martedì 10 maggio 2016

Bimba violentata e uccisa, a Caivano arrestato un vicino di casa.

Bimba violentata e uccisa, a Caivano arrestato un vicino di casa: "E' lui il pedofilo". La folla incendia la casa della compagna

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FORTUNA LOFFREDO
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Vittima di un pedofilo che conosceva perché viveva nello stesso condominio e che avrebbe approfittato della sua giovanissima età per violentarla ripetutamente e che un giorno d'estate di due anni fa, al suo rifiuto di subire l'ennesimo stupro, l'ha uccisa buttandola dal balcone dell'ottavo piano.
E' morta così la piccola Fortuna Loffredo, bimba di appena sei anni che il 24 giugno 2014 era stata trovata esanime nel cortile del palazzo di Caivano (Napoli) dove viveva con la mamma Domenica Guardato. Soltanto sei mesi più tardi gli esami autoptici avevano svelato che la bambina aveva subito abusi sessuali. La madre non si era mai data pace e aveva sempre indicato agli inquirenti la pista dei vicini di casa: "Il mostro è nel nostro palazzo, è impossibile che nessuno abbia visto. Chi sa parli".
Con l'infamante accusa di essere il mostro è stato arrestato nella mattina di venerdì Raimondo Caputo, 44 anni, l'uomo che viveva in un appartamento attiguo a quello di Fortuna e che è stato il compagno di una donna del condominio con una storia molto simile: soltanto un anno prima quel volo dal balcone della piccola Fortuna Loffredo,il figlio Antonio Giglio era morto nello stesso identico modo. Era il 28 aprile 2013, il piccolo aveva soltanto 3 anni e precipitò dal balcone del palazzo di Parco Verde. Una disgrazia, si pensò. Ora i due si trovano in custodia cautelare dallo scorso novembre con l'accusa di violenza sessuale nei confronti della figlia di 3 anni, sorella del bimbo morto.
Per i magistrati della procura di Napoli Nord l'orco uccise Fortuna perché per la prima volta non aveva voluto subire violenze. Nel pomeriggio una folla inferocita ha gettato una bottiglietta di liquido infiammabile proprio contro la finestra della compagna di Caputo, ai domiciliari per quella orribile storia di abusi.
"Da una parte sono contenta perché ho avuto giustizia, dall’altro dico che quei due devono marcire in carcere perché hanno ammazzato mia figlia", è la reazione a caldo di Domenica, la mamma di Fortuna.
La signora Guardato dice di avere sempre saputo che i colpevoli fossero Caputo e la compagna, i suoi vicini di appartamento. "Sono sempre stata sicura che fossero stati loro, l'ho sempre detto. Forse si è perso troppo tempo, due anni. Io l'ho detto da quel giorno. Mia figlia amava la vita, non poteva essersi buttata giù. L'ho sempre saputo che era stata uccisa". La mamma di Fortuna racconta che la figlia spesso andava a casa dell'arrestato, ma che non aveva mai parlato degli abusi.
"Lui non l'ho mai incontrato, ma a lei l'ho chiesto e ha sempre negato - dice Domenica - Lei è malata e c'è anche un'altra persona che sapeva tutto, la mamma di quella donna". "Qui c'è un altro bimbo morto come Fortuna, il piccolo Antonio - aggiunge Fortuna - cosa dicono quei due del piccolo Antonio, cosa?".
Quello di Parco Verde era un vero palazzo degli orrori, dove tanti bambini sono finite vittime dei pedofili che vivevano fianco a fianco. Per anni, senza che nessuno parlasse. Gli inquirenti hanno ricostruito la trama dell'uccisione di Fortuna Loffredo soltanto grazie alle rivelazioni di tre bimbi allontanati dal Tribunale per i Minorenni in quanto era stato accertato che avevano subìto abusi sessuali.
Oltre a Raimondo Caputo, l'uomo arrestato oggi per l'omicidio della piccola e alla compagna, arrestati alla fine dello scorso anno per violenze sessuali sulla loro bimba, nel corso delle indagini gli inquirenti hanno infatti accertato che anche altri quattro minori erano stati vittime di violenze.
Tanto che tra le fine del 2014 e l'inizio del 2015 un'altra coppia di inquilini dello stabile era finita agli arresti per pedofilia; tra questi figurava Salvatore Mucci, colui che per primo soccorse Fortuna dopo il volo di otto piani. C'è poi la storia di Antonio, il bimbo di tre anni figlio della compagna dell'uomo arrestato, che nel 2013 aveva subìto la stessa fine di Fortuna, e di altri tre minori, sempre della stessa famiglia, tra cui la migliore amica della bimba, che qualche mese fa sono stati allontanati dal Tribunale dei Minorenni di Napoli, in quanto si è scoperto che anche loro avevano subito abusi.
Proprio il contesto ambientale ha complicato le indagini, tra depistaggi veri e propri e dichiarazioni inventate ad arte. Il primo episodio inquietante è la sparizione della scarpina di Fortuna, di cui si sarebbe resa responsabile, è emerso dalle indagini, l'inquilina dell'ottavo piano, la stessa che subito dopo il fatto negò di aver visto Caputo andare sul pianerottolo con la piccola.
"Lo avrebbe fatto per tutelare il figlio che era ai domiciliari" ha spiegato il procuratore Aggiunto Domenico Airoma; la donna è stata incastrata da un'intercettazione. Nel palazzo gli inquirenti hanno sentito più volte gli inquilini, che si sono contraddetti dando versioni poco credibili, così come i bambini sentiti, che sarebbero stati "ammaestrati". "Dicevano il falso non tanto perché minacciati, ma proprio per quell'innata diffidenza verso le forze dell'ordine" ha aggiunto Airoma. La svolta c'è stata solo dopo che i tre figli della compagna dell'arrestato sono stati allontanati da Parco Verde e presi in custodia dai servizi sociali; hanno infatti iniziato a parlare confermando gli abusi. "In questa storia così tragica, l'unica soddisfazione è la relazione degli assistenti sociali secondo cui ora i tre minori sembrano 'più allegri e disponibili al gioco'" conclude Airoma. Chi ha dichiarato il falso è probabile venga denunciato. Dalle indagini non sono emersi collegamenti con la morte del piccolo Antonio, per la quale indaga la Procura di Napoli.
"Se quella che gli inquirenti hanno trovato è davvero 'la' verità, li ringraziamo. La nostra comunità ha vissuto due anni di sofferenza inimmaginabile, dopo la morte di Fortuna. E se le responsabilità vengono accertate, il colpevole dovrà pagare. Quello che ha commesso è il peccato più orribile che si possa immaginare". Don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, celebrò nel 2014 i funerali della piccola Fortuna e non ha mai smesso di sostenere la ricerca della verità: "Ho ripetuto mille volte, dall'altare e in privato: chi sa, parli. Mi auguro che la verità possa finalmente segnare un momento di rinascita per la gente del parco Verde, realtà segnata da estrema povertà ma dove vivono persone perbene, ingiustamente colpite da sospetti generalizzati".

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