mercoledì 21 ottobre 2015

Gioco d’azzardo e legge di Stabilità.

Gioco d’azzardo e legge di Stabilità. Da Crozza ad Avvenire: una rivolta contro la ”tassa sugli imbecilli”

La sintesi più efficace, e feroce, l’ha fatta il comico a Di martedì: “Si sta rinnovando la licenza a migliaia di sale da slot dove le famiglie si possono rovinare"

Gioco d’azzardo e legge di Stabilità. Da Crozza ad Avvenire: una rivolta contro la ”tassa sugli imbecilli”
di Giovanni Maria Bellu
La sintesi più efficace, e feroce, l’ha fatta ieri sera Maurizio Crozza nella sua “copertina” del Martedì di Giovanni Floris: “Si sta rinnovando la licenza a migliaia di sale da slot dove le famiglie si possono rovinare… L’Italia sembra essere una Repubblica democratica non fondata sul lavoro ma sulla botta di culo…” Risate, applausi. Crozza, in effetti, riesce a rendere divertenti anche le vicende più sgradevoli. Ma sul gioco d’azzardo c’è davvero poco da ridere”.
“Sì, la sensibilità sociale è cresciuta. La cosa sconcertante, però, è che non altrettanto è accaduto dal lato delle classi colte, degli intellettuali. Una macchina di tale portata come il sistema-azzardo italiano non ha incontrato un commentatore di rilievo all’interno della cultura economica mainstream in questi quindici anni. Il fenomeno era ed è sotto gli occhi di tutti, e ancora di più in quelli che fanno professione di critica economica e sociale”.
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Era il 24 giugno scorso quando il sociologo Maurizio Fiasco, fondatore di Alea (Associazione per lo studio del gioco d’azzardo e dei comportamenti a rischio) ragionava così – in una intervista a Vita.it - attorno a questo nuovo, e strano, mistero d’Italia. Il sostanziale silenzio su una “industria” che produce un fatturato di più di 80 miliardi di eurol’anno, dà allo Stato attraverso la tassazione circa 8 miliardi e determina un costo sociale e sanitario stimato in almeno 6 miliardi. Sarebbe come se un individuo percepisse un certo stipendio per stare perennemente al freddo, e lo spendesse quasi tutto in medicine. Quell’individuo avrebbe vita breve. E uno Stato?
In quella stessa intervista Maurizio Fiasco rilevava un’altra “assenza”, quella dei “maggiori esponenti del pensiero giuridico”. Eppure, faceva notare, il gioco d’azzardo è un tema che abbraccia varie branche del diritto – da quello amministrativo a quello penale – e pone anche seri problemi di compatibilità con i principi costituzionali. Problemi evidenti. Non è necessario essere dei giuristi per ravvisare una certa contraddizione tra il gioco d’azzardo legale e, per esempio, l’articolo 32 della Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività”. Come si concilia questo principio con gli spaventosi dati sulla diffusione delle ludopatie? Secondo il Servizio di prevenzione del ministero della Salute, attualmente sono 12.376 gli italiani in cura pressi centri specializzati. Parliamo di persone che hanno sviluppato per le slot machine, i Gratta e vinci etc. una dipendenza analoga a quella di un consumatore di eroina. Uomini e donne che per il gioco possono buttare via patrimonio, affetti familiari, lavoro. E che a volte, travolti dalla disperazione, possono giungere a togliersi la vita. Ma i “giocatori problematici”, cioè quanti già esagerano e rischiano di precipitare nella patologia, si stima siano un milione.
Il 10 ottobre, il mondo di quanti si oppongono al dilagare del gioco d’azzardo, e in particolare di quello “benedetto” dallo Stato, è stato attraversato da un sentimento di speranza. Il presidente Mattarella ha incluso tra i diciotto italiani che si sono particolarmente distinti dell’impegno civile anche Maurizio Fiasco “per la sua attività di studio e ricerca su fenomeni quali il gioco d'azzardo e l'usura, di grave impatto sulla dimensione individuale e sociale". Ma, quando erano passati appena cinque giorni dal conferimento dell’onoreficenza, il governo ha inserito nella legge di Stabilità la messa a bando di 22mila “punti azzardo”, cioè altri luoghi di produzione della ludopatia. E’ la vicenda citata ieri sera da Crozza. Come commentarla? “Allucinante”, verrebbe da dire.
