mercoledì 1 giugno 2016

Costa Concordia, confermata in appello la condanna a 16 anni a Schettino

Costa Concordia, confermata in appello la condanna a 16 anni a Schettino

L’ex comandante Francesco Schettino
L’ex comandante Francesco Schettino
La richiesta di appello della difesa di Francesco Schettino è stata respinta dal Tribunale di Firenze: i giudici hanno confermato la condanna per l’ex comandante della Costa Concordia a 16 anni e un mese per omicidio colposo, lesioni colpose, abbandono di incapaci e minori e naufragio colposo. 
Il naufragio, che avvenne all’isola del Giglio il 13 gennaio 2012, ebbe 32 morti.
Il naufragio il 13 gennaio 
Il 13 gennaio 2012 la Costa Concordia era in navigazione da Civitavecchia a Savona. Era una crociera nel mar Mediterraneo della compagnia Costa Crociere, un itinerario di successo tra la clientela, anche in mesi invernali. A bordo, tra passeggeri e membri dell'equipaggio, 4.229 persone. Il comandante Francesco Schettino ordinò una rotta ravvicinata all’Isola del Giglio, per motivi turistici, e delegò la plancia di comando a seguirla mentre era a cena in un ristorante della nave. Quando Schettino andò a riprendere il comando, la nave era sulla rotta sbagliata, puntava l’isola e solo all’ultimo istante, notando il riflesso di scogli affioranti, tentò un manovra correttiva che però non ebbe esito positivo. 

L’urto alle 21,45 
L’urto fu alle 21.45, di sera. Si parlò di 'inchino' per salutare l’isola e le sue luci. Le rocce squarciarono l’acciaio, la nave scarrocciò nella baia davanti all'isola e poi, spinta da un vento di grecale e dalle correnti, si adagiò su un fianco davanti al porto del Giglio. Nell’urto non morì nessuno, ma nelle ore successive 32 persone non uscirono vive dalla Concordia, compresa una bambina. Gli altri si misero in salvo, graziati dalla vicinanza dell'isola che si mobilitò nei soccorso. I soccorsi proseguirono anche nei giorni successivi. Non tutti i dispersi morirono. A distanza di tempo furono trovati ancora vivi una coppia di giovani sposi coreani e il commissario di bordo Manrico Giampedroni con una gamba fratturata.
Il fermo del comandante poche ore dopo 
Il comandante della nave Francesco Schettino venne fermato poche ore dopo il naufragio sull’isola. Fu portato in carcere. Scarcerato, da allora è impegnato a far valere una sua verità che - in base ai riscontri tecnici emersi nel tempo - gli fanno attribuire colpe importanti agli ufficiali che si trovarono in plancia di comando quella sera, che secondo lui non lo avvisarono per tempo della rotta verso l’isola, e al timoniere indonesiano che per incomprensioni linguistiche equivocò l’ultimo ordine decisivo, dato da Schettino in inglese, virando dalla parte opposta al necessario.

Nessun commento:

Posta un commento