venerdì 8 gennaio 2016

Schengen sotto pressione dopo il ripristino dei controlli alle frontiere di Svezia e Danimarca.

Schengen sotto pressione dopo il ripristino dei controlli alle frontiere di Svezia e Danimarca. L'Ue convoca una riunione con la Germania

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Sotto pressione. Gli accordi di Schengen che regolano la libera circolazione di merci e cittadini sul suolo europeo vivono giorni difficili. Ieri Danimarca e Svezia hanno comunicato la loro decisione di ristabilire i controlli alle frontiere in risposta al crescente flusso di migranti. Un atto che non è affatto piaciuto a Berlino: attraverso le parole di Martin Schafer, portavoce del ministero degli Esteri tedesco, la Germania ha denunciato il pericolo di vedere Schengen, considerato un caposaldo della comunità europea, fatto a pezzi da prese di posizioni unilaterali.
L'Ue ha deciso quindi di correre ai ripari: il commissario agli Affari interni e all'immigrazione Dimitris Avramopoulos ha invitato i rappresentanti dei governi di Svezia, Danimarca e Germania per "coordinare al meglio la gestione comune della pressione migratoria" per mercoledì nella capitale belga. Nella formula istituzionale usata dal portavoce dell'esecutivo di Bruxelles Margaritis Schinas emerge tutta la preoccupazione dell'Ue per i provvedimenti presi dai due paesi del nord Europa.
La Germania nell'arco di poche ore ha espresso più volte il suo disappunto. Il ministro degli Esteri Frank-Walter Steinmeier vede in pericolo la libertà di circolazione in Europa: "Spero di no, ma vedo bene il pericolo", ha risposto a una specifica domanda della Bild, che pubblica oggi una lunga intervista. "In Europa dobbiamo mirare tutti allo stesso scopo", ha aggiunto Steinmeier, "trovare una soluzione europea per il flusso di profughi e proteggere le nostre frontiere esterne dell'Ue".
"Schengen è sotto pressione. Stiamo lavorando per riportare la situazione alla normalità attraverso una serie di misure. Ma nessuno ha la bacchetta magica", ha fatto seguito il portavoce della Commissione Ue Schinas. Per la salvaguardia dell'area di libera circolazione occorre "un efficace controllo delle frontiere esterne".
Alla riunione di domani a Bruxelles sono stati invitati il ministro svedese all'Immigrazione e alla Giustizia, Morgan Johansson, la danese all'immigrazione e integrazione Inger Stojberg e il segretario di Stato agli Affari interni del governo tedesco, Ole Schroeder.
Nel frattempo, la Commissione ha avviato "un esame approfondito" sulle decisioni annunciate ieri dalla Svezia, ovvero l'introduzione di "controlli obbligatori dell'identità" di coloro che entrano nel paese attraverso "tutti i mezzi di trasporto", per verificare se tali decisioni sono coerenti con le norme europee. A una prima valutazione, ha spiegato la portavoce Tove Ernst, sembrano esserci le condizioni di una "minaccia grave alla sicurezza interna" per l'afflusso "senza precedenti" di migranti e richiedenti asilo. Tale condizione è la condizione necessaria per poter derogare al principio della libera circolazione, secondo quanto previsto dall'articolo 23 del codice Schengen.
Sempre secondo una una "prima analisi" di Bruxelles i controlli alle frontiere reintrodotti ieri dalla Danimarca sono invece in linea col codice Schengen. Tuttavia tutte le misure saranno vagliate con maggiore attenzione a Bruxelles.
Le preoccupazioni crescenti hanno trovato nuova linfa anche nelle indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera secondo le quali anche l'Italia avrebbe pronto un piano per ripristinare i controlli alle frontiere con la Slovenia.
(...) la direzione Immigrazione della polizia ha predisposto un piano di intervento già consegnato al ministro Angelino Alfano. Prevede il ripristino dei controlli ai valichi terrestri e ferroviari con la Slovenia, lasciando invece libera la circolazione per quanto riguarda il traffico aereo. «Una misura straordinaria - chiariscono al Viminale - ma che diventerà operativa qualora dovessero aumentare gli ingressi e soprattutto continuare a mancare quel clima di collaborazione che era stato invece promesso nel corso dell’estate».

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