venerdì 18 marzo 2016

Dicesi elettorato passivo

Dicesi elettorato passivo

by supermarco
Da Wikipedia:
Per elettorato passivo si intende la capacità di un cittadino italiano, avente pieni diritti, a ricoprire cariche elettive. L'articolo 51 della Costituzione (“Tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini”) disciplina tale istituto nel nostro ordinamento, considerando tutti i cittadini italiani dell'uno e dell'altro sesso capaci di accedere a pubbliche cariche secondo i requisiti espressi dalla legge in materia e con particolare attenzione alle pari opportunità tra sessi.
L’articolo 55 del Testo Unico degli Enti Locali (decreto legislativo n. 267/2000) stabilisce che “sono eleggibili a sindaco, presidente della provincia, consigliere comunale, provinciale e circoscrizionale gli elettori di un qualsiasi comune della Repubblica che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età, nel primo giorno fissato per la votazione”.
Inoltre, il comma 2 di tale articolo prevede l’eleggibilità alle elezioni comunali anche dei cittadini dell'Unione Europea residenti nella Repubblica.
Non abbiamo invece fino ad ora trovato alcuna norma dell’ordinamento giuridico italiano che imponga che il candidato sindaco in un Comune debba essere per forza residente in quel Comune.
Partendo da questa analisi giuridico-legislativa, sono maturate spontaneamente altre riflessioni.
Noi del Social Forum, infatti, siamo ormai piuttosto grandicelli, e ricordiamo con piacere le estati trascorse a Terracina, quando la nostra città si riempiva di bagnanti e turisti provenienti da ogni parte d’Italia, ma anche dall’estero: Roma, Napoli, Ciociaria, Scandinavia, Germania, ecc., ecc.
Ricordiamo con piacere una serata di festeggiamenti, nel lontano 1990, con alcuni turisti tedeschi felici per aver appena vinto il Campionato Mondiale di calcio.
Così come ricordiamo con altrettanto piacere una semifinale, quattro anni dopo, seguita davanti alla televisione con un amico marocchino che fa il venditore ambulante.
Il fatto che Terracina sia una città turistica, infatti, ci ha regalato tutti questi piacevoli incontri, occasioni eccezionali per accrescere il proprio bagaglio culturale.
Per esempio, grazie a quegli incontri abbiamo imparato le parole svedesi “strand raggare”: pappagallo da spiaggia.
Erano i tempi in cui le comitive di ragazze e ragazzi a Terracina si radunavano attorno alle panchine di viale della Vittoria.
Alcune di quelle panchine erano il luogo di ritrovo di vari nostri compagni di scuola, durante tutto l’anno, d’estate ovviamente la sera, perché di mattina e di pomeriggio si andava in spiaggia.
Poi, per noi vagabondi che durante l’estate intrattenevamo pubbliche relazioni con rappresentanti del genere umano provenienti da altri territori, se volevamo trovare i nostri compagni di scuola non dovevamo fare altro che recarci in due specifici stabilimenti balneari, nei quali trovavamo clienti solo ed esclusivamente terracinesi, quasi come se questi ultimi fossero refrattari a qualsiasi contatto esterno.
In pratica, si auto-ghettizzavano, in una sorta di “splendido isolamento” very british.
Ma, molto più probabilmente, si trattava semplicemente dell’applicazione concreta del noto proverbio “mogli e buoi dei paesi tuoi”.
Noi del Social Forum non condividevamo quella auto-ghettizzazione. Era già presente in noi quella tendenza all’approccio planetario dei problemi che ha sempre caratterizzato il movimento no global... Agire localmente e pensare globalmente.
Lo ripetiamo: il fatto di vivere in una città turistica ci ha arricchito profondissimamente dal punto di vista umano e culturale proprio grazie ai continui contatti con appartenenti al genere umano provenienti da altri territori.
Una sorta di missione da capitano Kirk sull’astronave Enterprise alla ricerca di nuove forme di vita, solo che non eravamo noi a viaggiare, ma erano le “altre forme di vita” a materializzarsi col teletrasporto a Terracina.
Tutto ciò, quindi, ci ha profondamente formati, per cui rimaniamo sempre piuttosto basiti quando leggiamo affermazioni in base alle quali il sindaco della nostra città debba essere per forza un terracinese.
Tali affermazioni suscitano automaticamente in noi 4 domande:
1) Perché la città ha così tanti problemi?
2) Non sarà che molti di quei problemi nascano e/o derivino proprio da quell’approccio che abbiamo definito di “auto-ghettizzazione”?
3) Visto che i problemi sono tanti, perché chi si candida per risolverli non spiega quali sono le possibili soluzioni che propone, anziché perdersi in inutili polemiche e strani sproloqui sull’elettorato passivo?
4) Non sarà che, proprio per risolvere i tanti problemi della città, sia diventato più che mai necessario che alla guida della stessa venga posto una/un non terracinese, visto che anni e anni di “indigeni” non hanno risolto nulla?

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