mercoledì 14 gennaio 2015

Quirinale, Napolitano si è dimesso, prima votazione il 29

Quirinale, Napolitano si è dimesso, prima votazione il 29


di Roberto Landucci
ROMA (Reuters) - Con la formalizzazione delle dimissioni di Giorgio Napolitano si è avviata la delicata fase politica della sua successione.
La presidente della Camera Laura Boldrini ha comunicato questa mattina che il Parlamento sarà convocato in seduta congiunta integrato da 58 rappresentanti delle Regioni per l'elezione del successore il 29 gennaio alle 15.
Napolitano, 90 anni a giugno, aveva già preannunciato che avrebbe lasciato l'incarico in anticipo, a conclusione del semestre italiano di presidenza dell'Unione europea.
L'ormai senatore a vita ha firmato le sue dimissioni questa mattina alle 10,35, ha reso noto il Colle.
Il segretario generale del Quirinale, Donato Marra, ha quindi provveduto a darne ufficiale comunicazione ai presidenti del Senato e della Camera e al premier Matteo Renzi che ha convocato una breve riunione del consiglio dei ministri per informare il governo.
Napolitano, accompagnato dalla moglie Clio, ha lasciato il palazzo del Quirinale poco dopo le 12 per recarsi nella sua abitazione privata nel vicino quartiere Monti.
Quasi contemporaneamente il presidente del Senato Pietro Grasso si è trasferito negli uffici di palazzo Giustiniani dove sono stati allestiti gli uffici del presidente della Repubblica supplente.
UNA DIFFICILE SUCCESSIONE
La scelta del successore metterà alla prova la leadership di Renzi che dovrà essere in grado di far eleggere il proprio candidato.
I mercati temono uno scenario tipo Grecia con il ricorso al voto anticipato.
"Stavolta non possiamo fallire", ha detto il segretario del Pd alla presentazione di un libro ricordando che le forze politiche "l'altra volta non hanno brillato".
Dopo le elezioni politiche del febbraio 2013 dalle quali non era uscita una netta maggioranza, il Parlamento non fu in grado di eleggere i due candidati proposti dall'allora capo del Pd Pier Luigi Bersani.
Uno di questi, l'ex premier e presidente della Commissione europea Romano Prodi, viene ancora citato come uno dei possibili candidati ma i giochi sono del tutto aperti.
Altri politici che potrebbero entrare nella partita sono Pier Carlo Padoan, Walter Veltroni, Sergio Mattarella e Anna Finocchiaro.
Renzi ha ricordato questa mattina che nel 2013 ci furono numerose pressioni sui grandi elettori anche "qualcuna su twitter" e che questa volta invece non ci si dovrà "far spaventare".
Nelle prime tre votazioni servono i due terzi (cioè 673) dei 1.009 elettori mentre dalla quarta servirà la maggioranza assoluta di 505 voti. Renzi ha "scommesso" su una elezione al quarto scrutinio.
Il Partito democratico può contare su circa 450 grandi elettori.

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