mercoledì 19 settembre 2012

Formia: Estorsioni, truffe e «soffiate» ai casalesi per gli omicidi


Tutti i resoconti del maxi processo a carico del mobiliere che guidava un clan
La rete di De Angelis
Estorsioni, truffe e «soffiate» ai casalesi per gli omicidi
QUEL che Michele Frongillo, sodale del clan Belforte di Marcianise fino al
suo «pentimento, potrà dire in aula contro Gennaro
De Angelis ha il sapore di
una amara scoperta. Perché Frongillo è uno di
quelli, insieme ai collaboratori Carmine Schiavone,
Dario De Simone, Franco
Di Bona, Luigi Diana, Augusto La Torre, Domenico
Bidognetti, Mario Masecchia, che Gennaro De Angelis dicono di conoscerlo
bene, lui, la sua banda, il
suo impero economico, il
suo potere, i suoi amici, le
sue case di Formia e Castrocielo (in provincia di
Frosinone), le sue donne,
le sue macchine. In più
Frongillo (che sarà sentito
in videoconferenza lunedì
mattina, alle 10, dal Tribunale di Frosinone) è uno
giudicato credibile anche
per le cose che ha detto a
proposito del traffico di rifiuti pericolosi dalla Campania al Lazio.
Il racconto
Il capitano del Noe di Roma, Pietro Rajola Pescarini
ha riferito in audizione alla
Commissione parlmentare
d’inchiesta sui rifiuti: «...
Michele Frongillo ci ha
detto che effettivamente
dal 1994 le aziende che
trattavano i rifiuti in Campania pagavano il suo clan
e quei soldi erano riciclati
in altre attività sempre connesse al ciclo dei rifiuti, nel
tentativo di ripulirli. Abb i a m o   s c o p e r t o   c h e
nell’ambito di queste operazioni era stata acquistata
a Roccasecca (Frosinone)
una società di compost, la
B i o c om,   c h e  a  b b i amo
provveduto a sequestrare,
arrestando i responsabili».
La Biocom trattava compost e l’impianto era stato
acquistato da Giuseppe
Buttone, cognato di Belforte, il capo dell’omoni -
mo clan di Marcianise.
Frongillo ha detto di essere
stato il cassiere dei Belforte fino a quando è stato
arrestato ed è diventato
collaboratore. La pubblica
accusa del processo a De
Angelis ritiene che possa
dire cose attendibili e interessanti. Per esempio potrebbe essere chiamato a
confermare (o meno) ciò
che ha già detto un altro
pentito, Luigi Diana, e cioè
di aver «visto De Angelis
versare pacchi di denaro
contante presso l’abitazio -
ne di Cirillo Berardo, a
Bidognetti Francesco e a
Zagaria Michele... De Angelis curava per conto del
clan dei casalesi anche attività estorsive poste in essere in danno di imprenditori che operavano sul territorio del Basso Lazio.
Gli amici nei Comuni
In particolare De Angelis,
grazie anche a delle amicizie che aveva con funzionari del Comune e di altri
uffici pubblici locali della
zona del Basso Lazio, sapeva con precisione le ditte
che si erano aggiudicate gli
appalti in dette zone. Sulla
base di queste conoscenze
aveva dei contatti con il
clan dei casalesi, contatti
finalizzati a richiedere a
questi interventi di affiliati
del clan che dovevano
compiere attività di intimidazione nei confronti degli
imprenditori allo scopo di
fermare i lavori.
Il pizzo
Le attività di intimidazione
andavano dall’incendio del
cantiere ad irruzioni all’in -
terno del cantiere, per fermare i lavori, all’esplosio -
ne di tritolo o volte a far
rinvenire materiale esplosivo. Dopo l’intimidazio -
ne, l’imprenditore locale
sapeva già che doveva rivolgersi al De Angelis per
continuare il lavoro e lui
rimarcando la sua estraneità consigliava l’imprendi -
tore di prendere contatti
con i casalesi. L’imprendi -
tore, sempre per il tramite
di De Angelis Gennaro,
veniva contattato dai casalesi o veniva accompagnato a Casapesenna, dove incontrava Michele Zagaria,
Pasquale Zagaria, Salvatore Nobis, a volte Diana
Antonio detto ‘marzulillo’
con i quali si accordava per
i pagamenti che di fatto
però venivano consegnati
nelle mani di De Angelis.
La Romania
«Mi risulta, in quanto ne
ho parlato nel 2000 in carcere con Nobis Salvatore
all’epoca detenuto insieme
a me, e con altri come
Diana Raffaele e Caterino
Giuseppe, che il De Angelis sta investendo soldi in
Romania, grazie anche
all’appoggio fornito da imprenditori suoi conoscenti
che già operano nel territorio rumeno».
Bardellino nel mirino
«Gennaro De Angelis - ha
detto ancora La Torre sentito dalla Dda di Napoli - è
stato anche disponibile
verso il sodalizio per commettere omicidi... mi accompagnò personalmente
a fare i sopralluoghi a Formia per rintracciare ed uccidere Ernesto Bardellino.
Anche allorquando venne
commesso a Formia l’omi -
cidio di un affiliato di Antonio Salzillo (ucciso a sua
volta alla periferia di Mondragone nell’aprile del
2009 ndc )  de t to
’Capocchione’ ed il
c o n t e s t u a l e   f e r imento di un altro
affiliato di ‘Capoc -
chione’, così come
mi spiegò Dario De
Simone che aveva
commesso l’omici -
dio a bordo di una
motocicletta insieme a Michele Zagaria, l’appoggio a
Formia venne garantito da Gennaro
De Angelis. Inoltre
Gennaro De Angelis organizzò insieme a me l’omicidio
di Sorvillo Francesco, Conte Maria
Grazia e Conte Antonio che avvenne
poi a Mondragone.
Si trattava di persone che abitavano a
Formia che avevan o  o s a t o   f a r e
un’estorsione a dei
cugini di ‘Sando -
ka n’ che, ovviamente, si rizelò....
mi rivolsi a De Angelis perché conosceva le vittime, le
loro abitazioni, le
loro abitudini, i lor o   s p o s t a m e n t i .
Gennaro De Angelis si impegnò in
attività di sopralluogo ma non riuscimmo a portare a
t e r m i n e   c o n  l u i
l’incarico. In seguito riuscii a commettere senza il suo apporto gli omicidi».
Graziella Di Mambro

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