giovedì 21 febbraio 2013


Galli: "Nessuna rimonta di Berlusconi, probabile exploit di Grillo"

di Ignazio Dessì
In questi ultimi giorni di campagna elettorale taluni giornali di caratura internazionale come Le Monde hanno messo in rilievo il pericolo di una rimonta di Berlusconi unitamente alla possibilità di un exploit di Grillo con il suo Movimento 5 Stelle. Da questo punto di vista il rischio paventato per il leader del centrosinistra Pierluigi Bersani è di ritrovarsi smacchiato anziché smacchiare lui il giaguaro. Pericolo concreto o sparata giornalistica? E’ particolare e sempre pieno di saggezza nel merito il parere di Giorgio Galli, illustre politologo e docente universitario.
“Non credo che Berlusconi possa fare una rimonta tale da portarlo alla vittoria, non mi pare probabile”, spara subito in premessa l’ex docente universitario di Storia delle dottrine politiche. “Il Cavaliere racconterà fino alla fine di essere avanti e di poter vincere per una questione di marketing politico nonostante sia vietato diffondere sondaggi in questo periodo pre-elettorale – spiega Galli - Ma l’atmosfera non sembra quella descritta da qualche media d’Oltralpe, e ciò è palpabile tastando il polso del Paese. Mi sembra invece più probabile un importante successo di Grillo”.
Possibile, per altro, che certi ambienti internazionali esagerino il pericolo di una rimonta dell'uomo di Arcore “proprio per concentrare l’attenzione e i voti sul centrosinistra”. Come dire che il pericolo di una vittoria dell'ex premier può indurre i vecchi fan titubanti a votare ancora per Bersani, l’avversario di Berlusconi più forte”. Una osservazione accettabile, se pensiamo a quanti elettori di antica fede Pd (ne conosciamo tutti) fanno questo ragionamento, pur delusi dalle scelte operate di recente dal loro partito.
Molto più prevedibile invece un significativo exploit del comico genovese dato da tanti oltre il 20 per cento. “Difficile dirlo con certezza, ma quel risultato è abbastanza attendibile”, afferma il professor Galli, evidenziando le ripercussioni forti sulla incancrenita situazione del Paese. “E’ come se l’ex comico si presentasse con un megafono, un amplificatore messo in mano a decine di deputati e senatori del tutto imprevedibili”. Una forza d’urto che complicherà sicuramente una situazione già complicata ma potrebbe tuttavia influire in positivo sulla necessità di cambiare le cose e svecchiare la politica. “Potrebbe risultare salutare, perché con un sistema politico in grande difficoltà è auspicabile qualsiasi fatto in grado di coadiuvarne il superamento”, dice Galli. Un grosso colpo in testa alla nostra democrazia malata potrebbe insomma aiutarne la guarigione. E probabilmente “un consistente numero di parlamentari del M5S rappresenterebbe un aspetto di questo trauma salutare”. Potrebbe perfino aiutare la maturazione, il cambiamento e quindi la crescita del Partito Democratico e della complessiva entità della sinistra.
Ma veniamo all’altro grande protagonista di queste elezioni. Il Professor Monti sembra stia lì ad aspettare l’ingovernabilità per tornare da premier alla guida di un governo, sia pure retto da una grande coalizione di quelle che a lui piacciono tanto. Dice di non voler avere niente a che fare con Vendola e con la sinistra e nel contempo Bersani, invece di orientarsi verso un rassemblement della nostra gauche, magari includendo il movimento di Ingroia e facendo una scelta chiara, continua a non escludere l’alleanza con il premier per governare l’Italia. Perché? “E’ una vecchia eredità risalente al vecchio Pci quella di cercare consensi verso il centro anzichè puntare ad aggregare la sinistra – spiega lo scrittore e notista politico - Una tendenza che risale addirittura a Berlinguer e da cui Bersani, venendo da quella tradizione e storia, non si discosta”.
Un atteggiamento capace di allontanare certa sinistra da importanti capisaldi della propria ideologia però, se non fosse che “quelli – per il professor Galli – sono già stati messi in cantina da tempo”. Temi come il lavoro, i diritti, la solidarietà, l’equa suddivisione della ricchezza, la scuola e l'Università alla portata di tutti, rischiano di soccombere davanti alle priorità del mercato e del liberismo. Li recupereremo mai, e recupereremo la visione anche economica di una società dove l’uomo e il cittadino sono al centro delle attenzioni di chi si occupa della cosa pubblica? Giorgio Galli non ha dubbi: “Affinchè la sinistra e l'Italia possano riprendere un certo cammino abbracciando un nuovo modello di sviluppo, non si può continuare a pensare solo alla finanza, a cementificare e vendere elettrodomestici inutili. Occorre però un trauma di media portata che faccia capire la necessità di recuperare quei valori da tempo dispersi e di cui stiamo parlando”.

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