Ddl P.a: per i concorsi importa la laurea ma anche l'ateneo da cui si proviene

Un emendamento approvato al disegno di legge traccia i primi distinguo tra università. Sindacati sul piede di guerra: "Troppo divario tra stipendi"

Redazione Tiscali

Nei concorsi pubblici a fare la differenza non sarà più solo il voto di laurea, ma potrà contare anche l'università di provenienza del candidato. Così un emendamento, appena approvato, al Ddl sulla Pubblica amministrazione, che parla di "superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l'accesso" e "possibilità di valutarlo in rapporto ai fattori inerenti all'istituzione che lo ha assegnato". I dirigenti pubblici potranno essere licenziati se privi di incarico per un certo periodo ma non basta, l'uscita dal ruolo scatta solo se prima c'è stata una sostanziale 'bocciatura' da parte dell'amministrazione. Questo il contenuto di un altro emendamento del Ddl, pure approvato, che prevede il collocamento in disponibilità "successivo a valutazione negativa".

La questione degli stipendi - Cgil, Cisl e Uil pubblico impiego hanno presentato le linee guida per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro dei dipendenti del settore pubblico, mettendo in evidenza la necessità di "riequilibrare il trattamento economico tra dipendenti e dirigenti", di "liberare la contrattazione integrativa, stanziando apposite risorse" e di "capovolgere il principio per cui viene prima l legge e poi il contratto". L'occasione per tornare a parlare di salari è stata l'assemblea di Fp Cgil, Cisl Fpl, Uil Fp e Uil Pa. L'iniziativa che si è tenuta a Roma, segue quella di Milano. La mobilitazione prevede anche una tappa domani, a Bari. I sindacati vogliono accelerare lo sblocco della contrattazione, ferma dal 2010, anche alla luce della sentenza della Consulta, che dovrebbe essere pubblicata a breve.