sabato 20 aprile 2013

SCACCO AL BOSS DEI RIFIUTI. IERI L’ANTIMAFIA HA CONFISCATO LA VILLA DI SPERLONGA ALL’AVVOCATO CHIANESE


SCACCO AL BOSS DEI RIFIUTI. IERI L’ANTIMAFIA HA CONFISCATO LA VILLA DI SPERLONGA ALL’AVVOCATO CHIANESE
di Giovanni Stravato
All’alba di ieri gli agenti della DIA di Napoli hanno eseguito un decreto di confisca di beni a carico dell’avvocato Cipriano Chianese, sessantaduenne di Parete, nel casertano, imprenditore nel settore rifiuti di casa a Sperlonga, dove d’estate faceva la bella vita in piazzetta o al porto. Il professionista campano, già ai domiciliare, è imputato in diversi procedimenti per reati che vanno dall’associazione di stampo camorristico all’illecito smaltimento di rifiuti.
Ai beni fino ad oggi sottratti a Chianese ora si aggiungono la villa di Sperlonga, intestata alla moglie (fittiziamente secondo i magistrati antimafia), e diverse auto di lusso formalmente di proprietà del genero. Al sessantaduenne è stata inflitta anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per un anno e sei mesi. La confisca dei beni di Chianese effettuata ieri costituisce la coda dei provvedimenti emessi nel dicembre 2006 e nel marzo 2008 dalla magistratura. In quella circostanza furono confiscati quote e beni strumentali della Resit s.r.l., con sedi a Caserta, Gricignano, Parete e Giugliano, della Griciplast s.r.l., anch’essa con sede a Caserta. Sotto chiave anche un complesso alberghiero a Formia (l’ex Marina di Castellone), terreni e fabbricati a Sperlonga, Roma, Caserta, Parete, Casagiove. I due provvedimenti hanno interessato anche depositi e titoli per milioni di euro presso diverse filiali bancarie della Campania.
Imprenditore «rampante» nel settore dello smaltimento dei rifiuti, nel marzo 1993 Chianese è stato colpito, insieme ad altre 20 persone, da un’ordinanza di custodia cautelare per traffico illecito di rifiuti nel casertano realizzato sotto l’egida dal clan dei casalesi. Nel processo che ne è scaturito il Tribunale di Napoli ha assolto Chianese, giudicato con rito abbreviato, e diversi altri indagati. A dicembre del 2005 Chianese è stato colpito da ordinanza di custodia cautelare in carcere e da provvedimenti di sequestro dei beni, poiché indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Si trattava dell’operazione «Green» della DIA, partita dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, le informazioni dei quali «consentivano di delineare – scrive l’Antimafia – l’esistenza di un lucroso traffico illecito di rifiuti e relativo smaltimento». Un «sistema» in cui Chianese, sia nella veste di imprenditore, quando agiva da intermediario, depositario e smaltitore dei rifiuti illecitamente conferiti, sia in quella di collaboratore del clan dei casalesi, aveva un ruolo centrale. Un’attività che consentiva all’avvocato campano un menage da magnate.
VITA DA RE
Chianese non passava inosservato a Sperlonga. In piazzetta o al chiosco del porto sfoggiava Rolex e vistosi bracciali in oro, in compagnia di amici per lo più campani. In paese aveva poche frequentazioni: arrivava saltuariamente durante il week end, anche se era proprietario di due ville lussuose. Una situata sulla spiaggia della Grotta di Tiberio, circondata da maestosi pini secolari; l'altra nel centro storico, nella zona Campo delle Monache, con una grande piscina. L'avvocato possedeva anche uno yacht che era ormeggiato nel porto di Gaeta e durante i fine settimana attraccava a Sperlonga dove trascorreva le giornate con famigliari e amici. Vita da boss.

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