sabato 29 agosto 2015

Ictus, migliorare l'assistenza,la prevenzione e l'informazione

Ictus, migliorare l'assistenza,la prevenzione e l'informazione

di Brigida Stagno
Si chiama EIS (European Implementation Score) ed è un progetto, in parte del CNR, nato per valutare la differenza di incidenza, mortalità e disabilità dell'ictus in 10 paesi europei, tra cui l'Italia.I risultati dello studio, pubblicati ad agosto sulla rivista scientifica “Stroke”, l'organo ufficiale dell'American Heart Association, colloca il nostro paese al sesto posto, con una situazione migliore nel Nord e nel Centro. Nella penisola la malattia, prima causa di disabilità e seconda causa di morte e demenza nel mondo, colpisce 200.000 persone l'anno, mentre circa 1 milione di pazienti ne portano le conseguenze.Il 40 per cento dei pazienti colpiti muore o resta disabile in modo più o meno grave (emiparesi, disturbi del linguaggio, della deglutizione e dell'attenzione).

Il punto debole riguarda soprattutto l'assistenza, non adeguata per il 40% dei pazienti europei, probabilmente perchè gli interventi potenzialmente disponibili non sono del tutto sfruttati. Un dato è certo: la situazione è decisamente migliore nei Paesi in cui le Stroke Unit (unità dedicate al paziente con ictus) funzionano bene. In Italia ne servirebbero però almeno 300, contro le 150 esistenti, di cui solo l'11% al Sud.Se l'ictus è curato tempestivamente in queste strutture specializzate, le probabilità di sopravvivenza e di guarigione sono più alte: le Unità dedicate permettono la riduzione della mortalità e della grave disabilità rispetto ai reparti tradizionali.

Nello studio EIS il Belpaese raggiunge comunque punteggi medio-alti in 5 degli 11 indicatori analizzati (tra cui politiche nazionali, strategie educative, attività degli opinion leader, interventi complessi, organizzazioni di pazienti), contro gli 8 della Svezia e i 10 di Inghilterra e Scozia.

Gli ostacoli? Secondo Antonio Di Carlo, dell'Istituto di neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche (In-Cnr), sarebbero le poche risorse, la troppa burocrazia, la mancanza di una buona conoscenza della malattia e la resistenza ai cambiamenti, oltre alle carenze strutturali. Nel meridione la ricerca del CNR punta l'indice sull'insufficienza di normative, di campagne informative, di protocolli capaci di guidare il passaggio tra fase acuta, medicina generale e servizi riabilitativi.

Il risultato è che circa un milione di italiani porta le conseguenze di un ictus: dopo la dimissione dall'ospedale, solo due persone su dieci con serie conseguenze riesce a fare fisioterapia e logopedia per favorire la ripresa delle capacità motorie e del linguaggio. Anche la terapia occupazionale, finalizzata a aiutare il paziente nelle attività di ogni giorno, è carente, cosi come la psicoterapia, utile per curare la depressione che affligge dopo l'ictus fino al 30% dei malati.

La prevenzione, quindi l'informazione, è altrettanto fondamentale, soprattutto per rendere la malattia evitabile in 2 casi su 3: parte dall'individuazione e dalla cura dei fattori di rischio, dal riconoscimento dei campanelli di allarme e dalle terapie tempestive. Tra i fattori di rischio non modificabili ci sono l'età (più frequente dopo i 50 anni), il sesso (soprattutto quello maschile), l'ereditarietà, mentre tra quelli evitabili e curabili l'ipertensione, le malattie cardiache (fibrillazione atriale, valvulopatie, ischemia), l'obesità, il diabete, la presenza di placche aterosclerotiche dei grossi vasi, l'alimentazione sbagliata (con eccesso di grassi saturi, alcol e sale), l'alterazione dei grassi nel sangue, l'uso di contraccettivi orali (soprattutto quelli ad alto contenuto di estrogeni), il fumo e l'abuso di alcool e droghe.

Serve anche una migliore conoscenza delle manifestazioni dell'ictus ancora scarse, vale a dire la capacità di riconoscere i sintomi d'allarme, per non sottovalutarli e andare in ospedale o chiamare subito il 118. L'ictus può esordire anche in pieno benessere: debolezza o insensibilità improvvise di un braccio o di una gamba, sensazione e rilievo di avere la bocca storta, difficoltà a parlare o comprendere quello che viene detto, alterazioni della vista, difficoltà nella coordinazione dei movimenti e nell'equilibrio, mal di testa violento. E' importante però riconoscere e curare tempestivamente anche un T.I.A. (Attacco Ischemico Transitorio), che può precedere di qualche ora o giorno un ictus definitivo.

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