sabato 25 agosto 2012

Antonio Turri: l’omicidio di Marino potrebbe innescare una guerra senza fine


La spietata analisi del presidente dell’associazione «I cittadini contro le mafie»
«E’ l’inizio di una mattanza»
Antonio Turri: l’omicidio di Marino potrebbe innescare una guerra senza fine
«DA Roma a Nettuno ,da Aprilia a Terracina i conti
dei clan si regolano a colpi di pistola». È il commento di Antonio Turri, presidente dell’associazione «I
Cittadini contro le mafie e la corruzione», appresa la
notizia dell’esecuzione del boss Gaetano Marino:
«Perchè stupirsi di questa ennesima esecuzione
mafiosa in una città del Lazio?», si domanda provocatoriamente Turri che prosegue: «Da trent’anni le
mafie hanno stabilito il oro avamposti operativi nel
basso Lazio e a Roma. Lo scorso 24 luglio, in pieno
centro ed in pieno giorno a Nettuno un commando,
probabilmente delle locali famiglie mafiose che
inquinarono quella amministrazione comunale, hanno ucciso in un agguato Modestino Pellino, 45 anni,
uomo di punta del clan napoletano dei Moccia per
regolare i conti e per far comprendere ai ‘v iv i ’ chi
comanda su quel territorio: cioè le famiglie calabresi
che da anni inquinano economia e politica dell’area.
Ad Aprilia, città fortemente condizionata dalla criminalità organizzata calabrese, siciliana, campana,
albanese, rumena ed autoctona, solo cinque giorni fa
veniva ritrovato gettato in
una discarica abusiva nella periferia della città, il
cadavere del 34enne rumeno Cristian Vasilu, assassinato con quattro coltellate. Oggi il farwest a
Terracina, terra dei clan
della camorra di Giugliano in Campania, terra del
clan Mallardo che investe
nel ciclo del cemento e
ne ll ’acquisto di grandi
aziende agricole sull’asse
via Flacca, via pontina, Roma Eur». Secondo Turri
«questo omicidio del boss dei boss degli scissionisti
napoletani è il probabile avvio di una nuova sanguinosa guerra di mafia. I boss campani, calabresi e
siciliani soggiornano stabilmente sulle spiagge dorate del Circeo e lungo il litorale romano, acquistano
ville lussuose e dimorano negli alberghi più esclusivi
di Ponza e Ventotene e
quando non tentano di
comprarsi tutto quello
che c’è da comprare continuano a gestire i loro
affari. Se invadono territori ed ambiti criminali
altrui, muoiono ammazzati». In questo senso, osserva Turri, non cofortano «i tagli operati a Dia e
reparti operativi delle forze di polizia sul territorio,
dal governo tecnico Monti. sarà probabile una mattanza che potremmo aspettarci nei prossimi mesi e che potrebbe riguardare un
confronto armato tra le diverse consorterie criminali
della capitale. Complice in questo caso la crisi che
a differenza di quanto sostengono alcuni, in determinati ambiti criminali, non favorisce accordi tra i
boss».

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