giovedì 10 settembre 2015

RELAZIONE SHOCK DELLA DIA: “SUD PONTINO BUONO PER LATITANZA, RIFUGIO E AFFARI DELLE MAFIE”

RELAZIONE SHOCK DELLA DIA: “SUD PONTINO BUONO PER LATITANZA, RIFUGIO E AFFARI DELLE MAFIE”
Lo strapotere “perdurante” di Mafia, Ndrangheta e Camorra nel basso Lazio. Questo racconta la relazione di quasi 300 pagine (il link della relazione completa) che la Direzione Distrettuale Antimafia ha fornito al Ministero dell’Interno, per l’illustrazione parlamentare, e che ricostruisce la geografia criminale dei clan e dei gruppi mafiosi nazionali e internazionali operanti su tutto il territorio italiano. Una relazione che prende in considerazione il secondo semestre dell’anno passato e che conferma inequivocabilmente la presenza e l’operosità delle mafie, specie alcune (camorra e ‘ndrangheta), nella regione Lazio e nella provincia di Latina. Ma per chi avesse ancora dubbi circa la presenza della camorra, in particolare nel basso Lazio, e della ‘ndrangheta soprattutto a Fondi, i dati sono invece piuttosto preoccupanti, e dalla DIA li considerano quali luoghi privilegiati per la latitanza, il rifugio e gli affari dei clan.
Ovviamente Roma e Mafia Capitale, con particolare interesse al litorale romano dove la proliferazione è ugualmente rapida, rappresentano un altro zoccolo duro dell’analisi sul Lazio. Ma vediamo i passaggi salienti. “Nel Lazio – precisa la DIA – gli eventi di valenza giudiziaria e i fatti delittuosi verificatisi nel semestre, analizzati nel loro sviluppo, confermano il perdurante attivismo sul territorio regionale di gruppi e soggetti riferibili anche a Cosa nostra dediti ad attività di infiltrazione dell’economia legale, attraverso il reimpiego di denaro illecitamente acquisito. Nel recente periodo con riferimento alla capitale ed, in particolare, nel contesto criminale del litorale romano, risulta attiva la presenza di un’associazione criminale legata alla famiglia Cuntrera-Caruana di Cosa nostra agrigentina, che d’intesa ad una associazione di tipo mafioso autoctona aveva sottoposto ad estorsione i gestori delle attività commerciali e turistiche del posto attraverso ogni forma di violenza anche fisica. Nel basso Lazio permangono segnali di infiltrazioni delle organizzazioni mafiose siciliane all’interno del Mof di Fondi, in provincia di Latina, con la presenza di referenti locali legati alle famiglie gelesi e catanesi”. Un governo locale. E proprio relativamente alla ‘ndrangheta, e quindi al basso Lazio, Fondi in particolare come abbiamo visto, la relazione prosegue: “Il modello criminale calabrese vigente nella terra d’origine, riprodotto in Liguria, Piemonte, Emilia Romagna e Lazio, ma anche in altri Paesi europei (Spagna, Germania, Olanda e Svizzera) tende ad aderire alla realtà locale e a condizionarla mediante la costituzione di strutture periferiche dotate di un limitato autogoverno, collegate pur sempre ai reggenti di stanza nella “Terra d’origine”. Insomma delle colonie istitutive.
Sud pontino luogo di latitanza e rifugio
“Il Lazio inoltre continua a essere ritenuto un luogo idoneo ove trascorrere periodi di latitanza, ovvero per sfuggire alle lotte di mafia che si svolgono nel sud Italia, ricordiamo, ad esempio, la delocalizzazione nel sud pontino di coloro che avevano dovuto soccombere nella guerra di camorra sviluppatasi nel casertano, che portò alla creazione di nuovi equilibri tra i casalesi”. È il caso dei Bidognetti che, come ricorda la stessa relazione, si tratta di una “consorteria presente in altre regioni, soprattutto nel Lazio, nella Toscana e in Emilia Romagna, con finalità di reinvestimento