sabato 30 marzo 2013

Lo scandalo dell'acqua in bottiglia: le Regioni la regalano, le imprese si arricchiscono


Lo scandalo dell'acqua in bottiglia: le Regioni la regalano, le imprese si arricchiscono

di Paolo Salvatore Orrù
Le aziende guadagnano miliardi speculando sull’acqua, un bene che appartiene a tutti gli italiani, pagando canoni di concessione ridicoli. Legambiente e Altraeconomia hanno denunciato lo scandalo in un dossier. Secondo le associazioni, nel 2011 gli italiani hanno consumato 188 litri di acqua ciascuno, finanziando un giro d’affari di 2.25 miliardi, garantendo “elevatissimi profitti” alle 168 società e alle 304 etichette che gestiscono il “business”. “Guadagni incomprensibili”, sostiene Giorgio Zampetti, il responsabile scientifico di Legambiente, “perché la qualità dell’acqua dei nostri acquedotti è, in genere, ottima”.

I profitti delle imprese - Le imprese arricchiscono, le regioni si accontentano di spiccioli, anche se avrebbero bisogno di impinguare i capitoli di bilancio resi “magri” dal patto di stabilità: la Liguria, per esempio, esige dalle imprese “solo 5 euro per ciascun ettaro dato in concessione senza prendere in considerazione i volumi emunti o imbottigliati”, spiega Zampetti. La conferenza Stato-Regioni aveva tentato di andare oltre lostatus quo, suggerendo di applicare canoni uniformi in tutto il suolo nazionale. Le società, in buona sostanza, avrebbero dovuto pagare “sia in funzione degli ettari dati in concessione che per i volumi emunti o imbottigliati” proponendo una “tariffa” di riferimento di almeno 30 euro per ettaro e un importo “tra 1 e 2.5 euro per metro cubo imbottigliato” si legge nel dossier.  Una proposta che “avrebbe permesso di ridurre le discrepanze fra il guadagno pubblico e quello privato”, dice Zampetti.
L’esempio del Lazio - L’unica regione promossa da Legambiente e Altraeconomia è il Lazio: la regione ha previsto un triplo canone legato agli ettari dati in concessione, ai metri cubi emunti e a quelli imbottigliati. Esemplificando, se questi “prezzi” fossero applicati alle concessioni della Basilicata, “le casse della Lucania potrebbero disporre di 9,2 milioni di euro, anziché delle 323 mila attuali. La Sardegna avrebbe invece a disposizione 2,9 milioni di euro, anziché i 39 mila attuali”, rileva il ricercatore di Legambiente.
Il mercato dell’acqua in bottiglia - Nonostante la crisi, nel 2011 il mercato delle acque in bottiglia è diventato sempre di più un affare: gli italiani consumano 188 litri per abitante mentre l’anno prima il consumo pro capite era di 186 litri. “Il nostro Paese si è così attestato fra i primi al mondo per questo tipo di consumi: il Nord-Ovest copre il 30% del totale dei consumi; seguono il Centro e la Sardegna con il 26%, le regioni del Sud e la Sicilia con il 16% e le regioni del Nord-Est con il 19%”, rimarca Zampetti.

Le complicazioni dei canoni 
- L'acqua è un bene comune, quindi indisponibile per un uso esclusivo a scopo di profitto: un principio confermato dall’esito dei referendum di giugno 2011. Legambiente e Autoconsumo si sono poste anche altri due obiettivi: sensibilizzare i cittadini sull’uso delle acque di rubinetto, ridurre l’inquinamento dovuto al trasporto per gomma, “per questo abbiamo invitato la collettività a preferire l'acqua del rubinetto”, dice Zampetti. Che poi invita a visitare il sito imbrocchiamola.org “per sapere chi aderisce alla campagna e a conoscere gli esercizi che aderiscono all'iniziativa l'acqua del Sindaco".

Il problema dell’inquinamento
 - Le bottiglie d’acqua nascondono sotto il tappo anche un altro scandalo: in Italia non è ancora in vigore un principio molto chiaro alla legislazione comunitaria, che ha suggerito di promuovere una legislazione capace di “non rendere vantaggiosi gli inquinamenti evitabili, e di recuperare risorse per le azioni di risanamento”, ricorda Zampetti. Per questo, sarebbe necessario prendere in considerazione “l’altissimo valore della risorsa idrica, a maggior ragione quella di sorgente, e l’impatto ambientale causato dai consumi da primato delle acque in bottiglia in Italia”, conclude il responsabile scientifico.

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