venerdì 15 luglio 2016

Dallas. È la strage di uomini in divisa più grave della storia d'America.

La notizia del giorno

Il presidente Usa: “Attacco feroce, premeditato e orribile”

Gli agenti colpiti dall'alto durante una manifestazione contro la polizia per l'uccisione, ieri, di 2 afroamericani. Morto il sospetto che minacciava "bombe in città", 3 fermati. "Non ci sarebbero legami con terrorismo". È la strage di uomini in divisa più grave della storia d'America. Obama: “Violenza non giustificata”. Le immagini della notte di terrore e i precedenti



Cinque agenti di polizia sono stati uccisi a Dallas colpiti da tre, forse quattro cecchini. Il commando è entrato in azione mentre si stava svolgendo una marcia per protestare contro l'uccisione di due afroamericani per mano delle forze dell'ordine. Undici agenti sono stati colpiti. Tre sono rimasti gravemente feriti, ai quali si aggiunge una donna, ferita alla gamba per fare da scudo al figlio. Tre i fermati. Uno dei sospetti, deceduto, sarebbe morto a seguito di un’esplosione di un ordigno. Questo il bilancio del più grave attacco contro uomini in divisa che la storia americana ricordi. "Siamo inorriditi -  dice Barack Obama - la violenza contro le forze dell'ordine non può mai essere giustificata. Si è trattato di un atto deprecabile".
Non si conosce il movente
Non è ancora chiaro il movente dell’agguato. Una cosa è certa, il commando entrato in azione ha usato armi ad alta precisione e, come sottolinea il capo della polizia di Dallas, aveva come obiettivo gli agenti. Il movimento Black Lives Matter (Le vite dei neri contano) prende però le distanze dalla strage e sottolinea che l'organizzazione, impegnata a contrastare la brutalità dei metodi della polizia contro gli afroamericani, si batte per la dignità, la giustizia e la libertà. Non l'omicidio".
Tre fermi, un quarto ucciso
Al momento sono state fermate tre persone. Il quarto metro del commando, invece, sarebbe rimasto ucciso in seguito ad uno scontro con le forze di polizia e non si sarebbe suicidato, come affermato in un primo momento. Secondo le prime ricostruzioni, infatti, l’uomo si sarebbe barricato all’interno di un garage, da cui avrebbe poi aperto il fuoco contro gli agenti, affermando che "ci sono bombe, sia nel garage che tra le strade al centro”. Immediato l’intervento degli agenti, che hanno usato dell’esplosivo nel tentativo di farlo uscire allo scoperto. Forse l’uomo era quello che aveva sparato al poliziotto a distanza ravvicinata. Nella perquisizione successiva, Fbi e artificieri hanno rinvenuto due pacchi sospetti, me nessun ordigno.
Cecchini in azione
La protesta a Dallas, durante la quale sono entrati in azione i cecchini, era una delle tante manifestazioni organizzate in varie città del Paese dopo la morte di due afroamericani, uccisi da poliziotti, in Louisiana e Minnesota. Proteste che si sono svolte ovunque in modo pacifico fino a quando a Dallas killer hanno sparato da tetti di edifici mirando alle forze dell'ordine.
Il capo della polizia: "Un'imboscata"
Il capo della polizia, apparso in conferenza stampa con il sindaco di Dallas, il democratico Mike Rawlings, non ha dubbi: "Volevano ferire o uccidere il maggior numero di poliziotti", per cui hanno preparato un'imboscata e alcuni agenti sono stati raggiunti dagli spari alle spalle.
Le parole di Obama
“È’ stato un attacco feroce, calcolato e orribile. La violenza contro le forze dell'ordine non può mai essere giustificata”. Parla così il presidente Usa Barack Obama, a proposito degli agenti uccisi a Dallas durante una manifestazione della comunità afroamericana. Obama, a Varsavia per il vertice Nato, ha detto di essere stato aggiornato costantemente dal suo staff e aver parlato con il sindaco di Dallas, Mike Rawlings, a cui ha offerto tutta la sua "solidarietà di fronte a questa tremenda tragedia". "Al sindaco di Dallas ho detto - ha aggiunto - che, parlando a nome di ogni singolo cittadino americano, siamo inorriditi". "Come nazione dobbiamo esprimere gratitudine e  dare il massimo sostegno alla polizia, non solo oggi", ha detto ancora il presidente americano.
