giovedì 24 gennaio 2013

RIFIUTI SPECIALI A GAETA, PRIMI INTERROGATORI


RIFIUTI SPECIALI A GAETA, PRIMI INTERROGATORI
Prendono il via questa settimana gli interrogatori sulla vicenda dei rifiuti ferrosi sequestrati più di un mese fa dentro al porto di Gaeta e ora oggetto di un’inchiesta per traffico internazionale di rifiuti speciali. Il gruppo interforze delegato dal sostituto Eleonora Tortora sentirà per primi i titolari delle aziende che hanno conferito i rifiuti tra la fine di novembre e il 18 dicembre, giorno del sequestro disposto dalla Procura per accertare se si trattava effettivamente solo di un deposito di ferro o c’erano anche altre sostanze in quantità tale da alterarne la tipologia. Stabilire la provenienza il più possibile esatta del materiale stoccato potrebbe essere un tassello fondamentale dell’indagine in corso. Le ditte coinvolte sono sei e i titolari sono indagati per traffico internazionale di rifiuti speciali, ma saranno sentiti anche gli autisti dei camion. Secondo l’ARPA Lazio il deposito di ferro contiene una percentuale di olio (che secondo le direttive comunitarie non potrebbe superare il 2%) e per questo vanno fatte ulteriori analisi sui contenitori a pressione ritrovati sul posto. Le analisi dell’Agenzia Regionale sono state consegnate in Procura la scorsa settimana.
I rifiuti dovevano essere caricati su una nave e portati in fonderia in Turchia ma al deposito attuale, di 2.800 tonnellate, mancano ancora circa mille tonnellate per completare il carico della nave che era stata prenotata dalla società acquirente, la Eri Metal Scrap con sede legale a Malta. Ulteriori accertamenti in questi giorni hanno riguardato i conducenti dei camion che hanno scaricato i rifiuti a Gaeta; a carico di alcuni di loro ci sono imputazioni importanti e per questo l’Ufficio Dogana sta svolgendo ulteriori verifiche incrociate su tutte le bolle di accompagnamento consegnate al momento dello stoccaggio del materiale poi sottoposto al sequestro.
TUTTI GLI INDIZI SULL’ARRIVO DI SOSTANZE TOSSICHE, DA BORGO MONTELLO A MINTURNO
Quanti rifiuti speciali «scappano» qua e là in provincia di Latina? Il calcolo preciso non è semplice.
Un giorno trovi fanghi dispersi lungo l’Ufente nel territorio di Pontinia; un altro un torrente (Ficoccia) di Aprilia diventa verde e un altro ancora improvvisamente si verifica una moria di pesci nei canali di Latina.
Sono tutte conseguenze di scarichi illegali e rifiuti speciali lasciati andare senza timore di controlli impellenti?
Non si può dire perché non ci sono prove, ma indizi che sul territorio arrivino rifiuti speciali e pure da fuori provincia ce ne sono a iosa. Il più eclatante ha riguardato Minturno: in una notte (del 2007) improvvisamente l’area temporanea di raccolta si è riempita di rifiuti, in una quantità e «qualità» tali che non potevano essere il frutto del solo conferimento dei cittadini di Minturno.
E infatti da quel «ritrovamento» è partita l’inchiesta che ha accertato la truffa in danno del Comune di Minturno il cui processo è tuttora in corso davanti al Tribunale di Gaeta e vede imputati dipendenti dell’ente e politici.
Un traffico di rifiuti speciali verso alcune aree meridionali della provincia di Latina è stato più volte ipotizzato e fortissimi dubbi ci sono anche su ciò che è stato conferito nei primi anni di esercizio della discarica di Borgo Montello che ha già prodotto l’inquinamento accertato delle falde acquifere soggiacenti (anche qui il processo sulle responsabilità dei gestori è in corso).
Negli invasi di Montello è finito quasi di tutto come si evince dagli atti dell’ultima Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti del Lazio che dedica alla discarica di Latina un intero capitolo che svela alcune scomode verità su come veniva attuato il conferimento dei rifiuti in quello che all’epoca dei fatti era un sito del Comune di Latina poi passato a imprese private che, in seguito a diverse modifiche societarie, sono le stesse che forse accoglieranno i rifiuti di Roma per smaltirli in appositi impianti che autorizza in gran fretta il Ministero dell’Ambiente.
DALLA TERRA DEI FUOCHI A QUI
Il sito La terra dei fuochi.it che da tempo si occupa dei roghi tossici di rifiuti in Campania offre una versione diversa e assai preoccupante della possibile provenienza del deposito di Gaeta, senza prove concrete ma con molta, molta esperienza in materia. Volentieri riportiamo l’articolo pubblicato sul sito.
In Campania e non solo, ad opera di organizzazioni criminali ogni anno vengono bruciate in modo barbaro tonnellate di materiali col fine di raccogliere e riciclare illegalmente ferro e metalli che ne derivano. Nei roghi tossici e illegali che ci avvelenano, finiscono non solo cose da smaltire, ma soprattutto utili da riciclare come parti e resti di autovetture, elettrodomestici e rifiuti speciali d'ogni sorta. Il sequestro di materiale ferroso avvenuto in questi giorni nel porto di Gaeta, molto probabilmente è riferibile a simili attività, poiché se non si è certi della provenienza è facile che tali materiali siano imputabili ad attività di recupero illecitamente condotte in spregio alla salute e all'ambiente, molte delle quali hanno la loro “base operativa” proprio qui da noi nella “Terra dei Fuochi”. Noi di La Terra dei Fuochi sono anni che lo abbiamo denunciato a ogni autorità competente. Le denunce precedenti alle nostre parlavano di situazioni legate a specifiche aree del territorio e/o a situazioni non sempre collegate tra loro. La nostra è stata la prima denuncia che ha inquadrato il fenomeno dei roghi tossici per la sua vera natura, ovvero definendolo come un vero e proprio “sistema criminale” usato e diffuso sul territorio regionale, dedito non solo allo smaltimento, ma soprattutto al riciclo illegale di questa tipologia di rifiuti. Pertanto, quand'anche qualcuno potesse immaginare che quella sulla banchina del porto è solo ferraglia arrugginita e quindi innocua, in realtà si sbaglia. La provenienza dubbia (da accertare) più eventuali segni di combustione sarebbero già indizi sufficienti dell'attività illecita e inquinante commessa a monte al fine di recuperare i metalli che ne derivano per avviarli così al riciclo in altre regioni o nazioni come materie prime secondarie.? Dove finiscono migliaia di tonnellate di metalli che ogni anno vengono ricavate illegalmente anche attraverso numerosi roghi tossici nella terra dei fuochi (??)? In tanti anni come è stato possibile per diverse Procure ignorare e sottovalutare un simile mercato illegale dai proventi milionari (??)? Chi è che ha interesse a coprire e depenalizzare questo tipo di reati, di fatto favorendo un vero e proprio commercio internazionale di materiali e rifiuti (??)

Nessun commento:

Posta un commento