giovedì 30 aprile 2015

Italicum, Renzi contrattacca sulla fiducia: "Lo scontro è tra democrazia e anarchia"

Italicum, Renzi contrattacca sulla fiducia: "Lo scontro è tra democrazia e anarchia"

. Politica

"Non c'è nulla di più democratico della fiducia: se il Parlamento vuole ce la concede e allora il governo va avanti, se no, ce la nega e ci manda a casa. Noi vogliamo cambiare l'Italia, non difendere le poltrone". Così al Tg1 Matteo Renzi - secondo il quale in sostanza lo scontro in atto è tra democrazia e anarchia - dopo una giornata al calor bianco per la decisione del Consiglio dei ministri di porre la questione di fiducia alla Camera sull'Italicum. Una decisione che ha scatenato a Montecitorio tutte le opposizioni e anche la minoranza Pd, con Bersani, Letta, Fassina, Civati e Speranza che hanno già annunciato il loro 'no'. Il premier ritiene che la fiducia sia necessaria per approvare la riforma elettorale così come è uscita dal Senato, senza altri rinvii "dopo 14 mesi di discussioni e limature con l'accoglimento di suggerimenti e proposte non solo da Fi, che a palazzo Madama ha votato quel testo, ma anche di M5s e della minoranza dem che ora - dice Renzi - parlano di democrazia in pericolo". Alle proteste, soprattutto di Fi ma non solo, legate alla valutazione che la fiducia sulla legge elettorale è un evento eccezionale, poco democratico e anche 'fascista' (il riferimento evocato oggi nel corso della bagarre alla Camera è alla legge Acerbo di mussoliniana memoria), e comunque un fatto con pochissimi precedenti come quello relativo alla cosiddetta legge-truffa nel 1953, il premier risponde ricordando che i precedenti riguardano fiducie poste da personaggi "come De Gasperi e Aldo Moro": "E con tutto il rispetto per Brunetta, che ha tutto il diritto di cambiare idea rispetto al voto in Senato, gli italiani sapranno fare il confronto tra lui e uomini politici di quel calibro". Insomma, per Renzi, in democrazia ad un certo punto è necessario decidere e non ci sono strumenti più democratici della fiducia: o il governo va avanti o viene mandato a casa. In democrazia - così conclude il premier - la maggioranza deve poter decidere, noi dobbiamo approvare questa legge perchè vogliamo tornare ad occuparci di lavoro, occupazione, scuola, sicurezza. Se la maggioranza non può decidere, non è democrazia ma anarchia".

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