venerdì 30 novembre 2012

PROVINCIA DI LATINA CON L’ACQUA «MALATA». REFLUI NEI CORSI D’ACQUA E RIFIUTI LUNGO GLI ARGINI, LA MAPPA


PROVINCIA DI LATINA CON L’ACQUA «MALATA». REFLUI NEI CORSI D’ACQUA E RIFIUTI LUNGO GLI ARGINI, LA MAPPA
Forse questa è davvero la settimana più nera da molti anni per i corsi d’acqua interni. In pochi giorni è stato provato che una parte consistente dei reflui dei frantoi oleari della zona finisce nel lago di Fondi durante la notte. In gergo si chiamano scarichi abusivi e l’ultimo controllo ha confermato un sospetto che durava da almeno tre anni, quando un esposto di Legambiente aveva sollecitato, appunto, ulteriori controlli direttamente sui frantoi e sui quantitativi di reflui denunciati ai fini dello smaltimento imposto dalla legge per i rifiuti speciali. È una battaglia silenziosa e quotidiana, fatta di denunce anche telefoniche di contadini e residenti per cercare di salvare i canali, i fiumi più importanti e persino il lago di Fondi, ossia i «veri» raccoglitori di reflui industriali e agricoli. Secondo stime mai confermate neppure da Coldiretti, quasi la metà dei reflui dei frantoi che stanno lavorando in queste settimane finisce nei corsi d’acqua anziché presso gli stabilimenti autorizzati al trattamento dei reflui e dei fanghi industriali. E ci sono almeno due conseguenze economiche oltre al palese inquinamento ambientale perseguibile come reato. I reflui nei fiumi e nei canali vanno ad appesantire il lavoro degli impianti di depurazione che hanno capacità per lo smaltimento delle acque civili; la successiva bonifica, quando si riesce ad ottenerla, va a sua volta carico dei Comuni o del Consorzio. Le denunce per inquinamento ambientale si sono moltiplicate nell’ultimo anno ma è attraverso procedure indirette che si risale alle vere cause dello stato di salute (pessimo) in cui si trovano molti torrenti e canali interni. È quanto accaduto a Prossedi per il Rio Serrapica che ha contaminato il fiume Amaseno e dopo una lunga serie di riscontri si è riusciti a risalire ai responsabili oggettivi; tra gli indagati il primo cittadino di Prossedi, Franco Greco, per le omissioni di questi ultimi anni in materia di tutela e depurazione delle acque che attraversano il territorio comunale. L’ARPA Lazio monitora in via ordinaria il fiume Amaseno presso la stazione di prelievo che ricade nei confini di Roccasecca dei Volsci.
L’ESPOSTO
L’ultima denuncia sulle condizioni di molte sponde dell’Ufente è stata depositata ieri da Pontina Ecologia. «Ci sono ancora discariche e roghi lungo la Migliara 49 - si legge nell’esposto - compresa tra il fiume Ufente e via del Murillo; ci sono cumuli di rifiuti abbandonati, speciali, tossici e nocivi come è da tradizione nella zona SIC-ZPS adiacente ai Gricilli. Si chiede di verificare la tipologia dei rifiuti e quindi di procedere al più presto alla loro rimozione». Nella stessa zona era stata scoperta una discarica di rifiuti tossici e nocivi dalla Guardia di Finanza il 21 settembre scorso.
LUOGHI
SETTEMBRE 2012 amianto & C.
Lo scorso mese di settembre la Guardia di Finanza ha individuato discariche abusive con presenza di lastre di amianto lungo le sponde dell’Ufente nel territorio di Pontinia e ha avviato le indagini per risalire ai responsabili.
NOVEMBRE 2012 nel lago di Fondi
Dieci giorni fa da un controllo quasi di routine arriva la conferma che una quantità ancora non precisa di reflui dei frantoi del comprensorio Monte San Biagio-Fondi-Itri finisce direttamente nel lago di Fondi.
Novembre 2012 l’Amaseno
Questa settimana si è chiusa la prima parte dell’inchiesta sull’inquinamento del fiume Amaseno legato a quello del torrente Serrapica, indagato il sindaco di Prossedi per i ritardi e le omissioni nella depurazione.
GLI ERRORI. DOVE NON ARRIVANO I DEPURATORI, IL CASO DEL RIO SERRAPICA
di Elisa Fiore
