venerdì 7 settembre 2012

Calì, segretario del Sindacato dei medici: “La riforma della Sanità è una bufala”


Calì, segretario del Sindacato dei medici: “La riforma della Sanità è una bufala”

di Michael Pontrelli
Il Consiglio dei ministri ha finalmente approvato la riforma della Sanità. Il decreto è stato stravolto rispetto alla versione iniziale. Alcune delle novità annunciate dal ministro Balduzzi sono state infatti cancellate o annacquate: le bibite gassate non saranno più tassate e la distanza tra le sale giochi e le scuole è stata ridotta da 500 a 200 metri. Nel provvedimento compare però una importante riforma dei medici d base. Il ministro della Sanità con orgoglio ha parlato di una assistenza h24, 7 giorni su 7. La novità ha colto di sorpresa gli italiani e in tanti si chiedono se tutto ciò abbia un senso e se davvero sia realizzabile. Abbiamo posto queste domande a Salvo Calì, segretario generale dello Smi, il Sindacato dei medici italiani.

Segretario, come giudica la riforma Balduzzi dell’assistenza medica di base? 
“Una bufala. In primo luogo molte delle cose annunciate dal ministro, come le aggregazioni fra medici, sarebbero possibili già con le norme esistenti. In secondo luogo per realizzare una assistenza h24, 7 giorni su 7 è necessario superare due ostacoli non banali. Il primo è la modifica della convenzione esistente ovvero dell’accordo tra lo Stato e i medici di base che non sono dipendenti pubblici ma liberi professionisti. Il rinnovo della convenzione è un processo lungo che non vedrà la luce prima di diversi anni. Le trattative inizieranno all’inizio del 2014 e non termineranno prima della fine di quell’anno. Successivamente l’accordo dovrà essere essere declinato dalle Regioni, a cui spetta la competenza in materia sanitaria. Teoricamente questa seconda fase dura sei mesi ma pochissime Regioni rispettano questi termini. Nella migliore delle ipotesi solamente alla fine del 2015 la proposta del ministro Balduzzi potrebbe vedere la luce. Secondo aspetto fondamentale è poi quello economico. Il governo ha precisato che la riforma sarebbe a costo zero. Mi chiedo come sia possibile fare a costo zero una operazione che richiede la realizzazione di strutture complesse per essere in grado di proporsi come alterna valida al pronto soccorso".

Fino ad ora lei ha parlato delle difficoltà realizzative della riforma. Ma le chiedo: è utile? 
"Senza ombra di dubbio bisogna riorganizzare il sistema dell’urgenza. Una soluzione potrebbe essere quella di migliorare l’attuale sistema di assistenza h24 ma a mio avviso la risposta più importante che dobbiamo dare è quella alla cronicità perché spesso l’emergenza è figlia di una cattiva gestione di un paziente cronico che finisce al pronto soccorso perché non ha risposte adeguate nel territorio. I principi dell’aggregazione funzionale e organizzativa dei medici di famiglia sono positivi. Incasellarli meglio nel territorio va bene, ma servono anche norme centrali che rendano uniforme il sistema Sanitario nazionale. Quest’ultimo aspetto è diventato un problema con il passaggio delle competenze alle Regioni".

Monti ha affermato che la riforma introduce un miglioramento della meritocrazia nelle nomine sanitarie e di un restringimento dell’influenza della politica. Condivide questa valutazione? 
“Le novità introdotte, per esempio nella nomina dei primari, sono positive ma non sufficienti, sono un pannicello caldo. Alla fine il potere resta nelle mani della politica in quanto il direttore generale risponde al governo regionale. A cascata dal direttore generale dipendono la nomina del direttore sanitario, di quello amministrativo e dei primari. Purtroppo la regionalizzazione ha messo in mano alle forze politiche locali la Sanità più di quanto lo fosse in passato. Per superare davvero il problema bisognerebbe affidare ad una autorità terza, meglio ancora se internazionale, la selezione delle liste dei candidati. La politica a questo punto continuerebbe ad applicare le sue logiche spartitorie ma almeno verrebbe garantita la nomina di persone competenti”.

Come già capitato nelle riforme precedenti il governo è stato costretto a compiere numerosi passi indietro. Dal decreto è scomparsa la tassazione delle bibite gassate e il limite tra le scuole e le sale giochi è stato ridotto. Come ha accolto queste modifiche? 
“Io penso che il proibizionismo faccia a pugni con la Storia. Quello che bisognerebbe davvero fare è lavorare sulla prevenzione dei cattivi comportamenti come le abitudini alimentati scorrette o il vizio del gioco. Aggiungo anche che c’è stata molta ipocrisia. Se al governo sta davvero a cuore la qualità del cibo perché il ministro Balduzzi non ha ordinato una ispezione sulla qualità dei pasti che vengono serviti negli ospedali o nelle mense?”

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