativa al prodotto commerciale che noi tutti conosciamo. La sua preparazione casalinga permette di ottenere una crema completamente priva di colesterolo e di derivati del latte, oltre che di olio di palma. Abbinata ad una fetta di pane casereccio costituisce una colazione molto gustosa per i più golosi.