Si allarga a macchia d’olio l’inchiesta sull’inquinamento dei corsi d’acqua nel territorio dell’Amaseno.
Da ieri, dopo l’iscrizione del sindaco di Prossedi Franco Greco nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Latina per concorso in danneggiamento delle acque del rio Serrapica che confluiscono nel fiume Amaseno, l’indagine condotta dagli agenti del NIPAF del Comando Provinciale di Latina e dei Carabinieri di Prossedi si sta orientando anche verso altri territori.
Infatti sarebbe stata evidenziata la presenza di scarichi fognari in un rio che si riallaccia al fiume Amaseno, sul versante est del territorio di Pisterzo.
Anche in questo caso gli uomini del Nucleo Investigativo Provinciale di Polizia Ambientale e Forestale di Latina ed i Carabinieri di Prossedi starebbero cercando di capire se vi siano allacci abusivi sulla condotta e quanti siano gli scarichi diretti che porterebbero le acque fognarie direttamente al fosso che s’immette nell’Amaseno senza alcun tipo di trattamento depurativo.
Sul rio Serrapica gli agenti del NIPAF, comandati dal dirigente Filadelfo Maglitto, avevano effettuato un riscontro documentale percorrendo i boschi della frazione Colli, e risalendo il rio Serrapica dove avevano scattato foto, scoperto tubi fognari a cielo aperto, direttamente convogliati nel rio e ad altri allaccianti alla rete fognaria.
Da qui l’invito all’ARPA Lazio per i necessari riscontri.
I liquami colmi di colibatteri e streptococchi infatti non sono mai stati convogliati verso quel depuratore che le amministrazioni che si sono succedute, dal 1990 ad oggi non sono riuscite a realizzare, interrompendo peraltro i lavori di irregimentazione delle acque nonostante avessero ottenuto anche i fondi regionali per realizzare le opere. Il Consorzio degli Aurunci nel 1995, e più recentemente Acqualatina nel 2009, hanno riproposto il problema ma ad oggi non sarebbe stata ancora redatta la variante al piano regolatore necessaria al gestore del servizio idrico integrato per realizzare l’impianto di depurazione; dall’altra, invece, la soluzione progettuale proposta dalla pubblica amministrazione locale sarebbe avvenuta fuori da un preciso contesto normativo, sulla scorta di un’ordinanza sindacale indifferibile ed urgente, senza il necessario supporto tecnico-amministrativo che la legittimasse.
FOSSI «ILLEGALI». E A SEZZE VIETATA L’IRRIGAZIONE
Sono tre le ordinanze con cui il sindaco di Sezze, Andrea Campoli, ha ribadito nel corso di questi ultimi tre anni il divieto d’uso a fini irrigui delle acque del fosso Brivolco e del fosso Venereo. Due, quelle sul Brivolco, una sul Venereo, le cause appaiono sempre le stesse e da decine di anni i sindaci sembrano essersi esercitati nel verificare sistematicamente come proprio quei corsi d’acqua fossero stati avvelenati dalla presenza di scarichi inquinanti.
Nel fosso Brivolco, come ormai a tutti noto, vengono convogliate la acque del depuratore dei Casali. Acque che sostanzialmente non sono trattate e quindi per buona parte disperse direttamente lungo il corso dell’antico fosso di raccolta delle acque piovane posto alle pendici dei Lepini e che a sua volta si getta nel fiume Ufente. Un fiume utilizzato dagli agricoltori per irrigare i campi. Stessa sorte per il fosso Venereo che già con il sindaco Lidano Zarra fu oggetto di una prima ordinanza nell’ottobre del 2005, perché all’interno del corso d’acqua che s’immetteva nel Cavata era stata riscontrata la presenza di salmonella di specie potenzialmente patogene per la salute dell’uomo.
RESPONSABILITÀ
Il fiume Amaseno ha gravi problemi di inquinamento in massima parte derivanti dalle condizioni in cui si trovano alcuni affluenti. L’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente esegue monitoraggi costanti ma su una sola stazione di prelievo in territorio di Roccasecca dei Volsci.

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