dei profitti diversificate in società di varia tipologia (dalla distribuzione del caffè al settore immobiliare, sino alla commercializzazione di prodotti parafarmaceutici). Stesso discorso per gli Esposito, per i quali si legge: “A Sessa Aurunca, Cellole, Carinola, Falciano del Massico e Roccamonfina è egemone il clan Esposito, in rapporti di collaborazione criminale con i gruppi di Mondragone e con i Casalesi ed avente proiezioni fino al basso Lazio“. Insomma il sud pontino come luogo di confino, ma anche di affari, perché i Casalesi sono un po’ ovunque, specie nella regione Lazio, e in particolare nella capitale e nella provincia di Latina, tanto che la DIA arriva a contare una trentina di gruppi camorristici: “Nella regione sono, inoltre, operative propaggini dei gruppi Schiavone, Bardellino, Bidognetti, Belforte, La Torre, Esposito della Provincia di Caserta, Mallardo, Anastasio, Polverino, Gionta, Di Gioia, Lo Russo, Moccia, Licciardi, Senese, Mazzarella, Zazo, Contini, Longobardi-Beneduce, Baldascini, Gallo, Veneruso-Castaldo della provincia di Napoli, Cava e Pagnozzi della provincia di Avellino”.
La mafia albanese e l’attentato al Mof
D’altra parte la DIA il sud pontino se lo ricorda molto bene, per rimanere ai fatti più recenti. In un passaggio delle 296 pagine, relativamente alla pericolosissima criminalità organizzata albanese si legge: “Sul fronte repressivo alcune attività investigative appaiono paradigmatiche della pericolosità e dell’aggressività dei criminali albanesi. Nel periodo in esame è stato accertato il coinvolgimento di due albanesi, di un rumeno e di un italiano nella progettazione di attentati dinamitardi ai danni di un’azienda di import-export di Fondi, operante nel settore dell’ortofrutta. Il mandante, residente in Spagna, aveva voluto compiere un’azione ritorsiva nei confronti di una società con cui aveva avuto rapporti commerciali senza esiti positivi e per realizzare il progetto criminoso aveva cooptato l’italiano e i tre stranieri”.
Le operazioni nel secondo semestre 2014
Ma la ‘ndrangheta nella provincia di Latina viene ricordata nella relazione anche per le operazioni di Guardia di Finanza e Carabinieri tra il settembre e il dicembre 2014, traAprilia, con un sequestro di beni per 30 milioni di euro, e a Latina nella vicenda di Mafia Capitale. Senza ovviamente dimenticare l’operosità del clan Ciarelli, relativamente al passaggio sulle famiglie criminali di etnia rom. Ancora più inserita la camorra, come detto. L’arresto di un latitante (Gennaro Sorrentino, ndr) del clan Moccia a Scauri (4 settembre 2014), il sequestro di 40 milioni di euro di beni ad un imprenditore di Villa Literno, affiliato al clan dei Casalesi, con proprietà in provincia di Latina, tra i quali un palazzo a Formia (8 ottobre 2014). E ancora a Latina, appena una settimana dopo, sono stati confiscati beni per circa 50 milioni di euro ad affiliati del clan Mallardo, tra i quali i fratelli Dell’Aquila, residenti a Formia, da dove partì un’altra nota operazione anticamorra: “Arcobaleno”. Infine, nel semestre in considerazione, si ricorda, per restare al basso Lazio, l’arresto di un elemento di spicco del gruppo Lo Russo di Napoli, domiciliato a Formia.
Corruzione
Da non trascurare infine i dati allarmanti riguardo alla corruzione, aumentati vertiginosamente. Nel secondo semestre del 2014, infatti, sono state denunciate o arrestate per corruzione 105 persone, rispetto alle 64 dello stesso periodo dell’anno precedente, e 144 nel primo semestre, rispetto alle 89 dello stesso periodo di riferimento.

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