domenica 3 luglio 2016

Amministrative 2016: emorragia Pd ovunque

Amministrative 2016: emorragia Pd ovunque, M5s primo a Roma e Torino, sparisce Forza Italia

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L’avanzata, ovunque, del M5s e l’emorragia, ovunque, del partito democratico. Sono questi i due volti del voto. E non solo a Roma, il caso più eclatante. Nella Capitale i pentastellati sono il primo partito con 393.483 voti (il 35,4 per cento), più del doppio rispetto al 2013 (12,82 con 130.635 voti). Il Pd che tre anni fa era al 26 per cento oggi raggiunge il 17 per cento con 190.737 voti, meno della metà dei Cinque stelle. Rilevante, soprattutto per la capacità di penetrazione nei quartieri popolari una volta “rossi”, il risultato di Fratelli d’Italia, che passa dal 5,92 al 12,29 con 138.009 voti.
Ma i Cinque stelle sono il primo partito anche a Torino col 29,96 per cento rispetto al 29,78 del Pd. Un risultato determinato dal calo, considerevole, del Pd che ha perso, rispetto alle scorse amministrative, 30mila voti, passando da 138mila a 107mila. 
Anche nelle altre città il Movimento è cresciuto. A Milano dal 3,43 del 2011 al 10,38 di questa tornata, a Bologna dal 9,4 per cento al 16,60 per cento, a Napoli dal misero 1,75% di cinque anni fa al 9,76%. Dati che analizzati dai big del Movimento vengono visti come la definitiva stabilizzazione nel sistema politico: “Per molti osservatori – spiegano – eravamo un fenomeno passeggero frutto della crisi economica e dello stallo del sistema politico, ora siamo un soggetto con una sua stabile presenza nel paese”.
Scende un po’ ovunque invece il Pd, con l’eccezione di Milano dove passa dal 28,6 al 28,9 con 145.800 voti. In particolare a Torino, risultato che viene visto come nient’affatto scontato tra 15 giorni, al Pd mancano 32mila voti. Nel 2011 il Pd torinese raggiunse il 34,5 per cento (138mila voti), ora il 29,8 (106.700 voti). A Bologna scende dal 38,3 (72.300 voti) al 35,4 (60mila), dunque di 12mila voti circa. A Napoli, col partito dilaniato dall’affaire Bassolino e alleato delle truppe di Ala, considerate “impresentabili”, crolla da 68mila (16,6) a 41mila voti.
In generale l’emorragia porta a un risultato ovunque più incerto. Nei 25 comuni capoluogo di provincia solamente in 5 si conosce già il nome del nuovo sindaco. Nelle precedenti elezioni erano 13. Oggi il centrosinistra conquista al primo turno tre comuni (Salerno, Rimini e Cagliari), contro 11 sindaci al primo turno alle scorse elezioni. Il centrodestra ne prende 1 (Cosenza) contro 2 delle precedenti comunali e una lista civica. Dunque si andrà al ballottaggio in 20 comuni rispetto ai 12 della volta scorsa. Delle tre vittorie al primo turno quella di Cagliari è ottenuta con un candidato non Pd con coalizione “classica” di centro-sinistra e quella di Salerno senza simbolo del Pd, come ai tempi dell’elezione di De Luca sindaco.
Di crollo invece si può parlare a proposito di Forza Italia. Con l’eccezione della “ridotta” di Milano dove supera il 20 per cento. A Roma il partito di Berlusconi si attesta attorno al 4,2 per cento (50mila voti) rispetto al 19,2 del Pdl nel 2013 (195mila voti). A Bologna il Pdl nel 2011 ne aveva oltre 31mila, ora supera di poco il 6 per cento con 10.600 voti. Anche a Napoli, dove Lettieri è andato al ballottaggio dimezza i voti. Dai 97mila del Pdl (23,8) ai 35mila (9,62).
La Lega di Matteo Salvini invece cresce al Nord, ma resta intangibile nel centrosud. Il risultato migliore è senza dubbio quello di Bologna, trainato dalla candidata sindaco del Carroccio Lucia Borgonzoni. La Lega che ha ottenuto 17.371 voti, pari al 10,25 per cento. Basso il risultato a Roma, con la lista Noi con Salvini al 2,71 (31.471 voti). A Milano prende la metà dei voti di Forza Italia (11,7 rispetto al 20,21 del partito di Berlusconi). Deludente anche Torino, rispetto ai fasti di un tempo. La Lega, che sosteneva Alberto Morano insieme a Fdi, si attesta al 5,77 per cento (20.730 voti). Nel derby a destra comunque è avanti rispetto a Forza Italia (4,65 per cento).

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