mercoledì 16 marzo 2016

Gli onorevoli non pagano il caffé

Gli onorevoli non pagano il caffé: nel bar della Camera è caccia agli scrocconi

La ditta che gestisce la buvette crea una task force per controllare gli scontrini e verificare l’effettivo pagamento dei consumi

Gli onorevoli non pagano il caffé: nel bar della Camera è caccia agli scrocconi
La buvette di Montecitorio
di I. D.   -   Facebook: I. Dessì   Twitter: @IgnazioDess
Alla buvette di Montecitorio è partita la guerra agli scrocconi, e per evitare le continue malafatte la lotta sarà senza tregua, anche attraverso la creazione di un "reparto speciale e di pronto intervento". Lo riportano oggi i giornali, in prima fila il Corriere della Sera. Ma partiamo dall’inizio.
La buvette è un piccolo bar per la distribuzione di bevande e cibarie in ritrovi pubblici, in sostanza una sorta di snack bar. La più famosa è sicuramente quella della Camera dei deputati, luogo dove generazioni di onorevoli, giornalisti parlamentari e personale interno si sono confrontate per scambiare informazioni o individuare intese, e si sono cimentate nell’arte della degustazione con frequente dribbling della cassa.
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Un tempo, del resto, il punto ristoro aveva prezzi quasi simbolici, con l'istituzione pronta ad accollarsi le spese delle merci e del personale di servizio. Poi nel 2006 è stato introdotto lo scontrino obbligatorio e tutto è stato – nel frattempo - privatizzato. Per molti abitué l'arrivo di una stagione del terrore e dell’oscurantismo.
L’abitudine di sgattaiolare senza pagare le consumazioni è però rimasta e gli onorevoli “scrocconi” - sicuramente una minoranza ma rilevante - hanno continuato a imperversare. A volte facendo affidamento sulla soggezione dei banconisti, a volte sul disordine conseguente a una improvvisa votazione che fa svuotare il bar in men che non si dica.
Dimenticanza, fretta o tendenza allo scrocco che dir si voglia, la ditta preposta a gestire i servizi di ristorazione ha detto basta, ed ha deciso di attivare una task force addetta al “controllo scontrini”, con l'obiettivo di verificare l’effettivo pagamento dei consumi. I dipendenti hanno inoltre mandato tassativo di servire solo i clienti dotati di ricevuta fiscale.
Una decisione a parere della “Compass Group”, società che da agosto 2015 gestisce mensa e bar di Montecitorio, indispensabile, visto il calo del 30 per cento delle entrate rispetto agli anni precedenti. Calo dovuto alle troppe consumazioni non pagate, stando all'analisi degli interessati.
Da qui la necessità di utilizzare dei veri e propri controllori per impedire ai soliti noti diconsumare e filarsela senza pagare. In pratica il ricorso a un gruppo di veri mastini, ex dipendenti della Camera esperti di ristorazione, inflessibili e con licenza di uccidere sul nascere l’intento degli onorevoli di non saldare il conto. Inutile fare morali e mettere in risalto onori e privilegi di quanti frequentano quei sacri luoghi di democrazia e pur si abbandonano a simili costumi. Basti dire che anche questo capita a ridosso del "nostro" Transantlantico.

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