mercoledì 16 marzo 2016

Le api stanno scomparendo. Fine dell'umanità in 35 anni?

Le api stanno scomparendo. Fine dell'umanità in 35 anni?

Studio Onu rivela che l'estinzione degli impollinatori ha gravi effetti sulla catena alimentare. Anche Einstein sosteneva che l'uomo non poteva sopravvivere senza api

Le api stanno scomparendo. Fine dell'umanità in 35 anni?
di LaPresse   -   Sito web
Chi soffre di allergie potrà rallegrarsi chi invece ama il miele ne resterà amareggiato: le api sono a rischio estinzione. Pesticidi, inquinamento e cambiamenti climatici mettono in pericolo la sopravvivenza di questi insetti impollinatori e stando a un rapporto delle Nazioni Unite, la loro scomparsa potrebbe avere effetti disastrosi sulla nostra alimentazione e causare la fine dell'umanità in 35 anni. Il perché è stato spiegato dalla Cbs news che ha diffuso la relazione commissionata dall'Onu. Questi 'individui alati' sono infatti responsabili dell'impollinazione di frutta e verdura e senza di loro la riproduzione delle piante sarebbe molto più complicata.
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Il problema è che molte specie di api selvatiche, farfalle e altri insetti che impollinano le piante stanno via via diminuendo. Per essere precisi due di ogni cinque specie si stanno avviando all'estinzione. Anche altri animali che giocano un ruolo nell'impollinazione, anche se un po' meno, sono i colibrì e i pipistrelli, che sono in pericolo uno in sei specie.
"Siamo in un periodo di declino e noterete le conseguenze," ha detto Simon Potts, autore principale del rapporto e direttore del centro per la ricerca dell'Università di Reading in Inghilterra.
Le ragioni? "Sono da rintracciare nell'ambiente in cui viviamo", ha aggiunto. "Possono essere molto diverse e vanno dall'uso di pesticidi, alla progressiva perdita dell'habitat selvaggio in favore dell'urbanizzazione, dai parassiti ai fattori patogeni, non ultimo il riscaldamento globale". L'allarme che tra 35 anni non ci sarà più cibo colpisce l'umanità intera. "La varietà e la molteplicità delle minacce per gli impollinatori genera rischi per persone e mezzi di sussistenza", ha rivelato il rapporto. "Se vogliamo continuare a nutrire il mondo durante l'anno 2050, gli impollinatore devono essere lì ad aiutarci", ha aggiunto Potts.

Analizzando il polline delle api, i biologi hanno trovato elevate quantità di pesticidi chimici, per questo lo scorso anno la Commissione europea ha ordinato la sospensione dell'uso di alcuni tipi di pesticidi, ritenuti i principali responsabili della morte di un gran numero di api. Questi veleni creano una sorta di stordimento nell'ape che così diventa incapace di ritrovare la via per l'alveare e muore di stenti. Le api sono quindi un elemento vitale 'chiave' nella catena alimentare. Anche la teoria di Albert Einstein legava il destino dell'umanità all'esistenza delle api: "Se un giorno le api dovessero scomparire, all'uomo resterebbero soltanto quattro anni di vita". Dunque senza api non c'è impollinazione, senza impollinazione non ci sono piante e frutti.
Anche in Italia si è parlato di moria delle api. Le api italiane sono andate diminuendo nel corso degli anni: dal 2008 al 2015 sono diminuite del 40% con un conseguente calo della produzione del miele del 50%. Il nostro Paese è al quarto posto nella classifica dell'apicoltura europea; il calo della produzione del miele ha portato a un aumento delle importazioni e una riduzione delle esportazioni.
Il problema non tocca solo l'Italia ma si registra una diminuzione del numero di api anche negli altri paesi che fanno parte dell'Unione europea, ad esempio in Inghilterra recenti studi hanno stimato che le api scompariranno nel 2020. L'European Red list of Bees conta quasi 200 specie di api in Europa e il 9,2% di queste è a rischio estinzione.

Quale la soluzione? Diversamente da quanto accade per il riscaldamento globale, questo problema può essere corretto a livello locale e non richiede un coordinamento tra paesi. Le soluzioni devono concentrarsi sul modo di gestire la terra e l'agricoltura. I grandi appezzamenti di terreno agricolo sono infatti caratterizzati da una singola coltura e prati e fiori selvatici vengono tagliati.
Per risolverlo e per far sì che le api intervengano nelle colture, l'Inghilterra ha riconosciuto un incentivo agli agricoltori per piantare i fiori selvatici.
Per Giovanni D'Agata, fondatore dello Sportello dei Diritti, le api sono patrimonio di tutti, agricoltori, consumatori e cittadini. Si sono trasformate nel corso degli ultimi anni in simbolo di una cultura non violenta. Rispettare le api vuol dire rispettare l'ambiente e le altre forme di vita animale e vegetale. Per queste ragioni diventa importante agire con consapevolezza e scegliere se e come trattare piante e terreni, quali sostanze usare, assumendosi le responsabilità che derivano dalle conseguenze sulle altre forme di vita. 

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