sabato 26 luglio 2014

CONTRATTEMPI, DIMENTICANZE E PROTESTE ALL’OMBRA DEL MAXI APPALTO PER I RIFIUTI A TERRACINA

CONTRATTEMPI, DIMENTICANZE E PROTESTE ALL’OMBRA DEL MAXI APPALTO PER I RIFIUTI A TERRACINA
di Andrea Di Lello
Male, è nato male. L'appalto più importante per consistenza economica nella storia della città (per dirla con il sindaco Nicola Procaccini) è venuto al mondo tra contrattempi, dimenticanze e proteste.
La petizione
Intanto, bisogna dire che sono stati 3.673 i cittadini che hanno chiesto la revoca del bando per l'affidamento del servizio di igiene urbana attraverso una petizione che ha visto mobilitati l'associazione Il Sestante, assieme al WWF Litorale Pontino e l'Ascom-Confcommercio. Le loro contestazioni si concentravano soprattutto sulla parte economica, nella convinzione che il valore del servizio fosse stato sovrastimato rispetto a quello di mercato.
L'incontro con il sindaco
Le tre associazioni ottennero anche di essere ricevute dal sindaco, accompagnato da assessori e funzionario comunale competente, per un confronto sulla questione. In quell'occasione, proprio discutendo di costi dell'appalto, ad un certo punto si arrivò a parlare anche dei mezzi necessari all'espletamento del servizio, vale a dire sull'aspetto risultato poi decisivo per la sua indeterminatezza nella sentenza del TAR che annulla l'appalto in questione. Secondo la delegazione dell'amministrazione, la spesa per l'acquisto di questi mezzi doveva essere compresa in quello dell'appalto, sebbene, sempre a detta della rappresentanza del Comune, tale spesa non potesse essere quantificata.
Il bando sbagliato
In precedenza, nel corso di una conferenza stampa, vennero consegnate ai presenti copie sbagliate del bando. Con qualche imbarazzo, il sindaco Nicola Procaccini ed il dirigente comunale Alfredo Sperlonga dovettero prendere atto delle contraddizioni che quella copia presentava. Infatti, agli articoli 23/1, 24/1 si riconosceva all'amministrazione comunale la facoltà di indicare l'impianto di smaltimento dei rifiuti, mentre negli articoli 25/1, 26/1, 27/1, 28/1 si parlava solo di impianti autorizzati. Tuttavia, nel 29/6 doveva essere la ditta a scegliere l'impianto, purché autorizzato, e nel 52/1, infine, si leggeva che per tutti i materiali dell’appalto la ditta "era libera di scegliere l’impianto previa comunicazione all’amministrazione". Un bel pasticcio che aveva spinto in conferenza stampa il sindaco ad ammonire così il suo dirigente: "Facciamo attenzione, che le ditte hanno i loro studi legali". Da parte sua il dirigente, si era giustificato affermando che, per errore, non era stata consegnata l'ultima stesura.
La mancata copertura finanziaria

Dopo questa gaffe, viene quella della copertura finanziaria inesistente. Il Dipartimento delle Finanze del Municipio, infatti, osservò che i 9 milioni relativi al costo annuo dell'appalto non risultavano in bilancio. L'amministrazione Procaccini, così, dovette rinviare la pubblicazione del bando. Niente a confronto della decisione del TAR di cancellarlo.

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