sabato 4 febbraio 2017

La burocrazia blocca la beneficienza degli sms solidali


La burocrazia blocca la beneficienza degli sms solidali, soldi da anni fermi nei conti dello Stato


Regolamenti governativi impongono l’uso per il ripristino delle opere pubbliche: niente aiuti per famiglie e aziende


La burocrazia blocca la beneficienza degli sms solidali, soldi da anni fermi nei conti dello Stato
Redazione Tiscali
Non sempre i soldi che tantissimi italiani devolvono per tentare di dare un immediato aiuto ai propri connazionali finiscono con l’esser spesi per quella specifica emergenza. I cosiddetti sms solidali, quelli che attraverso il noto numero 45500 consentono di inviare qualche euro in un conto emergenziale, vengono spesso fermati dalla burocrazia. I soldi, in sintesi, ci sono, ma non possono essere spesi. Per l’emergenza tornado del 2015, quella che riguardò la riviera del Brenta, poco distante da Venezia, si erano raccolti ben 450 mila euro. Soldi che, fossero arrivati immediatamente, avrebbero consentito ai tanti messi in ginocchio dalle condizioni meteo ormai impazzite, di rimettersi in piedi. E invece quel denaro, a distanza di quasi 2 anni, si trova ancora bloccato su un conto, arenato nel pantano burocratico che una politica ormai troppo lontana dal mondo reale ha creato.

Soldi fermi su un conto, famiglie abbandonate

La vicenda è stata raccontata sulle pagine del Corriere del Veneto, che denuncia gli inghippi e gli scambi di moduli che portano inevitabilmente al rallentamento della macchina dei soccorsi. Ma andiamo per gradi… L’8 luglio del 2015 una tromba d’aria devastò la riviera veneta. Il bilancio fu pesante: 1 morto, 73 feriti e danni per milioni di euro. Tantissimi italiani, da sempre solidali - e ancor più in queste occasioni - presero in mano il proprio telefonino e inviarono un sms solidale. In pochissimi giorni si raccolsero quasi 500 mila euro, che ancora oggi si trovano “al sicuro” in un conto corrente, ma di certo non a disposizione di chi nel mentre aveva bisogno d’aiuto.

Aiuti bloccati dalla burocrazia

Il primo imbarazzante stop arrivò dalla riforma del sistema della Protezione Civile voluto da Mario Monti nel 2012. Alcuni regolamenti governativi limitarono la possibilità di spendere quei soldi, dirottandoli se proprio li si doveva spendere, nel ripristino delle opere pubbliche danneggiate dall’evento. Arrivò poi un secondo blocco. Per poter accedere a quei conti serve il nullaosta del Comitato dei garanti… Inutile dire che i danneggiati dalla tromba d’aria dovettero rimettersi in piedi con le proprie forze, in diversi casi anche chiedendo prestiti alle banche. Per la cronaca, quel Comitato si è riunito, dopo quel drammatico 8 luglio, nel mese di ottobre del 2016, senza fretta. L’unica amministrazione che presentò un progetto di ricostruzione fu quella di Pianiga, un progetto che tuttavia, richiedeva più fondi di quelli racimolati con l’utilizzo del 45500. A quel punto un nuovo pantano, scoppia un caso politico, e i vari comuni dislocati non distanti da Pianiga chiedono a gran voce stanziamenti per i propri progetti.

Fondi non possono essere usati per aiutare le famiglie

Una vera e propria zuffa per soldi che sarebbero dovuti andare “alle famiglie e alle imprese, perché chi rispose all’appello ‘Dona per Riviera’ voleva aiutare loro e non i comuni”. E ancora il denaro, presumibilmente con tutti gli interessi maturati fino ad oggi, si trova sul conto della pubblica amministrazione. Viviamo in un Paese ostaggio della burocrazia e il cuore degli italiani viene quotidianamente tradito da chi dovrebbe rappresentarli e proteggerli nei momenti più difficili.

 Situazione simile per le popolazioni terremotate del Centro Italia

Una situazione del tutto simile a quella vissuta dai veneti la stanno vivendo anche le popolazioni terremotate del Centro Italia. I 28 milioni donati con gli sms non sono mai arrivati a destinazione: si trovano fermi nel conto aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato. I soldi ci sono ma, come si legge sulle pagine di La Stampa, non possono esser toccati, nonostante i disagi crescenti che affliggono i residenti nelle Marche, nel Lazio e in Abruzzo. Prima di poter procedere con gli stanziamenti il solito comitato di garanti deve aver analizzato i danni nelle singole regioni, così da fare un utilizzo corretto dei fondi. “Se di fronte alla situazione drammatica che sta vivendo il Centro Italia il Governo ha deciso di abdicare al proprio ruolo - ha detto la deputata Laura Castelli, che ha presentato un question time alla presidenza del Consiglio - farebbe meglio a farsi da parte. In Aula il ministro Finocchiaro ci ha fatto sapere che i soldi delle donazioni che sta raccogliendo la Protezione Civile per le popolazioni colpite dal sisma sono ancora fermi e lo saranno fino a quando la macchina della burocrazia non avrà concluso i suoi tortuosi passaggi. Ma l’emergenza è adesso, non tra qualche mese”. I soldi, prima o poi, arriveranno, ma la procedura perché ciò avvenga risulta essere “incredibilmente lenta e stride rispetto all’emergenza - spiega Castelli - il paradosso è che la solidarietà resta ostaggio della burocrazia”.

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