giovedì 4 aprile 2013

Tares, non solo rifiuti ma anche i servizi indivisibili: illuminazione, sicurezza e verde pubblico


Tares, non solo rifiuti ma anche i servizi indivisibili: illuminazione, sicurezza e verde pubblico

di Michael Pontrelli
Il 2012 per gli italiani sarà a lungo associato all’Imu. Il 2013 potrebbe invece essere ricordato per la Tares, la nuova tassa comunale sui rifiuti e sui servizi indivisibili che a partire dal 1 gennaio del 2013 ha sostituito la Tarsu (Tassa sui rifiuti solidi urbani). Il nuovo balzello è stato introdotto nell’ottobre del 2011 con il decreto sul federalismo fiscale. Dovrebbe essere applicato a partire dal prossimo luglio ma la profonda crisi economica e l’agonia di famiglie e imprese sta spingendo verso un rinvio dell’entrata in vigore al 2014. Una richiesta esplicita in questa direzione è arrivata dal nuovo presidente alla Camera Laura Boldrini. Il governo provvisorio di Monti ci sta lavorando ma il problema di fondo rimane sempre lo stesso: dove trovare le risorse per finanziarie lo slittamento all’anno prossimo? La decisione costerebbe 2 miliardi di euro perché questo è l’importo annuale aggiuntivo che peserà sugli italiani con l’arrivo della nuova tassa.

Perché la Tares ci costerà più della Tarsu? - I motivi sono semplici. In primo luogo la nuova tassa dovrà finanziare integralmente il costo di raccolta e smaltimento dei rifiuti a differenza di quanto avviene oggi. Sono pochissimi infatti i comuni italiani che con la Tarsu riescono a raggiungere una copertura delle spese pari al 100%. In secondo luogo la Tares servirà per finanziarie anche i servizi indivisibili ovvero quelli che il Comune eroga a tutti. Fanno parte di questa categoria la polizia locale, l’anagrafe, l’illuminazione pubblica, la manutenzione del verde e delle strade. Le risorse che prima lo Stato trasferiva ai comuni per finanziarie queste attività sono state eliminate e questo conferma che molti tagli della spesa pubblica fatti in precedenza non sono serviti per colpire gli sprechi e le inefficienze ma sono stati dei puri e semplici aumenti di tasse mascherati. Il decreto del 2011 ha definito anche le modalità di calcolo della Tares. La sola componente dedicata ai servizi indivisibili di base comporterà un costo di 30 centesimi al metro quadrato dell'immobile o dell'area occupata dal contribuente. Ma analogamente a quanto accaduto con l’Imu i comuni potranno però andare oltre la tariffa base e arrivare fino a 40 centesimi a metro quadro. Non è difficile prevedere che saranno numerosi i sindaci che opteranno per questa seconda strada analogamente a quanto fatto con l’imposta sulla casa. Come base imponibile si prenderà in considerazione l’80% della superficie catastale dell’immobile del contribuente.
Batosta per cittadini e attività commerciali - Comunque andrà a finire il tentativo in corso di rinvio della Tares al 2014 è certo che prima o poi per i cittadini italiani il costo del nuovo balzello sarà salato. I maggiori introiti per le casse delle Stato pari a 2 miliardi di euro comporteranno rispetto alla Tarsu aumenti di spesa medi per le famiglie pari al 30%. Andrà ancora peggio per le attività commerciali e di ristorazione. La nuova tassa distinguerà tra le varie tipologie di rifiuti in base alle modalità di raccolta e smaltimento. Questo, secondo i dati diffusi da Confcommercio, determinerà per i negozi in genere un rincaro del 290% con punte del 400% per ristoranti, bar e pizzerie e addirittura del 600% per i negozi di frutta e verdura. All’orizzonte si profila perciò una vera e propria batosta per molte attività produttive già messe alle corde da una crisi senza precedenti.
Sullo sfondo rimane anche l'aumento dell'Iva dal 21 al 22% - E la Tares non è l’unico “giro di vite” che ci aspetta nel 2013. Sullo sfondo rimane infatti anche l’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva, previsto sempre per luglio, dal 21% al 22%. La tassazione sui consumi, che vale oltre 100 miliardi di euro, nel corso degli anni ha subito una escalation impressionante. All’entrata in vigore nel 1973 si è partiti con un 12% per arrivare dopo 6 aumenti al 21% lo scorso settembre. Un aumento del 75% rispetto all’inizio che salirà all’83,3% se non si riuscirà ad evitare il nuovo intervento.  Questui numeri, se ancora ce ne fosse bisogno, dimostrano che l’Italia sta morendo di tasse. Il carico fiscale per famiglie e imprese è ormai insostenibile considerando anche il fatto che il Paese ha tassi di evasione fiscale da terzo mondo ed ha uno degli apparati amministrativi più costosi ed inefficienti dell’occidente. Le priorità sono chiare ma purtroppo la nostra classe politica non solo non le affronta ma non riesce neppure a costituire un governo.

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