sabato 9 maggio 2015

Ruotolo: "I Casalesi mi vogliono morto? Vado avanti, su di loro nuove inchieste tv"

Ruotolo: "I Casalesi mi vogliono morto? Vado avanti, su di loro nuove inchieste tv"

Dal 5 maggio il giornalista di Servizio Pubblico è sotto scorta. Il boss Michele Zagaria lo vuole "vedere squartato vivo". Nel mirino, i reportage sulla Terra dei Fuochi

L'intervista di Sandro Ruotolo al pentito Carmine Schiavone
L'intervista di Sandro Ruotolo al pentito Carmine Schiavone
di Cristiano Sanna   (Su Twitter)
Inferno atomico non è piaciuta per niente al clan dei Casalesi. Così come non sono piaciute le altre inchieste e le interviste al pentito Carmine Schiavone sulla vicenda dei veleni criminali sepolti nel territorio della Terra dei Fuochi. "Lo voglio vedere squartato vivo" ha sentenziato il numero uno dei Casalesi, Michele Zagaria. L'oggetto del suo odio è il giornalista Sandro Ruotolo, inviato tv del programma Servizio Pubblico, che continua ad occuparsi degli affari mafiosi e non molla l'inchiesta sugli affri sporchi nella Terra dei Fuochi, compreso il passaggio in cui Ruotolo parla col pentito Schiavone dei rapporti, ancora tutti da chiarire, tra Zagaria latitante e i servizi segreti. Per questo motivo Ruotolo è dal 5 maggio sotto scorta, ennesimo caso di giornalista minacciato per lo svolgimento del suo lavoro d'inchiesta. La Rete si mobilita per la libertà di informazione e contro le intimidazioni, numerosi attestati di solidarietà arrivano dalla politica e dal mondo del giornalismo. Tra i primi a battezzare l'hashtag #stoconsandro su Twitter, lo scrittore Erri De Luca. Abbiamo raggiunto Ruotolo al telefono.
Sandro, come è avvenuta la scoperta della sentenza di morte pronunciata contro di lei da Michele Zagaria?
"Nell'ambito delle indagini della Procura antimafia di Napoli sui Casalesi. In una serie di intercettazioni c'erano anche quelle frasi di Zagaria. Da Napoli, a cui fa capo anche l'attività del Comitato ordine e sicurezza, le carte sono state trasmesse alla Procura di Roma, città nella quale vivo. Così è stata disposta immediatamente la scorta per me".
E' stata una improvvisa impennata di minacce o è abituato a convivere con le intimidazioni?
"In questi anni ne ho ricevute moltissime, non è la prima volta. Ma evidentemente stavolta gli operatori della sicurezza, nei quali ho la massima fiducia, hanno ravvisato un aggravarsi dei toni nei miei confronti. L'avevo messo in conto".
Come cambia la vita di una persona sotto scorta? Proviamo a spiegarlo a chi non se lo immagina.
"Questa domanda dovresti rifarmela tra qualche mese. E' una novità anche per me. Di certo c'è che al momento non posso minimanente pensare nemmeno di uscire a farmi una passeggiata al parco o a compare le sigarette da solo e spontaneamente. Tutti i movimenti vanno comunicati e preparati per tempo".
Immagino che le minacce non servano a fermare le sue inchieste.
"Per niente, ora sono in auto diretto verso il mio lavoro. Vedrete presto in tv gli aggiornamenti della mia inchiesta sui Casalesi e la Terra dei Fuochi. Io sono un cronista, questo faccio e continuerò a fare. Ringrazio tutti per i numerosi attestati di solidarietà che sto ricevendo".

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