sabato 4 maggio 2013

APPLICARE IL REFERENDUM ACQUA


APPLICARE IL REFERENDUM ACQUA
di Alex Zanotelli
Il 24 aprile, Giornata mondiale delle ripubblicizzazioni, abbiamo voluto celebrare insieme (Comitati campani dell’acqua e Comune di Napoli), nella splendida cornice di Castel dell’Ovo, la nascita di ABC (Acqua Bene Comune)-Napoli. Lo abbiamo fatto in un’intensa giornata di studio con la presenza sia dei comitati acqua coordinati da Consiglia Salvio, sia del Comune rappresentato dal sindaco, nonché dal presidente di ABC (Ugo Mattei e dall’ex-assessore all’Acqua Alberto Lucarelli).
«Napoli è l’unica grande città in Italia – così ha aperto i lavori il sindaco Luigi De Magistris – ad aver obbedito al Referendum». Grazie infatti alla forte pressione del Comitato acqua, il Comune di Napoli ha deciso di trasformare l’azienda che gestisce la propria acqua, Arin S.p.A., trasformandola in ABC-Napoli, azienda speciale che per sua natura, non può fare profitto. È quanto prevede il referendum del 2011, che ha sancito che non si può fare profitto sull’acqua.
Berlusconi e Monti contro il referendum
Purtroppo sia il governo Berlusconi che il governo Monti hanno totalmente ignorato il referendum. Anzi il governo Berlusconi ha tentato di ripristinare l’obbligo della privatizzazione dei servizi pubblici locali, per fortuna, bollato dalla Corte Costituzionale perché contrario all’esito referendario. E sotto il governo Monti, in dicembre, l’Authority dell’energia e gas ha reintrodotto il principio del profitto sulle tariffe dell’acqua, prontamente sconfessata dal Consiglio di Stato sempre in nome del referendum. È una dura lotta questa, in difesa della gestione pubblica dell’acqua.
Per questo ci è sembrato importante celebrare la straordinaria vittoria ottenuta a Napoli. Da una Napoli, ritenuta “monnezza” da tanti in Italia, viene invece un luminoso e lungimirante esempio di come gestire “sorella acqua”, con la partecipazione della cittadinanza attiva sia nel consiglio di amministrazione come nel comitato di sorveglianza di ABC. Solo così, recuperando il controllo dei beni fondamentali coma acqua, aria, energia, terra, si potrà parlare di vera democrazia. La strada è lunga.
Segni di speranza
Ma ci sono segni di speranza che nascono sempre dal basso. Comuni come Reggio Emilia, Piacenza, Torino, Pistoia, Palermo si stanno lentamente muovendo verso la gestione pubblica dell’acqua. Piccoli comuni come Roccapiemonte (Salerno) stanno resistendo all’abbraccio mortale delle aziende private come la Gori.
Per questo da Napoli rilanciamo con forza la Campagna di Obbedienza Civile per il rispetto dell’esito del secondo quesito referendario che chiedeva di eliminare la rimunerazione del capitale investito (obbedienzacivile.it). Sarà un impegno molto duro perché ci scontriamo con i veri poteri di questo Paese e dell’Europa: i poteri economico-finanziari. Ancora più duro sarà l’impegno in Europa, in particolare a Bruxelles che è sotto un‘enorme pressione delle multinazionali dell’acqua da Veolia a Coca-Cola, da Suez alla Pepsi, perché dichiari l’acqua una merce. «Il mercato globale privato – afferma O. Hoedeman di Ceo, nel suo studio Poisoned Spring – è interamente dominato dai giganti europei dell’acqua e la Commissione Europea ritiene suo compito assistere all’espansione di queste multinazionali».
Una battaglia europea
Infatti il 14 novembre scorso, la Commisssione Europea ha approvato il Piano di azione per la salvaguardia delle risorse d’acqua d’Europa che considera l’acqua come «capitale naturale» e invita a monetizzare il capitale idrico e i suoi servizi, e a recuperare i costi totali di produzione, profitto compreso. È questa «la bibbia» che guiderà la politica europea per i prossimi anni: è la resa all’Europa dei mercati, alla finanza, alle banche. L’acqua sta diventando uno degli obiettivi della speculazione finanziaria, anche perché, con il surriscaldamento globale, diventerà l’elemento più prezioso: l’oro blu.
Per questo rilanciamo con forza da Napoli l’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) promossa dai sindacati europei dei servizi pubblici (EPSU) per chiedere il diritto all’acqua per tutti i cittadini europei, l’esclusione dei servizi idrici da qualsiasi forma di privatizzazione ed infine l’impegno della UE a garantire l’accesso universale all’acqua. Questa iniziativa, prevista dal Trattato di Lisbona, deve raccogliere entro fine giugno. in almeno sette paesi, un milione di firme, e in ognuna deve raggiungerne almeno 50.000. Finora Germania, Austria, Belgio, Slovenia e Slovacchia hanno raggiunto il quorum. Spagna e Italia (siamo a quoata 40.000) mancano all’appello. Dobbiamo raggiungere il traguardo per obbligare la Commissione Europea a rispondere ai firmatari con un atto legislativo. Abbiamo poco tempo e la situazione in Europa è grave! Si può votare on line all’indirizzo acquapubblica.eu.
Da Napoli, dove abbiamo ottenuto una splendida vittoria, rilanciamo con forza il nostro impegno sull’acqua, sia in Italia che in Europa. È una questione di vita e di morte per milioni di persone.
Coraggio, possiamo e dobbiamo farcela!

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