martedì 11 settembre 2012

Matteo Renzi rischia di vincere le primarie grazie ai voti del PdL?


Matteo Renzi rischia di vincere le primarie grazie ai voti del PdL?

Matteo Renzi è il leader più giovane (classe '75) ed apprezzato del Pd. Lo stabilisce un recente studio di Datamonitor pubblicato nel luglio 2012: tra i sindaci più amati delle città metropolitane d'Italia si piazza al terzo posto, dietro solo a Luigi De Magistris e Piero Fassino. Ma il dato più sorprendente è che Renzi è l'esponente del Partito Democratico più amato anche dall'opposizione: sono molti i fedelissimi del centro-destra che stimano il giovane sindaco, Silvio Berlusconi in primis. Quello nei confronti del giovane leader è un consenso diffuso, ostacolato solamente - e paradossalmente - dagli stessi dirigenti del Pd, che lo tacciano di essere più berlusconiano che piddino e nutrono nei suoi confronti un'acredine ostentata.
Una situazione ai limiti della surrealtà, che vede esponenti del Pdl fare il tifo per Renzi, come Monica Castro, capogruppo del partito a Calenzano: "Dopo le mie dichiarazioni a sostegno del Sindaco Matteo Renzi alle primarie, ho notato una forte preoccupazione tra i dirigenti del Pd. Nelle primarie del Pd non ci sono mai state regole, ora che il pericolo di "intrusi" si fa sempre più grande, vedo che i vertici stanno pensando a delle regole più precise". Lo stesso Renzi, dal suo account Twitter, cerca di placare gli animi degli esponenti del Pd che in lui vedono un nemico più che un alleato, mentre dal fronte Pdl arriva un'altra recente dichiarazione di stima, stavolta dell'onorevole Guido Crosetto, già sottogretario alla Difesa del Governo Berlusconi: "Primo: sarà una banalità, ma Matteo Renzi è giovane. Secondo: è simpatico. Terzo: non è mai chiuso e settario, non parla solo al popolo della sinistra. Quarto: non si esprime in politichese". Sintetico ma efficace.
Ma gli attestati di stima da parte dell'opposizione sono oramai di lunga data. Era il 2010 quando Renzi si recava a Villa San Martino per avanzare richieste a favore della sua città intercedendo direttamente con Berlusconi, allora premier. In gioco c'era uno stanziamento da milioni di euro per le casse del comune di Firenze, motivazione più che sufficiente secondo il sindaco fiorentino per recarsi di persona nella tana del lupo. Un gesto contestato da molti all'interno del partito ma che gli ha portato grande visibilità. Il suo modo di agire al di fuori degli schemi ha portato col tempo inevitabili fratture all'interno del partito, in particolare col segretario di partito Pierluigi Bersani. L'unica soluzione plausibile per porre fine alle lotte intestine e stabilire chi possa essere il possibile candidato alle elezioni del 2013 sono dunque le primarie, che vedranno la sfida diretta dei due leader.
Un'anticipazione sulle preferenze arriva dal sondaggio commissionato all'Istituto Piepoli da Sky TG24, reso noto il 5 settembre scorso: in base a tale rilevazione, Renzi sarebbe alla pari con Bersani nel gradimento degli elettori del Pd, e addirittura lo supererebbe tra gli elettori più generalmente orientati verso il centro-sinistra. Ma la corsa alla primarie è lunga e si compone di due fasi: la prima a cui possono accedere solo gli iscritti al partito, la seconda tutti gli elettori. Saranno quindi gli elettori a decretare la leadership del Pd e non il contrario, come è spesso avvenuto in altri casi, quali il Pdl (dove il partito stabiliva chi mettere a capo di cosa, per intenderci). Sondaggi a parte, nell'era in cui il popolo web regna sovrano, la sfida si giocherà a suon di tweet. C'è da scommetterci.


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