Polizia e afroamericani, uno scontro sanguinoso
La manifestazione di Dallas è l’ennesima protesta della comunità afroamericana contro la polizia, accusata di utilizzare metodi eccessivamente violenti se non addirittura di ricorrere troppo spesso alle armi nei confronti dei cittadini di colore. Nemmeno 48 ore fa, infatti, altri due afroamericani erano stati uccisi dalla polizia statunitense. L’ultimo episodio in Minnesota. Secondo i media, la vittima, Philand Castile, 32 anni, era in auto con una donna e un bimbo quando è stato fermato da una volante. Ai poliziotti ha detto di aver con sé un'arma con regolare licenza. Ma al momento di prendere il portafoglio, uno o più agenti gli hanno sparato. ad inchiodare l'agente ci sarebbe un video pubblicato su Facebook e al vaglio degli inquirenti. Martedì mattina, invece, aveva scandalizzato l’opinione pubblica la morte di un altro afroamericano, Alton Sterling, morto dopo essere stato buttato a terra da due poliziotti bianchi a Baton  Rouge, in Louisiana. Ma dalla celebre marcia di Selma ad oggi, sono numerosi i casi di morti dovuti alla violenza delle forze dell’ordine.
-Uno dei casi più tristemente noti, quello di Rodney King, tassista di colore che il 3 marzo 1991 venne fermato e picchiato brutalmente da 4 agenti a Los Angeles. Il pestaggio venne ripreso da un videoamatore e diffuso da tutte le tv nazionali. La giuria prosciolse i poliziotti al processo nel 1992, scatenando la rivolta della comunità afroamericana di Los Angeles. Per diversi giorni, la metropoli fu un campo di battaglia con saccheggi, omicidi a sfondo razziale e missioni punitive.
-Nel 2012 il 18enne Ramarley Graham è stato ucciso da un poliziotto mentre era a casa, nel Bronx, disarmato. L'agente è stato prima incriminato ma una seconda giuria ha respinto le accuse contro di lui.
-Sempre nel 2012 c'è stato l'omicidio di Trayvon Martin, 17enne ucciso in Florida dalla guardia George Zimmerman, insospettito dal ragazzo che indossava una felpa con il cappuccio.
-La nuova ondata di proteste nasce nell'agosto 2014 quando il 18enne Michael Brown viene ucciso a Ferguson, nel Missouri. Disarmato e sospettato di un furto, è stato colpito da diversi proiettili sparati dall'agente Darren Wilson.
-Gli ultimi casi in ordine di tempo sono la morte di Rumain Brisbon, ucciso da un poliziotto bianco a Phoenix, Arizona, e quella del 12enne Tamir Rice a Cleveland, ammazzato mentre giocava in giardino con una pistola finta.
-L'altro caso che ha provocato l'indignazione dell'America è la morte di Eric Garner a New York, soffocato dall'agente Daniel Pantaleo durante l'arresto. Anche qui il Grand Jury ha deciso di non incriminare il poliziotto.
Migliaia di morti senza giustizia
Il Wall Street Journal ha realizzato un’inchiesta in cui ha contattato 105 polizie locali scoprendo che dal 2007 al 2012 quei dipartimenti hanno registrato 1825 morti violente provocate dai propri agenti, cioè 365 morti all’anno. Ma i dipartimenti americani sono più di 800, quindi il numero reale è molto più alto. Secondo il Washington Post, la cifra ogni anno oscillerebbe tra 500 e 1000 americani uccisi dalla polizia, includendo i casi legittimi e non. La ricerca del WSJ ha fatto anche emergere che nei registri dell'Fbi non c'è traccia di almeno altri 550 omicidi commessi da agenti in servizio. Non sono stati schedati, quindi è come se non fossero mai accaduti.

Nessun commento:

Posta un commento