venerdì 8 gennaio 2016

La Lotteria Italia, ormai un rituale consolatorio nel Paese delle ludopatie

La Lotteria Italia, ormai un rituale consolatorio nel Paese delle ludopatie

Quella del 6 gennaio è diventata una lotteria minore. Produce una circolazione di denaro modestissima se confrontata con quella delle “lotterie istantanee"

di Giovanni Maria Bellu
La notte della Befana l’Italia si è trovata davanti al video-focolare in attesa dei numeri vincenti della “Lotteria Italia”. A celebrare il rito è stato Flavio Insinna, che è nato nel 1965. La circostanza ha qualche rilievo. Perché Insinna – e lo dimostra la enfasi con cui quotidianamente ricorda  l’appuntamento del 6 gennaio – era un bambino quando la Lotteria di Capodanno era il momento solenne della celebrazione della fortuna, una specie di festa nazionale della dea  bendata. Il “primo premio” (era di cento milioni di lire nel 1957, arrivò a dieci miliardi alla vigilia dell’avvento dell’euro) era l’unica opportunità annuale – offerta a un unico fortunatissimo vincitore – di cambiare radicalmente la propria vita.
Solo la memoria di quel tempo – oltre alla bravura dell’attore – può spiegare la convinzione con cui Insinna ogni giorno, nella sua trasmissione dei pacchi, annuncia l’evento. Perché i numeri, le nude cifre, dicono un’altra cosa. La “Lotteria Italia” è diventata una lotteria minore, marginale. Produce una circolazione di denaro modestissima se confrontata con quella delle “lotterie istantanee”, cioè dei Gratta e vinci. Questo benché continui ad avere successo, come confermano i quasi nove milioni di biglietti venduti per un incasso totale di 43 milioni di euro.
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Paiono cifre enormiSono briciole a fronte dei due miliardi e 328 milioni di tagliandi distribuiti nel 2015 dalle 59 “lotterie istantanee” attualmente attive. Poiché il prezzo medio di ciascun tagliando è di 5,33 euro, l’incasso complessivo è stimabile in una cifra superiore ai 12 miliardi. Il risultato è che se guardiamo la vicenda delle lotterie dal punto di vista dei soldi spesi dagli italiani, oggi è come se nel corso dell’anno si svolgessero 280 lotterie di Capodanno, una ogni giorno, esclusi i week end.
E’ vero. Fino a qualche tempo la “Lotteria Italia” non era la sola. C’erano quella di Viareggio (poi diventata di Viareggio e Putignano), quella di Sanremo, quella di Agnano. Ma erano “lotterie minori” fin dalla nascita. Preparavano l’attesa per il grande evento di fine anno. Vendevano qualche milioni di biglietti, pochi rispetto ai numeri che a quei tempi faceva la sorella maggiore. Nel 1998 – grazie al traino di “Fantastico” e alla popolarità di Pippo Baudo – la “Lotteria Italia” arrivò a venderne 37 milioni. In pratica tutti gli italiani adulti ne acquistarono uno. Oggi – se si divide il numero dei “Gratta e vinci” per la popolazione residente - è come se ogni italiano ne acquistasse una trentina all’anno. Neonati compresi.
Chi conosce queste cifre, prova una certa perplessità quando, nel corso degli annunci che promuovono la “Lotteria Italia”, viene ripetuto l’avvertimento rituale: “Il gioco d’azzardo può creare dipendenza ed è vietato ai minori”. In effetti è difficile comprendere come una lotteria annuale possa creare dipendenza. Ed è ancora più difficile far stare assieme questo avvertimento con la realtà dei fatti: “Il proliferare dei Gratta e Vinci – osserva Osvaldo Asteriti, avvocato e blogger da anni in prima linea nella battaglia contro il cosiddetto “gioco d’azzardo legale” - ha reso istantaneo quel processo che nelle lotterie tradizionali si sviluppava in diversi mesi, dalla messa in vendita dei biglietti al momento fatidico dell’estrazione. Con una proporzione ragionevole tra la cifra spesa, l’ammontare del premio e le minuscole possibilità di vincerlo”.
I dati attuali dicono che degli oltre dodici miliardi di incassi dei “Gratta e Vinci”, poco più del 70 per cento (quasi nove miliardi di euro) viene restituito attraverso i premi. Parrebbe una cifra considerevole. Ma qual è l’ammontare medio di questi premi? “La bellezza di 9,93 euro”, risponde Asteriti. Questo perché circa due terzi dei cosiddetti “premi” corrisponde al costo del tagliando. Non sono veri premi, ma producono un’illusione di vincita. E quasi sempre determinano l’acquisto di un nuovo tagliando, poi di un altro ancora. In definitiva, mentre vengono lanciati ammonimenti su un improbabile “rischio di dipendenza” in relazione alla “Lotteria Italia”, si è creato un sistema che favorisce l’insorgere della ludopatia attraverso la macchina infernale delle lotterie istantanee.
Se si dovesse deciderne la sorte sulla base dei soli parametri economici, anche la vecchia signora potrebbe essere mandata in pensione come le sue sorelle minori di Viareggio, Sanremo e Agnano (cancellate fin dal 2011). Viene mantenuta in vita per la forza della tradizione. E, a essere maliziosi, forse anche perché la sua antica nobiltà si riverbera sulle sue figlie fameliche. “A me fa venire in mente – commenta Asteriti – l’assistente del mago che metteva il seno in mostra per distrarre il pubblico. Alla stessa maniera il rituale annuale della ‘Lotteria Italia’ serve a distrarre gli italiani dai danni che le lotterie istantanee producono tutti i giorni”.

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