sabato 13 luglio 2013

La tenerezza del Papa "Che"

La tenerezza del Papa "Che"

di Oliviero Beha
Sì, certo, è troppo presto, bisogna parlarne con prudenza visto ciò che è accaduto e accade al potere temporale della Chiesa. Ma già il confronto dei “segni” tra le due sponde del Tevere, tra la Cupola di Pietro e l’altra cupoletta dei “nostri eroi” governativi largointenditori, la dice lunga. E poi l’elenco dei segni. E delle parole. Sono finiti i fuochi d’artificio letterali e figurati insieme che festeggiavano il Vaticano, con Papa Francesco sobrietà. Sobrietà anche per “preti e suore non più sulle auto di lusso”. E tenerezza, soprattutto tenerezza. Ha usato il termine nel suo primo discorso, lo ha riusato ieri prima di lanciare una corona di fiori in mare, a Lampedusa, per i migrantes morti. Ma Papa Bergoglio è argentino. E il più noto argentino che abbia glorificato la parola in modo delicato e forte era argentino, Ernesto “Che” Guevara. Come non associare le due “tenerezze”?

P.S. E allora, in tanto spolvero accellerato di santità per Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II (entro il 2013), perché non pensare al santo più santo e santificabile di tutti, ossia a Monsignor Romero? Forza, un piccolo segno ancora più significativo…

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