martedì 28 maggio 2013

NEL «LUOGO» DEGLI INCENDI. L’AREA INDUSTRIALE DI MAZZOCCHIO FUORI CONTROLLO

NEL «LUOGO» DEGLI INCENDI. L’AREA INDUSTRIALE DI MAZZOCCHIO FUORI CONTROLLO
di G. D. M.
Nell’agro aversano e a ridosso di Napoli hanno ribattezzato «terra dei fuochi» il luogo in cui ogni notte scoppia un incendio e brucia rifiuti speciali producendo diossina e altre sostanze tossiche che aumentano il rischio per la salute dei residenti in una zona in cui l’ambiente è già ampiamente compromesso. In provincia di Latina, invece, è ancora «terra di nessuno» la ormai dismessa area industriale di Mazzocchio dove pure a cadenza stretta si verificano terribili incendi di rifiuti speciali e tutto si muove al di sotto delle attenzioni di NOE e Procura ma col solo allarme di un’associazione ambientalista locale. Trecento ettari di terreni agricoli «regalati» al sogno industriale che nel giro di venti anni è diventato un incubo. Appena sono finiti gli incentivi della Cassa per il Mezzogiorno per quel comprensorio è finito ogni serio investimento industriale ma in compenso è rimasta la competenza del Consorzio di emanazione regionale che non riesce nemmeno a tenere lontani i cumuli di rifiuti, appunto, illegali che continuano ad aumentare e con essi i roghi tossici. L’ultimo appena una settimana fa. Il destino prossimo venturo di questo comprensorio è presto detto: ospiterà la più grande centrale a biomasse della provincia, nonostante l’allarme e l’opposizione di cittadini e comitati; e intanto ospita già uno stabilimento di trattamento dei rifiuti che ha fatto registrare non pochi problemi in passato. Da grande opportunità di sviluppo industriale a grande discarica non autorizzata di rifiuti di ogni genere che ogni tanto bruciano. I «sospetti» su chi scarica questo genere di immondizia nella vecchia area industriale sono caduti sui cittadini che avrebbero sostituito la raccolta differenziata e l’uso delle isole ecologiche con questa zona abbandonata e fuori controllo. Ma in realtà la quantità è tale da lasciare spazio ad altre ipotesi. Soprattutto non si spiegano i roghi frequenti né l’assenza di una qualunque indagine, pur minima, da parte di ASL e ARPA sulle condizioni dell’aria, dei terreni e delle falde acquifere circostanti.

Su una parte delle aree industriali dismesse l’amministrazione provinciale aveva redatto negli anni scorsi un piano di recupero che prevedeva, tra le altre cose, il tentativo di rimettere sul mercato alcuni impianti destinandoli ad uso artigianale o commerciale. l’andazzo che è prevalso dopo è stato invece quello di trasformare alcune zone in pezzi di territorio completamente abbandonati dove è, appunto, possibile lasciare rifiuti senza rischiare di essere scoperti. Nella stessa zona, inoltre, sono stati trovati anche fanghi stoccati illegalmente ad ulteriore riprova del fatto che forse proprio questo luogo è stato scelto come terra di scorribande per trafficanti di rifiuti.

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