E’ esattamente quel che disse il premier Matteo Renzi quando i parlamentari del Pd votarono un emendamento punitivo nei confronti dei comuni che si opponevano, tra parecchie difficoltà, all’apertura di nuove sale giochi. Problema che la messa a bando dei nuovi “punti azzardo” aggraverà ulteriormente. Questo per ricavare 500 milioni di euro. Ha senso? No secondo il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, da anni in prima fila nella lotta alla ludopatia. Nel suo editoriale di domenica, Tarquinio ha rilevato una singolarità della vicenda: “Si aprono a 22mila punti azzardo. Il doppio degli attuali. Ma di questo inspiegabile azzardo di governo nei notiziari non c’è traccia”. In effetti in un primo tempo la notizia è stata data in modo asettico, neutro, come se la decisione fosse una delle tante. Uno dei tanti modi per fare cassa. Ma è così?
Ecco come rispose Maurizio Fiasco nell’intervista a Vita.it: “Con i numeri di consumo segnati oggi dall’azzardo di Stato, la pubblica amministrazione ci rimette due volte. Da un lato la tassazione indiretta (un prelievo unico sul consumo) è di gran lunga inferiore a quella media dei “servizi” d’intrattenimento (teatro, cinema, luna park…). Dall’altro si vanno annullando le entrate dalle imposte dirette versate dai concessionari. Per capirsi: la maggior parte dei concessionari ha spostato la sede fiscale fuori d’Italia: nel Lussemburgo, in UK, negli Stati Uniti, qualcuno nei cosiddetti paradisi fiscali. Quindi l’erario italiano rimane “a bocca asciutta”.
Nel lungo post che ieri ha pubblicato sulla sua pagina Facebook per annunciare la tassazione delle ville e dei castelli – dunque una piccola correzione alla legge di Stabilità – il premier ha dedicato poche righe alla questione: “Quanto ai giochi – ha scritto - almeno si aspetti di leggere la norma! Vediamo se qualche deputato grillino, tra una scia chimica e l'altra, si accorgerà di aver detto menzogne. Magari chiederanno persino scusa, lo scopriremo solo vivendo”. E dal suo entourage arriva un ulteriore chiarimento: il bando non determinerà l’apertura di nuovi punti gioco ma serve a sanare quelli già esistenti. A farli emergere. A fare in modo che paghino le tasse.
Ma siamo di nuovo al punto fondamentale: ha senso che lo Stato ricavi dei soldi da un’attività che nuoce alla salute pubblica? Certo, l’azzardo non è il solo settore con queste caratteristiche. Ci sono anche gli alcolici, c’è il tabacco. Con una differenza. Che alcol e sigarette sono antiche cattive abitudini, mentre il gioco d’azzardo – nelle dimensioni che ha raggiunto in Italia – è un fenomeno relativamente recente. Ma ha avuto uno sviluppo così impetuoso che - secondo le stime elaborate da Repubblica sui dati di Euromat e su quelli dei singoli Paesi – abbiamo la più alta densità di slot machine nel mondo: una ogni 143 abitanti, la metà di quelle che si trovano in tutti gli Stati Uniti,, dove slot machine sono una ogni 372 abitanti.
Dei più di 80 miliardi che gli italiani “investono” nei vari giochi legali, 17 miliardi restano nelle casse dei concessionari. Sono soldi perduti. Per la maggior parte da persone che non potrebbero permetterselo. Non è un caso che il gioco d’azzardo venga anche definito “la tassa sui poveri”. Ma va pure detto – perché alla fine dietro ogni giocata c’è un individuo che decide di farla e di ripeterla pur avendo irrisorie probabilità di vincere – che prima Cavour e poi il matematico Bruno de Finetti – uno dei padri della statistica italiana – preferivano chiamarlo “la tassa sugli imbecilli”.

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