sabato 12 settembre 2015

US Open - Miracolo a New York! Roberta Vinci batte Serena Williams e la finale è tutta italiana

US Open - Miracolo a New York! Roberta Vinci batte Serena Williams e la finale è tutta italiana

Roberta Vinci verrà ricordata nella storia del tennis come colei che, agli US Open, infranse il Grande Slam di Serena Williams: la batte 2-6, 6-4, 6-4 e a Flushing Meadows, in finale, c'è Flavia Pennetta ad attenderla per disegnare, sopra il cielo di New York, un'azzurrissima volta sistina. Incredibile. Semplicemente incredibile. Semplicemente bellissimo

US Open - Miracolo a New York! Roberta Vinci batte Serena Williams e la finale è tutta italiana
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Roberta Vinci, US Open, LaPresse
Vivere per un giorno così. Lavorare per un giorno così. Giocare un match-point nell'Arthur Ashe Stadium, centrale di Flushing Meadows, contro la più grande giocatrice del tennis moderno, davanti al suo pubblico, per un giorno così. Roberta Vinci batte Serena Williams 2-6, 6-4, 6-4 a meno due dal Grand Slam della dominatrice: un'impresa che sfuma per un sogno di una notte di fine estate, nelle prossime ore un'italiana sarà la campionessa degli US Open e un'altra sarà la finalista uscente. Nella storia del nostro tennis, non era mai successo niente di tutto questo. Piangere per un giorno così. Sorridere in un giorno così. Flavia Pennetta e Roberta Vinci, un penny per i vostri desideri.

La storia delle ultime ore a stelle e strisce è fatta della materia dei sogni: per la prima volta nell’era Open, ci sono due tenniste italiane in semifinale di uno slam. Giocheranno contro la numero 1 e la numero 2 della classifica mondiale: una da sfavorita - Flavia Pennetta contro Simona Halep - l’altra, Roberta Vinci, da vittima sacrificale nel labirinto del minotauro, sull’altare del suo Grande Slam. Poi a New York arriva la pioggia e c’è chi versa inchiostro per calcare l’impresa, chi invece sceglie un silenzioso raccoglimento lontano (o quasi) da Flushing Meadows. Ventiquattro ore dopo, Flavia scende in campo e cancella Simona Halep in 59 minuti con la sua racchetta magica... E pensare che siamo appena all’inizio.

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Flavia Pennetta è in finale agli US Open: il tempo di avverare e Roberta Vinci sta già calcando lo stesso campo, quello centrale di Flushing Meadows, per sfidare Serena Williams che a vederle da vicino sembrano Davide e Golia. L’americana estrae la clava e vara il suo bombardamento col primo dei suoi 16 ace: iniziamo bene… Robertina svela la sua fionda e risponde con un break, il primo della partita, nel terzo game: cala il silenzio. Davide graffia Golia, che adesso ha un sassolino nella scarpa e davvero poca voglia di scherzare, scalda tutti i colpi, vince 5 game consecutivi e il primo set 6-2 in 31 minuti. Va bene così, la Vinci ha strappato un turno di battuta a un’avversaria fuori portata e si toglie perfino la soddisfazione di 3 BP in apertura di secondo set, poi esagera, centra un break nel quinto game e sale 4-2 con l’80% dei punti sulla prima di servizio. Roberta è attenta e imperscrutabile, lavora da fondo campo, difende in back, raffina di tocco… Vince altri due game e porta Serena Williams al terzo set. Ora però si tratta di lesa maestà.

Tennisticamente parlando - siate buoni se ammettiamo che hic et nunc non è per niente facile - possiamo solo scrivere che, se era stato il dritto carico di spin della Pennetta a disunire il balance della Halep, l’arma di Roberta Vinci si chiama invece back e a Serena, al momento, dà tremendamente fastidio... Dopo la stremerà. Il terzo set però intanto si apre con un 2-0 di Golia e uno schiaffo al volo, sfogato in avanzamento come una palla di cannone. Ci siamo, ecco gli spettri di un duro bagel soltanto rimandato: brava Roberta, ci hai provato e sei stata grande, ma Serena ha un appuntamento con la storia. Il fatto è che invece l'americana è pure sciagurata quando un ace sfuma sotto gli occhi del falco e un vincente precipita in corridoio, deviato dall’infido nastro. I nervi sono tesi, Serena è frustrata e la sua mimesi è il doppio fallo, Roberta rimonta subito il break di svantaggio e lascia perfino andare il braccio, in cross e lungolinea, un lob, un drop-shot , un back corto e un winner fra le righe.

Qualcosa è cambiato mentre Serena Williams, nel quinto game del terzo set, sfoga tutta la sua rabbia ferina per ogni punto vinto in un turno di battuta, sorpresa da un violento vincente avversario sul primo quindici. Ma come? Lei non era l'italiana dei back e basta? La sparring del peso massimo? Invece, come un pugile sfiancato dalla guardia avversaria dopo tanti attacchi invano, come un predatore nella rete, come una medea e come un macbeth, Serena incontra le streghe e per Roberta l’attimo fuggente ha la forma del 7. Venite amici, che non è tardi per scoprire un nuovo mondo! Io vi propongo di andare più in là dell'orizzonte... Settimo game, 4-3 e servizio: ne mancano due per fare breccia, deporre la regina d'America e abbracciare in finale Flavia Pennetta: il primo con un'altra "piccola" rimonta da 15/40; il secondo, servendo per il match, a zero. For the times they are a-changin' e all'orizzonte, seconda stella a destra, c'è una finale tutta italiana.

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