giovedì 30 aprile 2015

Blitz della polizia contro base di al Qaeda in Sardegna, 18 arresti in sette province

Blitz della polizia contro base di al Qaeda in Sardegna, 18 arresti in sette province

Scattato alle prime luci dell'alba il blitz della polizia contro un network terroristico di matrice islamica con base operativa nell'Isola. L'organizzazione scoperta dagli uomini dell'antiterrorismo della Polizia di prevenzione, predicava la lotta armata contro l'occidente e organizzava attentati contro il governo del Pakistan

Le immagini degli arresti
Redazione Tiscali
È scattato alle prime luci dell'alba il blitz della polizia di Stato contro un network terroristico di matrice islamica affiliato ad Al Qaeda con base operativa in Sardegna.L'organizzazione, scoperta dagli uomini dell'antiterrorismo della Polizia di prevenzione, predicava la lotta armata contro l'occidente e organizzava attentati contro il governo del Pakistan. L'indagine della procura distrettuale di Cagliari, coordinata dal Servizio operativo antiterrorismo, ha coinvolto le Digos di sette province portando all'arresto di 18 persone. La Procura di Cagliari ha tenuto una conferenza stampa per spiegare gli estremi dell’inchiesta.
GLI ARRESTATI - Tra gli arrestati nel blitz contro la rete fondamentalista islamica ci sarebbero gli autori di numerosi e sanguinari atti di terrorismo e sabotaggio in Pakistan, compresa la strage del mercato di Peshawar, Meena Bazar, avvenuta ad ottobre 2009 in cui vennero uccise più di 100 persone. Due pachistani sono stati arrestati nelle Marche: da Cagliari si erano da qualche tempo trasferiti nella zona di Civitanova Marche (Macerata). Ora sono indagati per reati legati al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.  Una terza persona, sempre originaria del pakistana, è stata arrestata a Porto Recanati dalla Digos di Macerata: è il decimo componente dell'organizzazione terroristica.
Il procuratore capo di Cagliari Mauro Mura
Il procuratore capo di Cagliari Mauro Mura
LE INDAGINI - Contributo determinante all'indagine della Polizia che ha sgominato la rete fondamentalista islamica con sede in Sardegna è venuto dalle intercettazioni, la traduzione delle quali è stata particolarmente complicata. Lo hanno riferito inquirenti e investigatori nel corso della conferenza stampa alla procura di Cagliari. Dalle conversazioni intercettate tra i componenti della cellula di Al Qaida che ha operato in Sardegna è emersa la presenza in Italia di un kamikaze e l'ipotesi che si progettasse un attentato in Vaticano nel marzo del 2010, durante la permanenza in Italia del kamikaze pakistano.
DENTRO IL G8 A LA MADDALENA - Il capo della comunità islamica di Olbia, Khan Sultan Wali, arrestato mentre si imbarcava da Olbia per Civitavecchia, considerato elemento di spicco della cellula terroristica sgominata dalla Polizia, aveva creato una società che lavorava all'interno del cantiere del G8 a La Maddalena. Con lui lavorava anche un talebano che aveva addirittura protezione come rifugiato politico. Lo hanno riferito gli inquirenti nel corso della conferenza stampa in Procura a Cagliari.
PRESI FIANCHEGGIATORI BIN LADEN - Due degli appartenenti al network terroristico di matrice islamica facevano parte, secondo gli investigatori, dell'organizzazione di fiancheggiatori che in Pakistan proteggeva lo sceicco Osama Bin Laden. Il fatto sarebbe emerso dalle intercettazioni dell'indagine della Digos di Sassari che ha portato a sgominare la rete fondamentalista islamica con base in Sardegna.
I TRAFFICI DEL GRUPPO - La rete fondamentalista era anche impegnata nel traffico di migranti. Pakistani e afghani venivano introdotti illegalmente in Italia per poi proseguire il loro viaggio verso il nord Europa. L'ingresso in Italia avveniva attraverso imprenditori compiacenti che fornivano falsi contratti di lavoro. In altri casi l'organizzazione forniva documenti falsi da cui i migranti risultavano vittime di persecuzioni etniche o religiose. Il network forniva anche supporto logistico e finanziario ai migranti, assicurando loro patrocinio presso gli uffici immigrazione e istruzioni sulle dichiarazioni da rendere per ottenere l'asilo politico, apparecchi telefonici e sim.
I FINANZIATORI - Un imam e formatore coranico che operava tra Brescia e Bergamo era l'esponente dell' organizzazione fondamentalista addetto alla raccolta dei fondi da destinare per attentati terroristici in Pakistan. L'uomo, un dirigente del movimento pietistico Tablig Eddawa (Società della Propaganda), stimolava le donazioni presso le comunità pakistano-afghane radicate nel territorio italiano. I fondi raccolti venivano poi inviati in Pakistan mediante membri dell'organizzazione. In un caso è stato riscontrato il trasferimento di 55.268 euro mediante un volo per Islamabad in partenza da Fiumicino. 
ARMI E DENARI A DISPOSIZIONE DELLA CELLULA - La rete fondamentalista aveva a disposizione armi in abbondanza e numerosi fedeli che erano disposti a compiere atti di terrorismo in Pakistan ed Afghanistan, per poi rientrare in Italia. Il denaro recuperato dall'Imam del movimento Tabligh Eddawa veniva trasferito o tramite i membri dell'organizzazione che viaggiavano su comuni voli - nel caso dei 55mila euro con un collegamento per Islamabad in partenza da Roma Fiumicino - oppure in maniera occulta con il sistema cosiddetto "hawala". Si tratta di un meccanismo di trasferimento valutario e occulto, basato sul legame fiduciario diffuso nelle comunità islamiche europee. Tale sistema consente di trasferire una somma di denaro all'estero consegnandola ad un terminale presente nello Stato estero, detto "hawaladar", che fornisce un codice identificativo segreto. I beneficiari della rimessa, tramite tale codice, possono prelevare la somma presso l'"hawaladar" della sede di destinazione.

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