sabato 4 febbraio 2017

L'elenco choc degli spazzini raccomandanti e dei loro padrini.

L'elenco choc degli spazzini raccomandanti e dei loro padrini. La parentopoli di Roma ha le mani anche nella spazzatura

Un assunto e il suo sponsor, come fosse normale. Una sorta di padrino. Uno a uno. Il referente e il suo protetto. Pare che tutto sia transitato da un sindacato interno, il più potente dell'Ama

Una parte dell'elenco
Sulla colonna sinistra gli assunti, l'elenco dei fortunati, i graziati, i baciati dalla fortuna, che poi in realtà sarebbero solo i netturbini assunti dall'Ama, la municipalizzata di Roma. Una volta, lavoro umile; oggi, terno al lotto. Sulla colonna destra, il santo in paradiso, lo sponsor, il referente, che poi in realtà sarebbe solo uno interno, un poco più potente degli altri, capace di infilare il suo nella riffa del posto fisso. E' disarmante, l'ultimo documento targato Roma, emerso da una inchiesta del Corriere della Sera, che a sua volta sta lavorando sulle carte di una indagine della Procura di Roma su un nuovo capitolo dell'infinita saga della parentopoli romana.  

Il potere degli interni

Un assunto e il suo sponsor, come fosse normale. Una sorta di padrino. Uno a uno. Il referente e il suo protetto. Pare che tutto sia transitato da un sindacato interno, il più potente dell'Ama. Questa volta non si parla di politici, anche se nella lista dei padrini spunta anche un anonimo e imprecisato assessore, un onorevole senza cognome. Poca roba, rispetto a quello che si dice. L'asse del potere sembra spostarsi. Contano più gli interni: sindacalisti, dipendenti, dirigenti, burocratici. Gente che muove davvero le cose. Nell'elenco ci sono poi mogli, figli, nipoti, riferimenti ai Cral, a studi professionali, a cognomi indistinti che però nella mappa del potere romano, qualcosa diranno.

La lista dei padrini

Ora ci lavoreranno gli inquirenti, su questo e su altri elenchi. Dovranno decifrare nomi, trovare riscontri, tirare le linee di collegamento. Ma quello che emerge mostra già l'ombra lunga del malcostume, di cui tutti in realtà sanno, e tacciono finché gli conviene. Perché in questa storia, come in altre simili, emerge duplice particolarità: si tratta di gente comune, cittadini li definiremmo altrove, persone come ce ne sono tante, che accettano e tacciono. Finché ognuno ha il suo tornaconto, il sistema tiene. Se a qualcuno va storta, il meccanismo salta. Sembra la metafora del popolo italiano.

Il granello di sabbia

Anche stavolta, il granello di sabbia nell'ingranaggio sarebbe stato uno a cui era stata promessa una cosa, poi non mantenuta. Anzi, una, in questo caso. Secondo le carte (e i dialoghi) pubblicati dal Corriere della sera, tutto sarebbe cominciato con una spazzina, arrabbiata perchè il compagno non era stato assunto come le avevano promesse. «Rivojo indietro i 9 mila euro, mo’ quello zompa per aria!», avrebbe detto la donna, secondo alcune conversazioni registrate di nascosto e inviate anonimamente ad alcuni sindacalisti e poi girate alla Procura della Repubblica.

Il perimetro dello scandalo

Proprio questi trentasei minuti di registrazioni, che sarebbero state effettuate dalla stessa operatrice ecologica, sono al centro dell'inchiesta. Si parla di un vero e proprio traffico di posti di lavoro, di un sistema capillare, di un organizzatore e di una rete.  Potrebbe esserci addirittura un giro di soldi, dietro il nuovo scandalo. Almeno di questo si parla in alcuni passaggi. Resta da definire il perimetro dello scandalo. Quanti sono stati i netturbini assunti per segnalazione? E hanno pagato qualcuno? Chi? Quanto? Dovrà essere tutto accertato. Ci lavora il magistrato Alberto Galanti, già da qualche mese. I primi nomi emersi sono gli stessi già coinvolti in altre batterie di assunzioni, chiamate dallo stesso giro di padrini e protetti, "infornate".

La brutta Italia

La vicenda, secondo gli stessi ambienti di Ama, viene considerata ad altissimo rischio. Qualcuno - secondo quanto riportato dal Corriere della Sera - pensa che potrebbe essere ancora peggio di quanto già sollevato nello scandalo di Franco Panzironi, ex amministratore delegato dell'Ama, finito sotto processo proprio per quella inchiesta definita Parentopoli, e che ha dato il via allo scoperchiamento del pentolone romano, che ha mostrato in questi anni più ramificazioni e più ombre di quanto chiunque sospettasse. Se ne vedranno di pesanti, insomma, come se non bastassero tutte quelle già viste e mai digerite, su questo spettrale panorama di Roma capitale, sì, ma della brutta Italia.

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