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Entra nel vivo l’esame del disegno di legge delega per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, nota come delega Pa. Nel pomeriggio l’Aula del Senato ha ripreso a oltranza l’esame sul ddl con l’obiettivo di chiudere domani sera, come ha stabilito la capigruppo di Palazzo Madama. La riforma è considerata centrale nel cronoprogramma di Matteo Renzi, ma finora ha viaggiato su tempi lunghi: dopo 8 mesi di confronto, iniziato nell’estate del 2014, la commissione Affari costituzionali ha varato il testo per l’assemblea il 1° aprile scorso. Poi l’approdo in Aula, e il via libera ai primi sei articoli tra il 15 e il 22 aprile.
Il Corpo forestaleconfluirà in una sola forza
L’unico risultato di oggi è stato il sì dell’assemblea all’emendamento al ddl che prevede l’assorbimento del Corpo forestale «in altra forza di polizia», al singolare e non più al plurale. Si eviterà in altre parole lo smembramento dei forestali in più corpi diversi e si garantirà l’unitarietà delle funzioni attribuite. Non si sa ancora quale sarà la forza che accoglierà i forestali: la Polizia resta la più probabile. Il via libera di palazzo Madama è arrivato dopo una lunga discussione. La maggioranza ha votato a favore, mentre l’opposizione ha fatto mancare il suo sostegno, con Sel, Fi e M5s che si sono astenuti e la Lega che ha votato “no”. Nel complesso, sono stati 132 i favorevoli, 17 i contrari e 70 gli astenuti. La norma sul Corpo forestale è all’articolo 7, che riorganizza l’amministrazione dello Stato e prevede il riordino di circa 8.400 sedi di uffici periferici della Pa centrale, comprese le Prefetture, da accorpare in uffici unificati. Tra gli uffici interessati al riordino anche, appunto, 995 uffici e caserme del Corpo forestale dello Stato, 243 sedi dell’Agenzia delle entrate e altre 116 della Ragioneria generale dello Stato. Poi ci sono gli uffiici delle Sovrintendenze (120 per l’Archivio di Stato e 31 per i Beni culturali) e le 109 sedi territoriali del ministero del Lavoro. e le modalità di una sua fusione in un altro corpo di polizia.
Ricerca pubblica: spunta la proposta di uno statuto speciale
Tra gli emendamenti in attesa di essere vagliati dalla commissione Bilancio ce n’è uno (primo firmatario Fabrizio Bocchino, del gruppo Misto) propone uno «statuto speciale per il comparto della ricerca pubblica» che porti alla «definizione dello stato giuridico dei ricercatori e dei tecnologi» degli enti pubblici di ricerca. L’obiettivo - si legge - è «favorire e semplificare le attività degli Enti pubblici di ricerca (Epr), e rendere le procedure e le normative più consone alle peculiarità delle mission di tali Enti, anche considerando l’autonomia e la terzietà di cui essi godono». Ai ricercatori e ai tecnologi, in ruolo unico, sarebbe così garantita «l’effettiva circolarità nel sistema della ricerca assicurandone le specificità professionali».

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