sabato 26 settembre 2015

Solo noi in tutto il mondo siamo nelle mani dei mafiosi

Solo noi in tutto il mondo siamo nelle mani dei mafiosi

di Marco Lodoli
Ormai non ci facciamo quasi più caso, siamo abituati, assufettati, mitridatizzati, ma credo che sia giusto ripeterselo ogni mattina prima di uscire da casa: larga parte dell’Italia è governata dalla criminalità. Il Sud, ma ormai anche tante zone del Centro e del Nord, sono nelle mani delle varie associazioni mafiose, e questo – ricordiamocelo ogni santo giorno – accade solo qui in tutto il mondo. Forse possiamo inserire nel brevissimo elenco la Colombia e il Messico, ma non si va oltre a questi pochi nomi.

L’Europa ha mille problemi, disoccupazione giovanile, accoglienza dei migranti, involuzione economica, calo dell’energia vitale e della natalità, ma solo noi viviamo in città gestite dalla malavita. Certo, non è più la mafia di una volta, i morti ammazzati a Palermo, Trapani, Reggio Calabria, Cosenza sono pochissimi, in Sicilia e in Calabria gli scontri feroci tra i clan sono ridotti al minimo (solo a Napoli si sparano ancora per le strade), la lupara nera e quella bianca tacciono, però questo non significa affatto che il bene ha sconfitto il male, tutt’altro. Non lo sappiamo, non lo sanno nemmeno loro, ma la cassiera che batte lo scontrino al supermercato vicino casa nostra, il barista che sorridendo ci prepara un caffè al bar sotto l’ufficio, il benzinaio che ci fa il pieno sulla superstrada, possono essere tranquillamente dei dipendenti della Mafia.

Loro non lo sanno, noi non lo sappiamo, ma la quantità di denaro sporco, infelice, insanguinato che le organizzazioni mafiose raccolgono dalla droga, dagli appalti, dal taglieggiamento viene serenamente riciclato in attività lecite, tranquillissime. La Mafia non spara più, compra, paga gli stipendi, paga le tredicesime, forse anche le tasse. Nel mondo iperliberista nel quale arranchiamo, la Mafia è diventata un soggetto economico importantissimo. Ha denaro a fiumi da investire, attività da lanciare, alberghi, ristoranti, bar, supermercati da rilevare. Ha commercialisti, avvocati, direttori di banca, professionisti a busta paga. E a poco a poco conquista fette di territorio, a Roma, a Milano, in Emilia Romagna, ovunque se ne offra l’occasione.

Naturalmente continua a pagare anche sindaci, assessori, politici locali, una miriade di personcine che agevolano il progresso mafioso in ogni modo, magari partecipando la mattina a un convegno contro la criminalità e la sera a una cenetta con gente losca. Insomma, non dobbiamo dimenticarlo mai: noi italiani siamo un’eccezione terribile in Europa. Spacciatori, papponi, assassini ci sono ovunque, ma solo da noi comandano indisturbati, organizzati, efficienti, ripuliti da ogni macchietta di fango, da ogni schizzo. Il cinema e la letteratura raccontano costantemente questa malattia nazionale, che è diventata quasi il fondamento dell’epica narrativa italiana. Ma non bastano Saviano o Camilleri per debellare il mostro. Serve che lo Stato si impegni a fondo, anche se temo che ormai sia troppo tardi, perché i mezzi della produzione e distribuzione economica in tante regioni sono in larga parte in mano alla mafia. La mafia ormai è il primo imprenditore, non sarà facile farla fallire.    

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