venerdì 3 luglio 2015

NEL 2014 DA FONTI RINNOVABILI IL 59% DELLA NUOVA POTENZA ELETTRICA MONDIALE

NEL 2014 DA FONTI RINNOVABILI IL 59% DELLA NUOVA POTENZA ELETTRICA MONDIALE
Il 2014 sarà ricordato come un anno storico nel cammino verso la decarbonizzazione dell'economia mondiale. Per la prima volta, come sottolineato anche dal recente report IEA, le emissioni di gas serra sono rimaste ferme, mentre il PIL mondiale aumentava, del 3%, e crescevano anche i consumi di energia, dell'1,5%. Il merito è della grande crescita delle rinnovabili avvenuta in questi anni e proseguita anche nel 2014.
L'anno scorso le fonti pulite hanno rappresentato il 59% della nuova potenza elettrica netta installata nel mondo. Per il quinto anno di fila si è investito di più in rinnovabili che in fonti convenzionali e nel 2014 le risorse destinate alle rinnovabili elettriche sono state più del doppio degli investimenti in termoelettrico da fossili. Si sono aggiunti 135 GW di capacità da fonti innovabili, che hanno portato il totale a 1.712 GW, con una crescita dell'8,5% rispetto al 2013.
A ricordarcelo è il nuovo "Renewables Global Status Report" di Ren21, giunto alla decima edizione (allegato in basso). Le rinnovabili, vi si legge, a fine 2014 contavano per il 27,7% della potenza elettrica mondiale, soddisfacendo il 22,8% della domanda elettrica e (dato 2013) il 19% di tutti i consumi energetici. I posti di lavoro diretti e indiretti legati all'energia pulita nel mondo sono di circa 7,7 milioni (come da ultimo report Irena).
A spingere le fonti pulite, i prezzi in calo e il fatto che un numero sempre maggiore di Paesi le promuove: il novero delle nazioni con obiettivi sulle rinnovabili è passato da 48 nel 2004 a 164 nel 2014, con 20 Paesi che si sono aggiunti nel solo 2014.
La crescita maggiore ha riguardato il fotovoltaico, che nell'ultimo decennio si è moltiplicato per 48, dai 3,7 GW del 2004 a 177 GW nel 2014, mentre l'eolico è salito nello stesso periodo di 8 volte da 48 a 370 GW.
Lo "storico disaccoppiamento" tra crescita economica ed emissioni di CO2 si deve in massima parte al boom delle rinnovabili in Cina, nazione che pesa per il 63% degli investimenti in rinnovabili dei Paesi in via di sviluppo. La Cina è prima al mondo come risorse dedicate alle rinnovabili, seguita da USA, Giappone; Regno Unito e Germania.
Anche nella classifica della potenza elettrica da rinnovabili la Cina è in prima posizione con 433 GW, seguita da USA (185 GW), Germania (92 GW), India (76 GW), Giappone (54 GW). L'Italia è sesta con 50 GW di potenza suddivisa tra FV (18,5 GW), idroelettrico (18 GW), eolico (8,7 GW), biomasse (4 GW) e geotermia (0,9 GW).
Gli investimenti in rinnovabili a livello mondiale, mostra il report, l'anno scorso sono cresciuti del 17% sul 2013, arrivando a 270,2 miliardi di dollari, mentre, includendo il grande idroelettrico e i biocarburanti, si arriva a 301 miliardi di dollari.
Oltre che essere stati più del doppio in termini di potenza elettrica rispetto a quelli in fossili, gli investimenti in rinnovabili vengono fatti sempre di più nei Paesi in via di sviluppo, dove sono cresciuti del 36% rispetto all'anno prima. Con 131,3 miliardi di dollari i Paesi in via di sviluppo ormai sono a un passo da quelli industrializzati (138,9 miliardi di dollari) in quanto ad investimenti in fonti pulite.
Una spinta ancora maggiore alla decarbonizzazione, sottolineano da Ren21, verrebbe eliminando i sussidi alle fossili e al nucleare, che il report quantifica in 550 miliardi di dollari all'anno.
Le rinnovabili, sottolinea Irena, potrebbero fare tantissimo anche per portare l'energia a chi ancora non ce l'ha: il 15% dell'umanità, circa un miliardo di persone, ancora non ha accesso alla rete elettrica e circa il 42%, cioè 2,9 miliardi, non ha tecnologie e combustibili per cucinare senza inquinare.

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