lunedì 7 dicembre 2015

Matteo Orfini al circolo Balduina: "Il Pd deve aprirsi a chi non fa parte del Pd". I militanti: "Non contiamo più niente nel partito"

Pubblicato: Aggiornato: 
Stampa
Se il Partito Democratico vuole vincere le prossime elezioni a Roma deve aprirsi a chi non fa parte del Partito Democratico. Anche a costo di mettere in discussione un pezzo della sua identità. Il presidente del Pd Matteo Orfini, parlando al circolo della Balduina, detta la linea che dovrà portare i dem dritti al voto in primavera, una volta chiusa la gestione commissariale del prefetto Tronca. La campagna elettorale è aperta. Nella sede Pd del XIV municipio la vicenda Marino è oramai alle spalle. I militanti, quei pochi che nei loro interventi menzionano l'ex sindaco cacciato dal Campidoglio dal suo stesso partito, non si lasciando andare a nostalgie. E anzi si mostrano tendenzialmente d'accordo con la linea assunta dal commissario Orfini.
L'interrogativo è il progetto politico. Perché quella che si apre è la campagna elettorale più difficile per i democratici di Roma da quando è nato il Pd. "Ci sono persone - dice un'iscritta al circolo - che in campagna elettorale ci dicono tante belle cose ma poi una volta elette fanno l'esatto opposto. Io oggi non so cosa sia il Pd e dove vuole andare". Chiusa l'esperienza Marino, restano sul tavolo diverse incognite: "E' stato permesso ad alcuni personaggi di far parte delle liste elettorali: come hanno fatto a non vedere certe cose? - chiede un militante - Dobbiamo evitare che un domani vengano ripetuti gli stessi errori, ma nel Pd non c'è una riflessione su questo punto".
Di certo il Pd sta vivendo un "periodo travagliato", per usare le parole del commissario Pd del XIV Municipio Angelo Argento. C'è urgenza di chiarimenti. Su due fronti: prima di tutto sulle responsabilità politiche nell'inchiesta Mafia Capitale: "Una vicenda che è emblematica: l'inchiesta ci ha colto di sorpresa. E i cittadini ce ne chiederanno conto in campagna elettorale", dice il consigliere municipale Julian Colabello.
orfini
Ma c'è anche il capitolo della militanza, la fuga dai circoli con il calo degli iscritti in alcuni casi anche vistoso. Quale ruolo hanno oggi i militanti nelle decisioni che il Partito Democratico assume? "E' sbagliato affrontare il tema del rilancio del Pd nell'ottica del 'vogliamoci bene' - dice Francesca - Noi iscritti non siamo coinvolti per niente, non contiamo più nulla. I nostri iscritti alla Balduina sono calati del 50 per cento ('un po' di meno' la corregge il segretario di sezione), mentre vediamo tante persone che ci hanno dato il loro voto pur non essendosi mai iscritte al Pd. Diciamoci la verità: molti ci votano perché non vedono alternative".
Il modello del Pd romano non ha funzionato. "Ci stiamo raccontando tante belle parole ma intanto la gente ci sta lasciando - dice Sandra - E ora siamo oramai a ridosso delle elezioni. Questa discussione andava fatta illo tempore, ora pare che Renzi sia già convinto di perdere Roma. Io sono una portatrice d'acqua, voglio aiutare il Pd in questo compito, ma bisogna lavorare in maniera organizzata: invece nei circoli vedo molta disorganizzazione".
Ma che quel modello vada cambiato ne è convinto anche il commissario Orfini: "Noi abbiamo un problema enorme, qui come in tutta Italia, di un partito che non è in grado di rappresentare neanche i suoi elettori. Abbiamo una comunità di iscritti diversa dalla comunità dei nostri votanti". Due comunità che vanno unite, ricongiunte, anche a costo di mettere in discussione un pezzo di del nostro modo di essere, sostiene Orfini. "Molti giovani ci votano ma non si iscrivono al Pd. E questo riguarda tante categorie sociali e geografiche che trovano le modalità interne al Pd respingenti e per questo non ci frequentano, e ci evitano in alcuni casi".
Per Orfini la soluzione sta in una mutazione del Partito Democratico nel suo rapporto con l'esterno. "In un film di qualche anno fa, The Village, c'era una comunità chiusa che pensava che oltre le barriere non ci fosse nulla o ci fossero mostri. Ecco noi abbiamo finito per essere questa roba qui, discutiamo solo tra noi, replicando il dibattito nazionale nei circoli".
Nuove "interlocuzioni", questo serve al Pd. "Se vogliamo competere alle prossime elezioni - dice Orfini - abbiamo bisogno di un partito che sappia includere ed aprirsi a chi in questo partito non c'è ancora ma potrebbe entrarci. Non dobbiamo guardare solo ai nostri equilibri interni, dobbiamo aprire a persone in carne e ossa, pezzi di società, esperienze: questa deve essere la stella polare del lavoro dei prossimi mesi".
Il presidente del Pd però non si riferisce ad esponenti politici, quando parla di nuovi ingressi. "Parlo del mondo dell'associazionismo - spiega ad HuffPost - parlo del mondo della cultura, parlo di esperienze di qualità, non di mettere dentro la qualunque". Se anche il candidato sindaco possa arrivare da questi mondi, esterni al Pd, però è presto per dirlo. "Ne riparliamo a gennaio, manca poco".
Un militante tira in ballo la convention di Francesco Rutelli all'auditorium Roma Eventi, dove c'erano un po' tutti (da Fassina a Marchini, da Gabrielli a esponenti di Forza Italia e Ncd, e dove "il Pd si è presentato in massa. Ma così si rifà l'errore del passato: quello di istituire un comitato elettorale permanente senza mettere al centro i temi". "Ritengo positiva l'iniziativa di Rutelli - replica Orfini - ma il Pd non deve fare quello: non deve prendere in affitto una sala convegni per far parlare esponenti della società. Deve prima costruire un progetto attorno al quale far emergere esperienze anche esterne al Pd". Quanto a Marchini, in passato corteggiato dalla sinistra, Orfini è lapidario: "I romani lo hanno già giudicato alle passate elezioni".

Nessun commento:

Posta un commento