venerdì 23 gennaio 2015

Test di screening, funzionano davvero?

Test di screening, funzionano davvero?

di Brigida Stagno
Mammografia, dosaggio del Psa, ricerca del sangue occulto nelle feci, pap test, rettosigmoidoscopia, ecografia addominale, Tac spirale, o semplice esame del sangue: la scaletta dei controlli periodici scandisce il tempo nelle diverse fasce di età e in entrambi i sessi. L'obiettivo è la prevenzione di alcune malattie, come il diabete di tipo II, l'insufficienza cardiaca, alcuni tumori, quali quello della prostata, del polmone, del colon retto e della mammella. La diagnosi precoce nelle persone sane e senza sintomi favorisce infatti un intervento medico o chirurgico più tempestivo, quindi più efficace, con indubbi vantaggi sulla salute e sulla sopravvivenza.

Ma servono davvero i test di screening? E la loro esecuzione periodica è in grado di ridurre anche la mortalità?A sollevare qualche dubbio sulla loro reale efficacia nel diminuire anche il rischio di morte (almeno per alcuni di questi test, oggi proposti in adulti sani o comunque asintomatici) è la revisione da parte di alcuni ricercatori americani della Stanford University di migliaia di dati provenienti da studi pubblicati in letteratura. Secondo gli autori del lavoro, pubblicato i giorni scorsi sulla rivista "International Journal of Epidemiology", i test di screening, fatta eccezione per alcuni, riducono poco o nulla la mortalità specifica per una determinata malattia e quella complessiva dovuta a tutte le cause.

I ricercatori statunitensi sono arrivati a questa conclusione valutando 39 test (tra i quali la mammografia per la prevenzione del cancro al seno, il dosaggio del Psa per il cancro della prostata, la ricerca del sangue occulto nelle feci per il carcinoma del colon-retto), raccomandati per 19 malattie potenzialmente in grado di provocare il decesso (in particolare i tumori, ma anche il diabete di tipo II o la broncopneumopatia cronica ostruttiva) : solo con 4 test è stata riscontrata una lieve riduzione di mortalità per una certa patologia (senza alcuna riduzione della mortalità complessiva). Secondo gli autori, i test sono comunque utili, perché favoriscono la diagnosi precoce e la gestione della malattia, ma non tutti hanno un ruolo nel ridurre anche i casi di morte (se si esclude, per esempio, l'esame mammografico nelle donne sopra i 50 anni).

Al di là dei risultati della metanalisi d'oltreoceano, l'esecuzione periodica dei test di screening può essere considerata in realtà una grande conquista della Sanità pubblica, che continua a raccomandarli nelle diverse campagne di prevenzione. Il loro ruolo non è però solo quello di ridurre la mortalità (obiettivo comunque raggiunto in molti studi scientifici), ma anche di diminuire l'impatto negativo della malattia, rallentandone o bloccandone l'evoluzione e aumentando le possibilità di guarigione. Se si pensa, per esempio, alla mammografia, grazie alle tecniche diagnostiche sempre più precise e affidabili, sono aumentate le diagnosi di carcinoma mammario cosiddetto "in situ", un tumore limitato e confinato, che permette un trattamento clinico-chirurgico sempre meno aggressivo.

Nel caso del cancro del colon - retto, lo screening eseguito attraverso la ricerca del sangue occulto nelle feci e la rettosigmoidoscopia nelle persone sane e asintomatiche consente di fare la diagnosi precoce ed eliminare eventuali polipi adenomatosi (tumori ancora benigni, che con il tempo tendono però a degenerare), prima che abbiano acquisito caratteristiche pericolose.

Come ha scritto solo tre anni fa Umberto Veronesi sul sito della sua Fondazione "bisogna trovare un equilibrio fra esami e rischio di interventi evitabili, ma la posta in gioco è molto alta perché l'incidenza del cancro è in aumento, la mortalità ancora molto elevata e la terapia al momento stabilizzata. E' innegabile che negli ultimi 5-10 anni i progressi ottenuti nella lotta al cancro sono stati soprattutto nella diagnostica precoce e nella prevenzione. Ed è perciò importante che nessuno fermi questa tendenza alla anticipazione della diagnosi e alla partecipazione attiva dei cittadini alla protezione della loro salute e alla salvezza della propria vita".

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