giovedì 24 luglio 2014

Vitamina D, una buona ragione per esporsi al sole: ma sempre con cautela

Vitamina D, una buona ragione per esporsi al sole: ma sempre con cautela

di Brigida Stagno
Assicurarsi ogni giorno la giusta dose di vitamina D è importante per diverse ragioni: dalla più nota azione protettiva sulle ossa, al ruolo terapeutico e preventivo, dimostrato dalle evidenze scientifiche degli ultimi anni, nelle malattie cardiovascolari, reumatiche, infiammatorie, autoimmuni (come il diabete di tipo II o l'artrite reumatoide), infettive ( per l'aumento della produzione di difensine, sostanze antimicrobiche), fino a quelle tumorali (quali il cancro del colon retto e della mammella). Detta anche la “vitamina del sole” (o vitamina D3 o colecalciferolo), la vitamina D è prodotta in risposta ai raggi UV a partire da derivati del colesterolo presenti nella pelle. Le donne, soprattutto se in età pre-menopausale (cioè dai 20 ai 49 anni), e se obese (ma anche gli anziani, spesso malati e allettati, quindi meno esposti ai raggi solari) sono più predisposte alla carenza di questa vitamina, la cui concentrazione varia però anche a seconda della stagione (più alta in estate), dei paesi (superiore negli Stati Uniti e nei Paesi del Nord Europa) e del sesso (maggiore negli uomini).

Basse dosi di questa sostanza aumenterebbero anche il rischio di mortalità causata da diverse patologie, in particolare quelle cardiovascolari e tumorali. Al contrario, dosi maggiori contribuirebbero a migliorare lo stato di salute generale. Lo conferma una recente metanalisi (cioè la revisione e analisi di più studi clinici) pubblicata sulla rivista scientifica British Medical Journal, che ha esaminato  quasi una decina di studi condotti in Europa e Stati Uniti su oltre 26 mila persone tra i 50 e i 79 anni, seguite per 16 anni per valutare il legame tra deficit di vitamina D e queste malattie e le differenze tra i diversi Paesi, tra i due sessi, nelle diverse età e stagioni. Nello studio, i livelli di vitamina D erano maggiori nelle persone più istruite, che praticavano attività fisica, mentre erano inferiori negli obesi.

Durante i 16 anni di follow-up dell'indagine, nelle 26,018 persone esaminate sono state registrate ben 6,695 morti, 2,624 delle quali per malattie cardiovascolari e 2,227 per tumori.L'associazione tra bassi livelli di vit D e morte per malattie cardiovascolare era evidente nei pazienti con o senza storia passata per queste patologie, mentre nel caso dei decessi per tumori, la correlazione con il deficit vitaminico era presente solo nelle persone con storia di tumori alle spalle e non in quelle con anamnesi negativa per precedenti neoplasie. Questo dato confermerebbe il ruolo della vit D nella prognosi delle neoplasie, ma non si può escludere che sia stato il tumore stesso a determinare una riduzione della concentrazione dei livelli di colecalciferolo nel sangue.

Diversi studi hanno comunque dimostrato che la carenza di questa preziosa vitamina possa predisporre al cancro del colon-retto La D3 possiede infatti alcune azioni anticancro, che contrastano il processo di cancerogenesi, contribuendo a mantenere l’integrità della mucosa dell'intestino e la crescita normale delle cellule intestinali. Malgrado siano necessarie ulteriori conferme, non si esclude in futuro una nuova strategia terapeutica contro i tumori, basata proprio sull'impiego dicalcio e vitamina D.

La carenza di vitamina D è dovuta soprattutto alla scarsa esposizione al sole, a una dieta povera di vitamine o a condizioni particolari che ne alterano l’assorbimento (malattie intestinali). La dose ottimale giornaliera è di circa 800 UI, raggiungibile con l'esposizione giornaliera al sole con le braccia scoperte per circa 15 minuti e una dieta varia, in cui siano presenti tuorlo dell'uovo, pesce, come il salmone, lo sgombro, le aringhe, verdure a foglia verde, latte e derivati, olio di fegato di merluzzo, tutti cibi ricchi di vitamina D. E gli integratori, di cui spesso però si abusa? Sono indicati soprattutto per bambini, anziani e donne in gravidanza e allattamento, quando queste misure non bastano, così come nelle donne in menopausa con osteopenia. In ogni caso è utile valutare sempre i livelli della vitamina nel sangue una volta l'anno, intervenendo (con il controllo del medico curante) con la supplementazione quando sono bassi.
01 luglio 2014

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