lunedì 26 gennaio 2015

BRACCONIERI NEL PARCO AUSONI E LAGO DI FONDI: 5 DENUNCE A LENOLA

BRACCONIERI NEL PARCO AUSONI E LAGO DI FONDI: 5 DENUNCE A LENOLA
di Mirko Macaro
Mattinata movimentata, quella di sabato, tra le verdi alture lenolesi: un paziente appostamento nella boscaglia con annesso blitz; bracconieri armati fino ai denti in repentina fuga; altri andati incontro alla denuncia e con i fucili sequestrati. Cinque, due di Ceccano, gli altri di Lenola, quelli fermati e quindi deferiti dalla polizia provinciale fondana, al culmine di una specifica operazione su Monte Chiavino, all’interno del perimetro del Parco Monti Ausoni e Lago di Fondi. Almeno in quest’occasione, per i “pirati” della doppietta addio alla programmata caccia al cinghiale.
Gli agenti tenevano da diverso tempo sott’occhio quella porzione d’area protetta, tra le zone più prese di mira – letteralmente – dai bracconieri. Il tempo di rendersi conto di quanto avveniva, studiare movimenti ed abitudini dei vari “intrusi”, poi via all’operazione. Iniziata alle 2 di notte, quando due squadre del distaccamento di Fondi della provinciale si sono portate sul monte, verso gli 800 metri. Ore ed ore all’addiaccio, in fervida attesa, nascoste nel fitto lecceto di quelle parti. Infine, a giornata ormai iniziata, quando erano circa le 21, l’entrata in azione. Resisi conto dell’arrivo dei predatori con fucili e stivali, gli agenti hanno incominciato a scendere Monte Chiavino, fino ad arrivare, in località Macchie, all’individuazione di uno dei due distinti gruppi che si erano dati appuntamento per la battuta illegale. Occhi sbarrati e fuggi fuggi generale, alla vista delle divise. Alla fine, un gruppo è riuscito a svanire nel nulla, l’altro è stato messo alle strette e per buona parte bloccato: delle almeno otto persone che lo componevano, sono state cinque, come anticipato in apertura, quelle finite nella rete, con altrettante armi sequestrate, tra carabine e fucili automatici. Uomini partiti per fare i predatori, ma che si sono ritrovati prede. E, nonostante non siano stati colti a sparare, con sul groppone una denuncia per l’esercizio della caccia in un’area protetta. Un’abitudine peraltro comune a molti, secondo le forze dell’ordine. “A danno dei cacciatori che rispettano le regole, che poi sono la maggioranza e spesso si dimostrano collaborativi”, spiega una fonte.

Chiusa l’operazione di sabato, ora è conto alla rovescia: tali servizi di prevenzione e repressione, a tutela dell’ecosistema dei parchi e della loro fauna selvatica, continueranno ad ampio raggio.

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