martedì 24 marzo 2015

Terremoto al Tribunale di Latina, arrestati tra silenzi e giustificazioni

Terremoto al Tribunale di Latina, arrestati tra silenzi e giustificazioni

Tribunale di Latina
Tribunale di Latina
Iniziati gli interrogatori degli arrestati nelle due inchieste, quella di Latina e quella di Perugia, sul sistema corruttivo che sarebbe stato messo in piedi attorno ai fallimenti al Tribunale di Latina. A Roma è stato ascoltato dal gip lo stesso giudice Antonio Lollo, il magistrato che secondo gli inquirenti prendeva denaro dai professionisti a cui faceva avere incarichi e lo investiva in preziosi.
A Latina sono invece comparsi davanti al gip Laura Matilde Campoli il commercialista Marco Viola e l’imprenditore Luca Granato, il primo accusato di istigazione alla corruzione nell’ambito dell’asta del caseificio nel fallimento Mandara, di turbativa d’asta e falso, e il secondo degli stessi reati e anche di quello di minaccia. Viola, difeso dagli avvocati Alessandro Paletta e Giuseppe Poscia, si è avvalso della facoltà di non rispondere, e Granato, difeso dall’avvocato Fabrizio Cannizzo, ha sostenuto di aver iniziato a lavorare con Viola, come custode giudiziario nei diversi fallimenti, trovandosi in difficoltà economiche, e di non aver commesso illeciti.
A rispondere alle domande del gip di Perugia, Lidia Brutti, sono invece stati i commercialisti Massimo Gatto e Vittorio Genco, accusati di aver fatto pressioni sul commissario del concordato Cedis Izzi per far consegnare denaro a Lollo, allo studio di Gatto e all’architetto Fausto Filigenzi, quest’ultimo indagato a piede libero. Genco, difeso dall’avvocato Roberto Baratta, ha respinto le accuse e lo stesso ha fatto Gatto, difeso dagli avvocati Stefano Sabatino e Luca Giudetti. Viola, invece, anche con il gip di Perugia è rimasto in silenzio.
Interrogata, infine, anche la suocera di Lollo, Angela Lusena Sciarretta, 78 anni, arrestata perché trovata in possesso di una pistola non denunciata. La donna, difesa dagli avvocati Carla Mastracci e Silvia Siciliano, ha dichiarato che quell’arma era del marito, deceduto tre anni fa, e che lei non sapeva neppure fosse in casa. Il gip ha così concesso alla 78enne il solo obbligo di firma.
Le indagini vanno comunque avanti e la Mobile ha perquisito, sequestrando documenti d’interesse per le indagini, la casa e lo studio del commercialista Andrea Lauri, a Cisterna, indagato a piede libero, professionista che nella sua città è anche impegnato in politica.



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